Israele, una vittima del terrore si tratta per la tregua con Gaza
Sono stati lanciati 876 razzi dai terroristi di Gaza da quando è iniziata l’operazione Scudo e Freccia. Uno ha colpito ieri un edificio di Rehovot, uccidendo la prima vittima israeliana dall’inizio dello scontro con il movimento terroristico Jihad Islamica. “Altre 5 persone sono rimaste ferite e portate in ospedale. Nel sud del Paese – quello maggiormente martellato dai razzi e dai colpi di mortaio – i feriti sono nove”, racconta oggi il Giornale, aggiungendo che a Gaza, dall’inizio delle ostilità, “i morti sono 28 tra miliziani della Jihad islamica e civili, comprese donne e minori”.
Uno scontro che potrebbe, scrivono i media locali, avviarsi verso una tregua. Dalle 22.00 di giovedì non sono più stati sparati razzi contro Israele, segno di un possibile cessate il fuoco. L’esercito israeliano, fa sapere il suo portavoce, in tre giorni di operazione ha colpito duramente la Jihad islamica, eliminando diversi suoi uomini chiave. “Dopo i primi tre comandanti uccisi nottetempo a Gaza e a Rafah, all’inizio dell’operazione Scudo e Freccia, – riporta La Stampa – ieri è toccato ad altri due leader della Jihad. Poco prima dell’alba di giovedì gli aerei da combattimento israeliani hanno preso di mira Ali Ghali, comandante di un’unità di lancio dei razzi”. A qualche ora di distanza, e dopo altre decine di lanci di missili dalla Striscia sul territorio israeliano, “sempre a Khan Yunis, è stato ucciso il vice di Ali Ghali, Ahmed Abu Daka, in un attacco in cui è stato utilizzato un drone suicida. – spiega il quotidiano – Abu Daqqa, detto Abu Hamza, era anche un membro del Consiglio militare della Brigata Al-Quds”.
Ora la diplomazia lavora per trovare un’intesa per un cessate il fuoco duraturo. Intanto, racconta Repubblica, a Tel Aviv “ieri sera non si è fermato il concerto all’aperto del musicista Aviv Geffen, con l’esercito che prima dello show comunica ai 40mila partecipanti le istruzioni di come comportarsi in caso di allarme aereo. Prove di normalità in un paese abituato a convivere con la guerra”.
Il vertice a Mosca. Mercoledì la Russia ha ospitato una riunione dei ministri degli Esteri di Turchia, Siria e Iran con l’obiettivo di promuovere la normalizzazione delle relazioni tra Ankara e Damasco, che si sono interrotte con la guerra in Siria, racconta il Foglio, descrivendo questo vertice come “contro Kiev e contro Israele”. Contro Israele perché la normalizzazione agevolerebbe Teheran nel suo tentativo di aumentare la sua influenza in Siria. “Mosca sta cercando di renderlo possibile. – scrive il Foglio – Nel paese devastato, l’Iran cerca un altro punto da cui minacciare Israele: i fronti israeliano e ucraino sono vicini come non mai. Da alcuni mesi Gerusalemme registra un aumento pericoloso degli attacchi contro il suo territorio. Il mese scorso dal Libano, gli uomini di Hamas che si trovano a sud del paese, hanno lanciato razzi contro Israele, che ha risposto colpendo gli obiettivi legati al gruppo terroristico palestinese, lasciando fuori Hezbollah, le milizie finanziate e armate dall’Iran”. L’attuale escalation con Gaza vede inoltre coinvolta la Jihad islamica, altro braccio armato del regime di Teheran.
Il futuro della Turchia. Domenica si tengono le elezioni in Turchia. Il presidente Recep Tayyip Erdogan, al potere dal 2003, è indietro in molti sondaggi che lo danno fermo al 43 per cento. Il suo avversario Kemal Kiliçdaroglu è dato tra il 48 e il 50,5 per cento. Una vittoria di quest’ultimo sarebbe un cambiamento storico per il paese. Lo sfidante di Erdogan, Kiliçdaroglu, parla in una grande intervista al Corriere prevedendo il proprio successo. “La mia vittoria e quella dell’Alleanza della Nazione alle elezioni di domenica sono il primo importante passo per uscire dalla crisi economica, politica e sociale che stiamo vivendo perché noi prenderemo democraticamente il posto di un regime altamente autoritario. – afferma Kiliçdaroglu – Come abbiamo promesso ai turchi, porteremo la primavera in ogni aspetto della vita dei nostri cittadini. Chiaramente il vero lavoro comincerà il 15 maggio. Prenderemo misure per mettere fine alla crisi economica e riorganizzare il sistema in modo che non succeda mai più. Allo stesso tempo combatteremo la corruzione e chiederemo indietro i soldi pubblici rubati dagli Oligarchi. Voglio anche sottolineare che il 14 maggio a vincere non saranno I nostri elettori ma anche quelli che non ci avranno votato”.
Zelensky verso Roma. Doppia visita nell’agenda del presidente ucraino Zelensky: a Berlino e Roma. In Germania vedrebbe il cancelliere Scholz e il presidente Steinmeier. Durante la tappa a Roma domenica dovrebbe incontrare la premier Giorgia Meloni e forse il presidente Sergio Mattarella, scrive il Corriere. E in programma potrebbe esserci un vertice con Bergoglio.
Eshkol Nevo e Springsteen. Il Corriere 7 intervista lo scrittore israeliano Eshkol Nevo che, dopo aver soggiornato in iItalia in questi mesi per lavoro, torna per il concerto di Bruce Springsteen a Ferrara. Tra le domande, alcune vertono sulla politica israeliana con Nevo che spiega di aver partecipato alle grandi manifestazioni contro la riforma della giustizia promossa dal governo Netanyahu. Sul futuro del paese Nevo si dice ottimista. “Credo che Israele rimarrà una grande democrazia e credo che la lotta continuerà proprio per difendere I suoi valori. In ogni occasione io ci sarò, come cittadino e come artista. Perché fino a quando ognuno di noi conserverà un hungry heart sarà giovane. Per sempre”.
Dix e Gaber. Nel ventennale della scomparsa di Giorgio Gaber, l’attore Gioele Dix sarà al Teatro Parenti di Milano dal 17 al 21 maggio con lo spettacolo “Ma per fortuna che c’era il Gaber – Viaggio tra inediti e memorie del Signor G”. Intervistato dal settimanale Famiglia Cristiana Dix afferma che Gaber “aveva a cuore il suo destino di uomo, all’interno di quel percorso complicato e misterioso che è la vita”. E poi aggiunge di partire personalmente “da un punto diverso perché sono di religione ebraica. Per storia familiare, non sono un osservante ortodosso, come del resto non lo è la maggior parte degli ebrei occidentali. Però sono molto legato alle nostre tradizioni e soprattutto sono cresciuto con una visione della vita, appunto con dei principi, una grande fede nell’importanza delle regole. Anche Gaber non ha mai negato le sue radici cristiane e quindi mi sento vicino a questo suo modo di rapportarsi alla fede”.
Salvemini e Pincherle Rosselli. Centocinquanta anni fa, l’8 settembre 1873, nasceva Gaetano Salvemini. Il Corriere del Mezzogiorno lo ricorda raccontando della corrispondenza che lo storico e antifascista, dopo l’assassinio (giugno 1937) dei fratelli Carlo e Nello Rosselli perpetrato in Francia su incarico dei fascisti italiani, avviò con la loro madre, Amelia Pincherle Rosselli. “Scrittrice, prima donna italiana a pubblicare un testo teatrale, giornalista e femminista, Amelia fu la zia di Alberto Moravia e la nonna dell’omonima Amelia Rosselli, poetessa che partecipò all’attività del Gruppo 63. Salvemini l’aveva conosciuta e frequentata a Firenze, prima dell’esilio a cui fu costretto, apprezzandone lo spessore intellettuale, quello di una donna cresciuta in una famiglia ebraica dell’alta borghesia veneziana partecipe dei moti risorgimentali e ardente mazziniana. Dopo il tragico evento da cui fu toccata, che aggiunse dolore al dolore (il primo figlio Aldo morì al fronte durante la Prima guerra mondiale), il dialogo tra i due riprese denso, sgranandosi dal 1937 al 1954, anno della scomparsa di Amelia, in ben 213 lettere, quelle che ora sono pubblicate a cura di Carla Ceresa e Valeria Mosca nel volume dal titolo Non ci è lecito mollare. Carteggio tra Gaetano Salvemini e Amelia Rosselli, con introduzione di Simone Visciola e saggio conclusivo di Gigliola Sacerdoti Mariani, Effigi Editore”.
Daniel Reichel