“Storico, un lavoro sotterraneo
ma che lascia il segno”
Studiosa della Shoah di fama internazionale, animatrice tra gli altri del progetto di ricostruzione dei nomi degli ebrei arrestati in Italia dai nazifascisti, la storica Liliana Picciotto ha legato il suo nome a quello della Fondazione CDEC di Milano per conto della quale è stata l’artefice di iniziative e studi che rappresentano un pilastro, un punto di riferimento fondamentale per far luce su quegli eventi. A riconoscerlo è ora anche un duplice encomio istituzionale, con la nomina a Cavaliera dell’Ordine al merito della Repubblica e quindi a Commendatrice. Onorificenze giunte in parallelo e che danno particolare soddisfazione, osserva la studiosa, “perché legate alla mia attività di storica del CDEC”.
La cerimonia di premiazione avverrà l’11 maggio. Un pubblico riconoscimento rispetto all’importanza di una professione “che è spesso sotterranea, ma che finisce poi per lasciare un segno; nessuno, dopo la dimostrazione nero su bianco di certi fatti, ha potuto negare che siano avvenuti”. Ampio lo spettro dei temi di cui Picciotto si è occupata e continua ad occuparsi: dalle storie di persecuzione e delazione a quelle di salvezza (e auto-salvezza). Tra i progetti più importanti in corso la ricerca dedicata al contributo degli ebrei italiani alla Resistenza, arricchitasi in aprile con alcune biografie relative ad Emilia-Romagna e Liguria. La collaborazione con il CDEC è iniziata sul finire degli Anni Sessanta. Da bibliotecaria a conservatrice di archivio, da ricercatrice a storica: numerose le mansioni svolte in oltre mezzo secolo d’impegno. Tra le opere di cui Picciotto è autrice e che rappresentano una pietra miliare nel loro campo: “Il libro della memoria”, “L’alba ci colse come un tradimento. Gli ebrei nel campo di Fossoli 1943-1944” e “Salvarsi, Gli ebrei d’Italia sfuggiti alla Shoah 1943-1945”.
(Nell’immagine: Liliana Picciotto insieme al Presidente Mattarella, durante una visita della Fondazione CDEC al Quirinale)