Rapportarsi col prossimo

Anche questo Shabbat leggeremo due parashot: nella prima, quella di Acharè mot, si legge, descritta in modo minuzioso, la cerimonia che il Sommo Sacerdote compiva il giorno di Kippur e che culminava con il suo ingresso nel Qodesh ha Qodashim – il Santo dei Santi, cioè la parte più interna del Tempio di Gerusalemme.
La seconda parashà, Qedoshim, tratta di tutte le regole ampliate e spiegate che si trovano negli “Aseret ha Dibberot – i Dieci Comandamenti”, soprattutto quelle che riguardano il rapporto fra uomo e uomo.
I nostri Maestri deducono che questa parashà sia stata dettata sul Monte Sinai, contemporaneamente ai Dieci Comandamenti, poiché troviamo proprio al suo inizio le parole “…kol ‘adat benè Israel” che significano “…tutta la congregazione dei figli di Israele”.
Essi sostengono che la Torà, ogni volta in cui compare il termine “’edà (‘adat) – congregazione”, si riferisca a un particolare momento di solennità.
In questo caso, in cui tutto il popolo è riunito (‘edà), l’occasione sarebbe proprio quella del Mattan Torà, ossia il 6 di Sivan, quando tutto il popolo era riunito solennemente alle pendici del Sinai a ricevere la Torà.
Anche se in tutta la parashà non si nota esplicitamente, un regolamento del comportamento “ben adam la Maqom – fra l’uomo e il Signore” si può però dedurre dal primo versetto di essa, in cui è detto: “qedoshim tijù ki qadosh Anì A’ Elohekhem – siate santi perché sono Santo Io il Signore Vostro D-o”.
Cioè: l’attribuzione di popolo Santo non deriva tanto dal rapporto dell’ebreo esclusivamente con D-o, quanto piuttosto dal rapporto nei confronti del suo prossimo.
In questa parashà troviamo l’enunciato tanto copiatoci da altre tradizioni religiose, che è alla base del rapporto fra esseri umani che rispecchiano l’immagine divina, e che suona con le parole: “ve ahavtà le reakhà kamokha – amerai il tuo prossimo come te stesso!”.
Per cui il rapporto e la considerazione nei confronti del prossimo debbono essere alla base del rapporto diretto fra D-o e l’Uomo; soltanto così è possibile amare D-o, rispettandone i suoi comandamenti. Quanti milioni di esseri umani sono stati invece trucidati in nome dell’amore di D-o…

Rav Alberto Sermoneta, rabbino capo di Venezia

(28 aprile 2023)