Il 25 Aprile e il dono della libertà

La manifestazione nazionale si terrà come ogni anno a Milano. Ma sarà tutto un Paese a festeggiare il 25 Aprile e il suo significato e lascito, ritrovandosi in centinaia di piazze e dietro a numerosi gonfaloni e bandiere. Anche il mondo ebraico sarà protagonista. 
Il Corriere intervista nel merito la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni. “È bene riflettere su cosa sarebbe stata l’Italia se a vincere fossero stati i nazifascisti: della vittoria degli Alleati e dei resistenti hanno beneficiato tutti gli italiani che hanno ritrovato la libertà e battuto il totalitarismo nazifascista. Quella libertà non è scontata e va difesa ogni giorno”, il suo messaggio. Commentando le parole del Presidente del Senato Ignazio La Russa su Costituzione e antifascismo di cui molto si è discusso negli scorsi giorni, Di Segni afferma: “Non voglio rispondere su singole dichiarazioni. Ma la Costituzione della Repubblica, nei suoi principi fondamentali e nell’assetto degli organi costituzionali, ha inteso ricostruire il Paese su valori ben precisi che sono, nella loro stessa sostanza, una risposta alla dittatura e un argine al rischio che possa ripetersi un’esperienza devastante come il fascismo, la dittatura, il totalitarismo”. Mentre, con riferimento all’operato di Giorgia Meloni, dichiara: “Se questo è un governo di destra che ritiene di essere portatore di valori democratici e di poter prendere, nel suo pieno diritto, posizioni interne e in campo europeo in materia di lavoro, mercato, politica estera e tutto il resto, non ci dovrebbe essere alcuna difficoltà nel condannare, in maniera lineare e coerente, le aberrazioni del fascismo”. E quindi, prosegue Di Segni, “nel prenderne limpidamente le distanze condannando ogni possibile nostalgia”. 
La Presidente UCEI firma anche una riflessione su Repubblica, parlando del 25 Aprile come di un momento di bilancio e responsabilità che comporta anche il “saper tacere certe aberrazioni e ricostruzioni banalizzando o legittimando nuovamente quelle ideologie suprematiste e saper dire esplicitamente, riconoscendo il concorso di colpe italiane per la guerra, le deportazioni, i processi mai celebrati, i fascisti mai scomparsi”. Necessario quindi agire affinché “nulla del passato possa risorgere e ripresentarsi come consuetudine fatta poi norma nella nostra realtà istituzionale”. Il solenne ricordo della Liberazione e le libertà del vivere quotidiano non potranno però affermarsi, si mette in guardia, “se si accettano come pari le manifestazioni di apologia del fascismo, di nostalgia e rievocazione di un regime che ha avvelenato l’Italia per un intero ventennio”. Per “chi dimentica o non sa quale fu il contributo dell’ebraismo italiano – perseguitato, deportato e sterminato dai nazifascisti come abbiamo ricordato in occasione del 27 gennaio al Quirinale, del 23 marzo alle Fosse Ardeatine, del 18 aprile ad Auschwitz nella marcia della vita – nonostante tutto eravamo lì, in prima linea, in molte azioni decisive della Resistenza, combattendo ancora una volta per l’indipendenza e la liberazione dell’Italia”, aggiunge Di Segni. Assieme “ai nostri partigiani gli eroici volontari della Brigata Ebraica”.

“Il 25 Aprile 1945 segna evidentemente uno spartiacque per l’Italia: la fine della Seconda guerra mondiale, dell’occupazione nazista, del Ventennio fascista, delle persecuzioni antiebraiche, dei bombardamenti e di molti altri lutti e privazioni che hanno afflitto per lungo tempo la nostra comunità nazionale”, la valutazione della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni in un messaggio affidato al Corriere. Frutto fondamentale della ricorrenza odierna, scrive la premier, “è stato, e rimane senza dubbio, l’affermazione dei valori democratici, che il fascismo aveva conculcato e che ritroviamo scolpiti nella Costituzione repubblicana”. La sua opinione al riguardo è che “da molti anni, e come ogni osservatore onesto riconosce, i partiti che rappresentano la destra in Parlamento hanno dichiarato la loro incompatibilità con qualsiasi nostalgia del fascismo”. Nel suo intervento, che tocca vari temi, attacca poi “quanti, in preparazione di questa giornata e delle sue cerimonie, stilano la lista di chi possa e di chi non possa partecipare, secondo punteggi che nulla hanno a che fare con la storia ma molto hanno a che fare con la politica”. Secondo Meloni, “una sorta di arma di esclusione di massa, che per decenni ha consentito di estromettere persone, associazioni e partiti da ogni ambito di confronto, di discussione, di semplice ascolto; un atteggiamento talmente strumentale che negli anni, durante le celebrazioni, ha portato perfino a inaccettabili episodi di intolleranza come quelli troppe volte perpetrati ai danni della Brigata Ebraica”. Nell’occasione del 25 Aprile Meloni ritiene anche “doveroso ricordare che, mentre quel giorno milioni di italiani tornarono ad assaporare la libertà, per centinaia di migliaia di nostri connazionali di Istria, Fiume e Dalmazia iniziò invece una seconda ondata di eccidi e il dramma dell’esodo dalle loro terre”.

Le celebrazioni si apriranno a Roma, con la deposizione di una corona d’alloro all’Altare della Patria. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sarà poi in Piemonte, sostando a Cuneo, Borgo San Dalmazzo e Boves. Su un doppio cardine, riporta il Corriere, ruoterà il messaggio che il Capo dello Stato lancerà oggi da quei luoghi così significativi nella storia della Resistenza e lotta antifascista: “Il 25 aprile è la data costitutiva della Repubblica e della Carta costituzionale. E sono questi fondamenti a legittimare, senza equivoci o ambiguità, le basi morali della lotta grazie alla quale 78 anni fa gli italiani seppero liberarsi dai nazisti di Hitler e dai repubblichini dell’ultimo Mussolini”. Purtroppo, prosegue l’analisi del Corriere, “su questi temi non abbiamo mai smesso di combatterci rancorosamente fra noi a colpi di passato: lo si è visto anche in questa vigilia della festa, con il dilagare di polemiche improntate a un uso politico della storia”. Polemiche sulle quali “il Presidente non dovrebbe entrare, non direttamente almeno, perché sente la responsabilità di portare il discorso pubblico su altri livelli”.

La Festa della Liberazione è il tema di apertura di molti giornali. “Ricordare chi allora nel nostro Paese scelse di battersi, schierarsi, agire o anche solamente pensare contro il Male significa rendere omaggio ad una moltitudine di eroi antifascisti, tanto diversi nell’identità quanto accomunati dall’anelito per la libertà”, scrive in un editoriale il direttore di Repubblica Maurizio Molinari. Lo storico Umberto Gentiloni, sulle stesse pagine, ricorda le “Resistenze di varia natura, plurali, civili, non armate” che furono protagoniste insieme alla lotta partigiana. Scelte rischiose di tanti, viene evidenziato: “Chi nasconde renitenti alla leva, disertori o cittadini di religione ebraica, ricercati o perseguitati, oppositori politici, chi aiuta chi è in difficoltà sulla linea del fronte, chi nasconde bambini o soldati, chi distribuisce cibo, coperte o beni di prima necessità, chi semina futuro e costruisce tasselli di solidarietà”. Liliana Segre, sulla Stampa, declina questa celebrazione anche nel segno di “un sentimento di gioia per avere potuto godere di tanti decenni di libertà, democrazia e pace”. Basta guardarsi intorno, chiosa la senatrice a vita, “per capire come non siano per nulla cose scontate, per apprezzare fino in fondo il valore dei doni inestimabili che con tanto sacrificio ci sono stati consegnati, per rendersi conto che sta a noi custodirli con amore per le prossime generazioni”. Così Aldo Cazzullo (Corriere): “Certo la Resistenza ha avuto le sue pagine nere, di cui per troppo tempo si è parlato troppo poco. È sbagliato nasconderle, vanno raccontate anche quelle. Ma nulla potrà cancellare il fatto che in quella guerra civile c’era una parte giusta, che combatteva contro i nazisti che portavano gli ebrei italiani ad Auschwitz, e una parte sbagliata, che combatteva al loro fianco”. Furio Colombo, in una testimonianza su Repubblica, definisce “intollerabile l’offesa di La Russa, agli italiani, quando annuncia che – il 25 aprile – si occuperà di vicende accadute altrove e ad altri, ma non del Paese che presiede, perché La Russa presiede il fascismo, non l’Italia”. Per parlare poi di “deliberata cattiveria di Giorgia Meloni quando nomina La Russa presidente del Senato, sapendo che si occuperà di fascismo, non di italiani”.

Otto i feriti nel nuovo attentato che ha colpito Israele, nel cuore della sua capitale, con una vettura lanciata a tutta velocità sui passanti da parte di un residente di Gerusalemme Est. Una modalità analoga a quella in cui alcune settimane fa ha perso la vita Alessandro Parini sul lungomare di Tel Aviv. L’attacco è stato compiuto poche ore prima “che cominciasse in tutto il paese la ricorrenza di Yom Hazikaron, annunciata con le sirene, con la quale si ricordano tutti i soldati israeliani caduti nelle varie guerre” e che è il preludio “alla festa nazionale dell’indipendenza di domani” (La Stampa). Riporta il Giornale che la reazione di Hamas è stata quella di definire l’attacco “una operazione eroica che rappresenta una reazione ai crimini degli occupanti nella Moschea al-Aqsa di Gerusalemme”. Posizioni simili sono state espresse anche dal ‘Fronte Popolare’ e dal ‘Fronte democratico per le liberazione della Palestina’.

Adam Smulevich

(25 aprile 2023)