“Regimi fascisti, complici della Shoah”
Bisogna “fare memoria dei milioni di cittadini assassinati da un regime sanguinario come quello nazista che, con la complicità dei regimi fascisti europei che consegnarono i propri concittadini ai carnefici, si macchiò di un crimine atroce contro l’umanità”. Ad affermarlo da Auschwitz, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Parole riprese da tutti i quotidiani oggi, con Corriere, Repubblica, La Stampa e Sole 24 Ore che ricostruiscono la visita del Capo dello Stato al lager nazista, accompagnato dalle sorelle Andra e Tatiana Bucci, sopravvissute e Testimoni della Shoah.
“Alle due e mezza suona lo shofar, il corno di montone delle cerimonie ebraiche, e davanti al capo dello Stato – riporta il Corriere – s’incamminano diecimila giovani venuti da tutto il mondo: è la Marcia dei vivi, che da 35 anni e nell’anniversario della rivolta del Ghetto ricorda il milione di morti d’Auschwitz. Mattarella segue a distanza la coda del corteo, un gruppo di ragazzi panamensi, e intanto dice che ‘l’Olocausto è un monito perenne’ che non consente ‘né oblio né perdono’”. La Stampa pubblica il discorso di Mattarella a conclusione della Marcia dei vivi, in cui ringrazia le sorelle Bucci e ricorda: “L’odio, il pregiudizio, il razzismo, l’estremismo, l’antisemitismo, l’indifferenza, il delirio, la volontà di potenza sono in agguato, sfidano in permanenza la coscienza delle persone e dei popoli. Non può essere ammesso nessun cedimento alle manifestazioni di intolleranza e di violenza, nessun arretramento nella tutela dei diritti e delle libertà fondamentali, base del nostro convivere pacifico”.
La Testimonianza. “Eravamo in otto della mia famiglia. Ora questo è il mio cimitero. Fino agli anni ’90 non ci avevo messo più piede, perché noi sopravvissuti non ce la sentivamo di raccontare. Adesso ci sono tornata 40 volte”, le parole di Tatiana Bucci, davanti al Presidente Mattarella, ai giovani e ai giornalisti in visita ad Auschwitz. “Ricordare è importante perché non si ripeta. L’uomo invece continua a essere crudele, ma ci sono anche persone disposte a dare la vita per gli altri, speriamo non serva più”. La riflessione di Bucci, che scrivono Corriere e Avvenire, ha evocato anche un altro cimitero: “il ‘cimitero del mare’ in cui tanti migranti perdono la vita. Ma noi non dovremmo mai più avere paura del diverso, dovremmo saper accettare e accogliere tutti”.
Sostituzione etnica. “No alla sostituzione etnica, dobbiamo pensare all’Italia di dopodomani incentivando le nascite”. A dirlo, il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, al congresso della Cisal. “Lollobrigida schock”, scrive Repubblica che a riguardo titola in prima pagina “La difesa della razza”. Sotto, l’immagine e le parole di Mattarella ad Auschwitz sulla responsabilità genocida dei fascismi. Il quotidiano ospita poi diversi editoriali di replica al ministro. Per Michele Serra ad esempio l’affermazione di Lollobrigida rappresenta “Una lettura razzista (termine che non uso mai con leggerezza) in base alla quale il concetto di nazionalità – essere italiani – coincide con quello di razza. Con l’aggravante che una ‘razza italiana’ – se non nell’obbrobrioso ventennio nel quale gli italiani furono costretti a immaginarsi ‘razza’ – non esiste e non è mai esistita”. Serra poi aggiunge: “L’idea di indire una specie di campionato della natalità, riempiendo le culle di ‘veri italiani’ per contrastare l’invasione straniera, è uno dei capisaldi del razzismo moderno. Di ‘difesa della razza’ ne abbiamo già avuta una e ci è bastata”.
Sia Repubblica che Corriere ricordano poi come il termine “sostituzione etnica” sia diventato la base di diverse teorie complottiste razziste e antisemite. Non a caso, scrive Massimo Gaggi sul Corriere, sul sito del governo viene indicata la teoria della “grande sostituzione” come “mito neonazista secondo il quale i bianchi vengono sostituiti dai non bianchi. Spesso, come in tante altre teorie cospirative, gli ebrei vengono indicati come i veri colpevoli”. Gaggi prosegue spiegando la genesi della terminologia (un accademico francese l’ha coniata contro l’immigrazione) e scrive che “in Italia a parlare di sostituzione etnica e di genocidio del popolo italiano è stato in passato soprattutto Matteo Salvini. L’espressione ‘grande sostituzione’ è stata usata più volte, ma non negli ultimi anni, anche da Giorgia Meloni. – scrive la firma del Corriere della Sera – I suoi sono apparsi soprattutto riferimenti al cosiddetto piano Kalergi un disegno di sostituzione che sarebbe stato concepito da imprenditori per creare un grande serbatoio di lavoratori mansueti e a basso costo. Teorie cospirative che già hanno ispirato varie stragi negli Usa (da quella di Buffalo a El Paso passando per la sinagoga di Pittsburgh) nonché quella di Christchurch in Nuova Zelanda”. Sul tema interviene inoltre Elena Loewenthal su La Stampa, con riferimento anche alla questione della natalità in Italia richiamata dal ministro. “Abbiamo bisogno e desiderio di bambini: vederli e sentirli parte del nostro mondo, immaginare il futuro grazie a loro. Ma non certo per contrastare una fantasiosa ‘sostituzione etnica’ che pare una questione del tutto fuori dal contesto, nostro, dei nostri figli e dei nipoti che (speriamo) verranno”.
25 aprile. Sul Corriere Carlo Verdelli parla del 25 aprile e ricorda come tra i frutti della Liberazione ci siano la Repubblica e la Costituzione. Verdelli scrive di avere “l’impressione, magari malevola, che molti esponenti a vario titolo della prima maggioranza orgogliosamente di destra preferirebbero depennare la data”, e allo stesso tempo sottolinea poi l’importanza di partecipare alla festa in piazza. “Al di là dei luoghi istituzionali e dei sacrari degli eccidi del nazifascismo italiano, è da sempre nelle piazze che si è celebrato il giorno del 1945 in cui il nostro Paese ha riconquistato la libertà perduta sotto il regime di Mussolini e con l’occupazione di Hitler. – ricorda Verdelli – Ed è proprio quella gioia, quel sollievo di popolo manifestato per le strade, a compensare almeno in parte più di vent’anni di guerre e morti, di oppressione e di vergogne come le leggi razziali e la deportazione dei nostri ebrei. E proprio dalla festa in onore di chi è stato partigiano, dal seme interrato definitivamente quel 25 aprile, che è cresciuto il resto dell’albero”. Parlando di 25 aprile, Gad Lerner traccia un parallelo con la rivolta del Ghetto di Varsavia iniziata il 19 aprile del 1943. In particolare tra il partigiano Carlo Orlandini, che scelse a sedici anni la Resistenza dopo aver saputo della liquidazione del Ghetto, e Marek Edelman, che della rivolta fu il vicecomandante. “Ecco – scrive Lerner – a cosa servono gli anniversari come il 19 aprile polacco e il 25 aprile italiano, pur dall’esito fra loro così diverso: a metterci nei panni di chi fu chiamato a compiere una scelta e, fiale tante possibili, seppe fare quella giusta. Proprio come Carlo Orlandini e Marek Edelman”.
Giusti. Lo Yad Vashem ha riconosciuto Giusti fra le Nazioni i coniugi Bista e Stella Nepi. A Montevarchi, in provincia di Arezzo, fra il 1943 e il 1944 ospitarono e protessero dalla persecuzione nel loro casolare in campagna il giovane Enzo Tayar, ebreo fiorentino, racconta Repubblica Firenze. La cerimonia per l’attribuzione del riconoscimento si è svolta ieri presso la Sinagoga di via Farini davanti alle autorità e alla cittadinanza, con la presenza dei discendenti delle famiglie Nepi e Tayar. Presente alla cerimonia anche Alon Bar, ambasciatore di Israele in Italia.
Accuse. Su Domani la filosofa Roberta De Monticelli, in un editoriale che chiama in causa Lucio Caracciolo, reitera l’accusa a Israele di discriminare palestinesi e minoranza araba. Per sostenere questa tesi, l’opinionista in un passaggio scrive il falso: ovvero che la cittadinanza israeliana sarebbe “riservata ai soli ebrei” e questo “conferisce un accesso preferenziale alle risorse materiali dello stato come anche ai sevizi sociali e di welfare, con relativa discriminazione dei cittadini non ebrei”.
Calcio e antisemitismo. Il senatore Claudio Lotito, presidente della Lazio, è entrato a far parte della Commissione Segre, che si occupa di contrastare i fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza. Lo scrive Repubblica Roma, secondo cui si tratta di “un riconoscimento significativo per il presidente biancoceleste, con conseguente (molto) positiva ricaduta in termini di immagine nazionale e internazionale per la Lazio”. A più riprese, anche nelle ultime settimane, tifosi della Lazio sono stati protagonisti di cori antisemiti.
Daniel Reichel