I 75 anni di Israele,
con l’arte di Kadishman

Il dipinto è esattamente al centro della sala vuota: è il ritratto di una pecora che guarda i visitatori con incredibili occhi umani. Chi segue l’arte israeliana non può non riconoscere in lei la sorella di centinaia di altre pecore, sparse nei musei di tutto il mondo, ognuna diversa e ognuna simile nel suo incarnare l’identità di un popolo. E non può non sapere che l’autore è Menashe Kadishman.
È cominciata con questa immagine potente la giornata che la Fondazione Arte Storia e Cultura Ebraica a Casale Monferrato ha voluto dedicare ai 75 anni dall’indipendenza di Israele. Un omaggio al più grande artista israeliano contemporaneo che è anche l’annuncio della mostra di Kadishman che si terrà qui in sala Carmi, quando le pecore saranno molte di più accompagnate da una installazione.
“Vi aspettiamo il 10 settembre” esorta Roberto Gabei, presidente della Fondazione, ma è il curatore e critico d’arte Ermanno Tedeschi a spiegare come anche questa semplice opera renda esemplificativo tutto il mondo dell’artista. “Ho conosciuto Kadishman tanti anni fa: è stato il vero padre dell’arte israeliana, un personaggio incredibile. Un uomo la cui corporatura esuberante rifletteva la generosità. Vestiva sempre una camicetta bianca, succinta e pantaloncini corti, persino all’inaugurazione delle sue mostre, come quelle che organizzammo a Torino e a Roma, da dove proviene quest’opera. Sarebbe molto contento di essere qui con noi oggi”, ha evidenziato Tedeschi. Sarà possibile ammirare “Sheep Portrait 6” fino al 21 maggio.
Il pomeriggio in vicolo Salomone Olper è stato dedicato direttamente alla ricorrenza, con la conferenza di Claudio Vercelli dal titolo “L’indipendenza dello stato di Israele, una questione ancora problematica”, condotta insieme al Presidente della Comunità Ebraica Elio Carmi. Vercelli ha avuto il grande merito di fare chiarezza sulle radici di una complessità intrinseca nello stato di Israele. Punti che raramente riescono ad essere percepiti da chi non vive direttamente quella realtà. Tra questi c’è una demografia che in 75 anni ha portato un Paese grande come la Lombardia da 600mila abitanti a nove milioni, circondato da realtà ostili e costretto a convivere con il terrorismo; una società estremamente sfaccettata, non solo tra ebrei e non ebrei, ma in una molteplice combinazione di opinioni, tradizioni e idee differenti, che tuttavia convivono nel nome della democrazia; un’economia che vola nel segno della tecnologia, ma che sta contribuendo ad un cambiamento sociale difficile da gestire e la mancanza di una costituzione che rischia di segnare lo sviluppo delle istituzioni. Per far comprendere l’evoluzione della Nazione, Elio Carmi mostra un reperto del museo ebraico casalese: una collezione delle marche dei sigari che venivano prodotti in Israele nei suoi primi anni di vita, quando il Paese era all’avanguardia nell’agricoltura. Oggi sarebbero altrettanti loghi di start up.

Alberto Angelino