Tunisia, attacco alla sinagoga di Djerba

Un agente di polizia tunisino, dopo aver ucciso un collega, ha aperto il fuoco contro i presenti alla sinagoga di El Ghriba, nell’isola di Djerba, uccidendo due civili e una delle guardie poste a protezione del luogo. L’assalitore è stato ucciso prima che potesse arrivare alla sinagoga, dove si sta concludendo il tradizionale pellegrinaggio per la festività di Lag BaOmer con centinaia di fedeli che partecipano da tutto il mondo. I feriti, ha comunicato il ministero dell’Interno tunisino, sono dieci, tra cui sei agenti e quattro civili. Il ministero ha aggiunto che tutta l’area della sinagoga, all’interno e all’esterno, è stata messa in sicurezza e che le autorità sono impegnate a scoprire “le ragioni di questo attacco codardo”, rifiutando al momento di ipotizzare un attentato terroristico, scrive il Corriere della Sera.
La sinagoga di El Ghriba è stata ricostruita a più riprese (l’ultima nel 1920) e la copia della Torah custodita all’interno è una delle più antiche esistenti nel mondo, ricorda Repubblica. La comunità ebraica di Djerba contava più di 120mila persone al momento dell’indipendenza della Tunisia, nel 1956. Il pellegrinaggio, che si svolge ogni anno a maggio, attira sul posto molti degli ebrei di Djerba emigrati, nei Paesi più lontani, ma soprattutto in Francia e in Israele. Arrivano anche tanti turisti, ebrei e non. Quest’anno la partecipazione era stata alta, più di 7mila persone, mentre nel 2022, dopo due anni di sospensione, dovuta al Covid, erano venuti solo in 4500.

Terrorismo e memoria. “Fare piena luce sulle gravi deviazioni compiute da elementi dello Stato”. Il Capo dello Stato Sergio Mattarella, sottolineano i quotidiani, lo ha ripete due volte nel corso della cerimonia al Quirinale organizzata per il Giorno della memoria delle vittime del terrorismo. Nella sala dei Corazzieri hanno preso posto i familiari. “Conoscere la piena verità” sulle stragi è un’esigenza “pressante”, l’invito del presidente. Ci furono “complicità di uomini da cui lo Stato e i cittadini si attendevano difesa”. Alcune risposte sono arrivate, evidenzia Repubblica, come dimostra la recente sentenza sulla strage di Bologna, ma restano ombre da dissipare, archivi da aprire. Sul tema la Stampa intervista Carlo Arnoldi, presidente dell’Associazione Piazza Fontana, che non era presente al Quirinale. Arnoldi ha un tono critico nei confronti della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del presidente del Senato Ignazio La Russa. “La prima è tempo che prenda posizione: ricordi anche chi è morto per mano della destra, non esistono soltanto Aldo Moro e le Brigate Rosse. – afferma Arnoldi – Il secondo invece se ne esce spesso con affermazioni sconcertanti, ma del resto negli anni Settanta militava nell’estrema destra. Voglio vedere cosa dirà sulla strage di piazza della Loggia a Brescia, visto che c’è un attentato di matrice neofascista con colpevoli condannati”.

Segre e la guida della Commissione contro l’odio. Conferma unanime per la senatrice a vita Liliana Segre alla guida della Commissione straordinaria contro intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza. La senatrice, raggiunta da congratulazioni bipartisan, si è detta commossa dal voto perché “non sempre c’è stata unanimità nel passato di questa commissione” (Corriere).

Doppi standard. Il Foglio denuncia un “doppio standard dell’Ue su Israele” rispetto alla recente decisione di annullare la festa per l’Unione europea a Tel Aviv per la partecipazione del ministro Itamar Ben Gvir. “Quest’ultimo non ha immacolate credenziali democratiche, non è un liberal, ma un nazionalista religioso con precedenti di razzismo antiarabo”, evidenzia il Foglio. Ma, aggiunge il quotidiano, l’Ue ha cancellato l’evento in Israele quando non ha “lontanamente pensato di fare altrettanto in Qatar (dove i gay e gli apostati sono passibili di pena di morte secondo “costituzione”) o in Arabia Saudita, che detiene record mondiali di esecuzioni capitali. Nelle stesse ore in cui annullava la serata a Tel Aviv, l’Unione europea celebrava la “libertà di stampa” in Giordania”. L’Europa, conclude il Foglio, “ha diritto di far sentire la sua voce nei rapporti con gli alleati. Quello che non ha è il diritto di applicare il doppio standard su Israele”.

L’operazione israeliana a Gaza. Israele è pronta ad affrontare i razzi dei terroristi di Gaza dopo che l’operazione del suo esercito – denominata Scudo e Freccia – ha portato all’eliminazione di tre leader del gruppo Jihad islamica. Il Premier israeliano Netanyahu e il suo ministro della Difesa Gallant, scrive il Sole 24 Ore, hanno dichiarato di essere “pronti a qualsiasi scenario, anche quello di un conflitto prolungato”. “A chi ci fa del male, faremo male e con più forza”, ha detto il premier, aggiungendo in serata rivolto a Hamas e Jihad islamica: “Ogni escalation da parte vostra incontrerà una reazione schiacciante”. Il Giornale racconta che “nel sud del Paese le scuole sono chiuse, gli autobus e i treni fermi, i negozi chiusi, i rifugi aperti: ma la gente di Sderot, di Netivot, di Ashkelon, dei kibbutz, dice che è pronta a qualsiasi sacrificio per il cambiamento. Non ne può più” del lancio di missili. Hamas ha promesso ritorsioni. Il Corriere racconta che l’operazione militare israeliana ha sorpreso “nel sonno tre leader della Jihad Islamica, le loro mogli, i figli, i vicini di casa. Sotto le macerie i soccorritori palestinesi recuperano i corpi dei capi fondamentalisti, colpiti in zone diverse di Gaza, e quelli dei dieci civili – tra loro quattro bambini e cinque donne – coinvolti nel bombardamento”. La Stampa spiega che l’operazione israeliana è stata definita dall’esercito una campagna “preventiva sulla base di elementi di intelligence che affondano le radici all’inizio del mese di Ramadan, quando la Jihad aveva colpito Israele con lanci di razzi da ogni confine, Gaza, Libano e Siria”.

Ucraina e informazione. Un altro giornalista caduto per raccontare l’orrore del conflitto in Ucraina. Il cronista e reporter d’immagini dell’agenzia France Presse, Arman Soldin, è stato ucciso mentre si trovava sul fronte nell’est del Paese. Ad annunciarlo è stata la stessa agenzia di stampa francese, tra le tre più importanti al mondo, per cui Soldin lavorava come coordinatore video. Il reporter di 32 anni è morto in un attacco sferrato con razzi Grad, hanno raccontato i colleghi della stessa France Presse che erano con lui, tutti illesi. Intanto in Ucraina ieri si è recata la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen per festeggiare la Giornata dell’Europa e ribadire che “l’Ucraina è parte della nostra famiglia”. Von der Leyen, scrive il Corriere, ha ribadito al presidente ucraino che l’Ue continuerà a sostenere Kiev “per tutto il tempo necessario”. A proposito di presidenza della Commissione Ue, Repubblica parla di un possibile nomina a questo ruolo dell’attuale ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani. Questo anche perché, prosegue il quotidiano, il capogruppo del Ppe, il tedesco Manfred Weber, vuole evitare un bis della connazionale Von der Leyen.

Dialogo sulla casa. Repubblica ospita un colloquio tra l’architetto Stefano Boeri e il registra israeliano Amos Gitai incentrato sull’idea di casa. Gitai – che firma anche The House, l’allestimento teatrale a Parigi che diventerà un’opera alla Biennale di Venezia – e Boeri ragionano sul luogo dei ricordi familiari. In uno dei passaggi Gitai ricorda il padre architetto Munio che “decise di rimanere fedele a un’architettura minimalista in omaggio ai suoi maestri e amici della Bauhaus disegnando sale da pranzo per i kibbutz… Io quindi sono cresciuto in un contesto più nomade, ma comunque ricco di significato”.

Sentenze. II saluto romano implica un “significato ideologico, di comunanza d’intenti e di vitalità delle azioni poste in essere dai “camerati” oggetto di commemorazione” e contiene la “palese ostentazione di una precisa e formale ritualità fascista, carica di significati ideologici, e che manifesta una piena adesione a detti valori”. Così la prima sezione penale della Corte di Cassazione ha motivato la sentenza dello scorso febbraio che ha confermato la condanna a un mese e 10 giorni e 300 euro di multa della Corte di Appello di Milano nei confronti di alcuni imputati per aver fatto il saluto romano durante una commemorazione di Sergio Ramelli, Enrico Pedenovi e Carlo Borsani (Avvenire).

Daniel Reichel