“Italiani, figli della Resistenza”

L’Italia è “una Repubblica fondata sulla Costituzione, figlia della lotta antifascista”. E poi la citazione di Piero Calamandrei: “Ora e sempre Resistenza!”. Sono alcuni dei passaggi più richiamati sui quotidiani di oggi del discorso tenuto dal Capo dello Stato Sergio Mattarella per il 25 aprile davanti a duecento sindaci della zona e ai ministri Crosetto, Calderoli e Santanché. Parole che aprono le prime pagine dei quotidiani con Corriere e Repubblica che titolano “Figli della Resistenza”. La Stampa ripropone ampi stralci del discorso di Mattarella, tenuto a Cuneo per celebrare la lotta partigiana e ricordare la persecuzione antiebraica e gli eccidi nazisti compiuti nell’area. Tra i luoghi visitati, racconta il Corriere, i binari di Borgo San Dalmazzo “che facevano partire i deportati ad Auschwitz, profughi ebrei arrivati in fuga dalla Francia ‘consegnati alla morte per il servilismo’ dei fascisti e della ‘collaborazione assicurata ai nazisti’”. Repubblica fa un approfondimento sulle “terre simbolo dei crimini nazifascisti” visitati da Mattarella.

Il Corteo nazionale a Milano. “La coda del corteo è ancora in piazza della Scala quando gli oratori hanno ormai terminato i loro interventi in piazza Duomo. Milano, città medaglia d’oro, onora la Resistenza. ‘Siamo più di centomila’ dice dal palco il presidente milanese dell’Anpi, Roberto Cenati. Un corteo festoso, dove per la prima volta non è stata contestata la Brigata Ebraica”. Così il Corriere della Sera ricostruendo il 25 aprile a Milano e il percorso del tradizionale corteo nazionale. Il quotidiano, così come Repubblica e Giornale, sottolineano tra gli altri la presenza della presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni. “Un dovere essere a Milano”, le sue parole raccolte dai giornalisti. E aggiunge: “Noi siamo parte di questa storia milanese, ma anche di tutta l’Italia liberata con gli sforzi della Resistenza, dei partigiani, anche di quelli ebrei della Brigata ebraica”. “La Liberazione riguarda tutti, non solo una parte”. Dal palco, evidenzia Repubblica, Roberto Cenati viene applaudito quando osserva: “Ancora sentiamo dire che il fascismo ha fatto cose meritevoli: no, non ha fatto cose meritevoli. È stato persecuzione e supremazia razziale. Le abominevoli leggi anti-ebraiche del 1938 non sono state un episodio isolato ma la diretta conseguenza dell’ideologia perversa del fascismo”. Altro passaggio messo in luce, quello del sindaco Sala che indica Mattarella come antidoto alla dimenticanza: “Ho visto l’altro giorno un grande uomo camminare sui sentieri infami di Auschwitz. Ho visto il suo sguardo, duro e commosso. Questo grande uomo ha ristabilito la storia”. Al corte nazionale di Milano, riporta i giornali, era presente la leader del Pd Elly Schlein mentre erano assenti i membri del Governo ad eccezione del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, che in mattinata aveva presenziato alla deposizione di una corona di fiori al Sacrario dei Caduti. Ed era stato contestato da alcuni studenti.

Il 25 aprile a Roma. Dall’Altare della Patria, a Porta San Paolo, al carcere di Rebibbia, alle Fosse Ardeatine, a via del Peperino, al museo di via Tasso, alla borgata Cornelia, al Palladium. Il 25 aprile nella Capitale è festeggiato in maniera diffusa, con diversi luoghi protagonisti. “Roma e l’Italia sono antifasciste e democratiche e festeggiano a testa alta il 25 aprile”, afferma il sindaco Gualtieri dal palco a Porta San Paolo. Poco lontano, scrive Corriere Roma, la presidente della comunità ebraica romana, Ruth Dureghello, sottolinea: “In questa giornata non ci possono essere ambiguità, deve essere netto il messaggio che deve passare senza strumentalizzazioni e senza alcun annacquamento del passato perché il 25 aprile è il giorno di tutti”.

Liberazione, lettere e visite all’estero. Sui quotidiani c’è chi analizza la lettera inviata dalla Presidente del Consiglio Meloni al Corriere per il 25 aprile. “La destra è incompatibile con qualunque nostalgia del fascismo”, la posizione espressa da Meloni nella sua lettera, che, scrive il Corriere, avrebbe trovato l’apprezzamento del Quirinale. Stampa e Domani invece criticano la missiva: “Il regime, le colonie e Salò, tutti i silenzi della premier”, titola il primo quotidiano per un articolo a firma di Daniela Padoan; “Bugie e omissioni. La lettera Frankestein di Giorgia Meloni”, il titolo di Domani per l’intervento di Christian Raimo. “Secondo la premier – la riflessione invece di Ezio Mauro in prima pagina su Repubblica – tutto a destra è già stato compiuto con una svolta altrui, quella di Fini, non ci sono altre parole da pronunciare, come se il giudizio su una dittatura durata ventun anni fosse una tassa amara, che non si paga due volte, e non un’occasione di verità storica e di responsabilità morale. Ma se anche davvero tutto fosse già stato detto, perché la destra non è coerente con quel giudizio e ricade continuamente nel vizio della provocazione, della falsificazione, dell’ambiguità, con uomini che ha portato al vertice delle istituzioni?”. “Se non fa i conti con il Ventennio la destra è incompiuta”, la valutazione dello storico Giovanni De Luna in un colloquio con Repubblica. Intervistato da Open, l’avvocato e partigiano Bruno Segre, 104 anni, afferma: “oggi nell’Italia nostalgica temo la svolta presidenzialista”. Altro tema di cui si continua a discutere, la scelta del Presidente del Senato La Russa di passare il 25 aprile, dopo aver presenziato all’Altare della Patria, a Praga.

I 75 anni d’Israele. “I suoi cittadini sono al quarto posto nella scala della felicità mondiale, le sue leggi li rendono tutti eguali, proprio il contrario di quello che è accaduto con le svariate discriminazioni cui sono stati sottoposti fino alle leggi razziali. Questa è la novità che ha oggi 75 anni”. Così Fiamma Nirenstein sul Giornale ricordando come ieri sera abbia preso il via Yom HaAtzmaut, il giorno che, nel calendario ebraico, celebra l’indipendenza d’Israele.

Memoria e 25 aprile. Ieri il Sindacato Unitario dei Giornalisti della Campania ha organizzato una cerimonia commemorativa in piazza della Borsa, simbolicamente nel luogo in cui tre anni fa vennero impiantate nove pietre d’inciampo per ricordare la deportazione e lo sterminio di Amedeo Procaccia, Iole Benedetti, Aldo Procaccia, Milena Modigliani, Paolo Procaccia, Loris Pacifici, Elda Procaccia, Luciana Pacifici e Sergio Oreste Molco. All’iniziativa, evidenzia il Mattino, ha aderito la Comunità ebraica di Napoli.

Antisemitismo. Intervenendo a New York a un incontro della rivista Time, il regista Steven Spielberg ha espresso la sua preoccupazione per la crescita di episodi di antisemitismo e intolleranza negli Usa. “Non si può parlare di antisemitismo senza parlare di xenofobia e razzismo, è molto importante affrontarli insieme. – la sua valutazione ripresa da La Stampa – Tra il 2021 e il 2022 gli episodi di antisemitismo sono saliti in questo Paese del 36%, il più alto aumento da quando si è iniziato, nel 1979 a monitorare il fenomeno e nella mia vita non ho mai visto una situazione negativa come quella che c’è ora”.

Negazionismo. Non ci sarebbero prove che il logo Auschwitzland presente su una maglietta possa “essere riferibile a un’associazione che nell’attualità persegue finalità di incitazione alla discriminazione”. È una delle argomentazioni con cui il tribunale di Forlì, il 12 gennaio scorso, ha assolto l’ex militante di Forza Nuova Selene Ticchi dall’accusa di apologia di reato, nel caso specifico il nazismo. Le motivazioni sono state depositate (per una coincidenza temporale) proprio oggi, 25 aprile, e sono destinate a far discutere. “L’imputata all’epoca era attivista di Forza Nuova, mentre ora è appartenente al Movimento nazionale rete dei patrioti. Originaria di Budrio (Bologna), vestì la maglietta nera a Predappio nell’anniversario della Marcia su Roma e venne immortalata da foto e riprese video”, ricorda Avvenire.

Daniel Reichel