Storie ebraiche di Resistenza,
il ricordo nelle piazze
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Vessilli della Brigata Ebraica, gonfaloni con le insegne delle diverse Comunità presenti sul territorio nazionale, striscioni e cartelli in ricordo del contributo dato dagli ebrei italiani alla lotta di Liberazione hanno animato e continuano ad animare numerose manifestazioni nelle città e piazze del Paese.
A Verona solenne omaggio alla memoria della partigiana ebrea Rita Rosani, rimasta uccisa in battaglia e medaglia d’oro al valor militare. Il raduno ha preso il via da Piazza Bra. Alla cerimonia dell’alzabandiera, oltre al sindaco Damiano Tommasi, al prefetto Donato Cafagna e al presidente della Provincia Flavio Pasini, c’era tra gli altri il sottosegretario veronese alla Cultura Gian Marco Mazzi, che ha sottolineato l’importanza di “tenere viva la memoria e onorare i caduti militari, i martiri della Resistenza e tutte le vittime del nazifascismo”. Assieme al corteo hanno sfilato lo striscione e la bandiera della Brigata Ebraica. A seguire, racconta Ester Israel, vicepresidente della Comunità ebraica, “i membri della Comunità e gli amici della Brigata Ebraica e dell’Associazione dei Figli Della Shoah di Verona”.
Il corteo, informa Israel, ha poi raggiunto la sinagoga. Ad attendere il sindaco e le autorità la neo presidente della Comunità ebraica veronese Anna Trenti Kaufman, il rabbino Tomer Corinaldi, i due vicepresidenti Ester Israel e Mauro Orvieto, il consigliere David Malamut. Sono stati tributati gli onori militari alla memoria di Rosani ed è stato osservato un minuto di silenzio. Il corteo ha intonato “Bella Ciao” e ha proseguito il suo percorso sino a ritornare nuovamente in Piazza Bra per deporre le corone al monumento dei “tutti caduti di tutte le guerre”, al “monumento al Partigiano” e alla “Targa dei deportati nei campi di sterminio”. Al termine della cerimonia è seguita la preghiera del rabbino Corinaldi e di un sacerdote. Presso la scalinata di palazzo Barbieri è stata data lettura delle motivazioni del conferimento della Medaglia d’oro al Valor Militare alla città di Verona. Sono intervenuti il sindaco Tommasi, il prefetto Donato Cafagna e il presidente della Provincia Flavio Massimo Pasini. Successivamente hanno preso la parola il presidente della Consulta Giovanile e l’oratore ufficiale Roberto Tagliani. In chiusura di cerimonia un monologo di Andrea Pennacchi. “Il corteo e tutta la manifestazione si sono svolti ordinatamente e senza incidenti. Grande la partecipazione del pubblico che ha gremito Piazza Bra”, sottolinea Israel. A chiudere le celebrazioni l’ammaina bandiera in piazza Bra.
“Oggi celebriamo con la città e con il paese intero l’anniversario della Liberazione dal regime nazifascista. È una ricorrenza che ogni anno arriva vicino a momenti del nostro calendario che in qualche modo le sono legati – Yom HaShoah, che abbiamo celebrato pochi giorni fa; Yom Haatzmaut, che celebreremo stasera e domani, giorno che ricorda l’aspirazione alla libertà e una tappa fondamentale per noi ebrei in un cammino di liberazione lungo duemila anni, cammino ancora lontano dall’essere compiuto”, la riflessione posta dal presidente della Comunità ebraica di Firenze Enrico Fink nel corso delle odierne celebrazioni. L’antifascismo, le sue parole, “è un valore unificante per il nostro paese e per l’Europa uscita dalla guerra e dalle dittature: una memoria da trasmettere ma anche un impegno costante e personale”.
Degli scorsi giorni la presentazione della seconda tappa del grande progetto di ricerca della Fondazione Cdec sull’impegno ebraico nella Resistenza tra 1943 e il 1945, curato dalla storica Liliana Picciotto, con nuove storie in rete relative ai territori di Emilia-Romagna e Liguria. “In questa seconda parte della ricerca sono emersi due casi notevoli di Resistenza civile: una riguarda Massimo Teglio a Genova, l’altra Mario Finzi a Bologna. Teglio teneva la cassa della Delasem assieme a don Francesco Repetto. Insieme hanno fatto cose incredibili, come procurare e fabbricare documenti falsi”, raccontava la studiosa a Pagine Ebraiche. Vicende che ci ricordano come “l’eroismo non fosse solo di chi imbracciava il fucile ed era impegnato nella lotta armata”. Di queste ore un omaggio dell’Università Statale di Milano alla memoria di Miriam Romanin Guetta, che fu reclusa all’età di sette anni nel carcere di San Vittore e cui è dedicata la terza tappa del progetto narrativo “Due dentro ad un foco – Storie di pietra” dell’attore e regista Rosario Tedesco. In un video, pubblicato quest’oggi sul canale YouTube dell’ateneo, Tedesco ripercorre la storia di persecuzione vissuta dalla giovanissima Miriam e in particolare le sue memorie del caporalmaggiore delle SS Franz Staltmayer. Uno spietato e sadico criminale che infieriva contro i prigionieri con il suo cane lupo. Salvifico anche per Miriam, che diventerà in seguito una insegnante molto amata della scuola ebraica fiorentina, si rivelerà il 25 Aprile. Dalla reclusione alla libertà, una conquista emozionante. Racconterà la donna: “Verso la fine fummo caricati su alcuni camion affollatissimi, chiusi dall’esterno. Eravamo tutti pigiati e, nonostante i miei sette anni, potevo intuire dagli sguardi di tutti il terrore e l’incertezza. Non molto dopo avveniva il miracolo: dai portoni del carcere spalancati, come in una visione, ci apparvero, con elmetto e fucile, i partigiani”.
(Nell’immagine: il corteo per il 25 Aprile a Livorno, con lo striscione per la Brigata Ebraica; la cerimonia alla sinagoga di Verona)