Amministrative, primi verdetti

Quotidiani italiani concentrati oggi sui risultati delle amministrative con il centrodestra che esce dal primo turno con due successi, scrive il Corriere: il temporaneo quattro a due nei sei comuni già assegnati e l’aver ripreso Latina, prima governata dal centrosinistra. La coalizione guidata dal Pd si conferma invece a Brescia e Teramo. “Ma deve contare sul secondo turno sia per mantenere Ancona sia per tentare un controbreak. – prosegue il Corriere – Cioè strappare un’amministrazione al centrodestra: occhi puntati su Siena o Vicenza, dove il centrosinistra ha chiuso in vantaggio”. Anche a Pisa si andrà al ballottaggio con il sindaco uscente Michele Conti della Lega non è riuscito a confermarsi al primo turno per una manciata di voti.
A Latina per la prima volta c’è una sindaca, Matilde Celentano (centrodestra). Anche Brescia è guidata da una donna: la vicesindaca uscente Laura Castelletti (centrosinistra). A Imperia torna a fare il sindaco l’ex ministro Claudio Scajola (centrodestra). A Sondrio, Treviso e Teramo si confermano gli uscenti Marco Scaramellini, Mario Conte (centrodestra) e Gianguido D’Alberto (centrosinistra). Diverse le letture dei principali quotidiani: il Corriere titola “Centrodestra avanti nelle città”, mentre per Repubblica “L’onda di destra si è fermata”. La Stampa invece sintetizza così: “La destra avanza, la sinistra resiste”.
La firma del Corriere Francesco Verderami spiega che sarà il ballottaggio a dare delle indicazioni sul quadro politico italiano. Anche se per capire l’orientamento del paese si dovranno aspettare le elezioni europee. Intanto, prosegue Verderami, il voto di ieri “un segnale l’ha lanciato, ed è un avvertimento rivolto al Palazzo a concentrarsi sui problemi e sulle cose da fare. Da un lato infatti le questioni di governo non consentono distrazioni, tanto in Italia quanto in Europa, che ormai sono la stessa cosa. Certo, Giorgia Meloni oggi può rivendicare che l’economia italiana sta marciando a ritmi superiori alle attese. Ma dagli accordi per la gestione del Pnrr, alle intese sul nuovo patto di Stabilità, fino alla ratifica del Mes, la premier sarà chiamata a scelte che impatteranno sul Paese e quindi sul giudizio dei cittadini. Dall’altra parte – prosegue la firma del Corriere – le forze di opposizione, oltre a svolgere il loro ruolo in Parlamento, dovranno dimostrare la capacità di costruire un’alternativa di governo. Al momento di questo processo non c’è traccia ed è presumibile che per un anno la situazione non muterà, dato che alle Europee ognuno correrà per sé”.

Turchia al ballottaggio. All’indomani delle elezioni presidenziali e politiche considerate cruciali per la Turchia e per il mondo, si respira delusione e tristezza tra chi sperava di mandare a casa il presidente Recep Tayyip Erdogan, scrive il Corriere. Erdogan è infatti arrivato molto avanti al primo turno, incassando il 49,4 per cento dei voti, contro il 44,9 dello sfidante Kiliçdaroglu. Ora, sottolinea La Stampa, “le chance di mandare a casa il moderno Sultano si sono ridotte al lumicino”. Anche perché Erdogan potrà contare con ogni probabilità al ballottaggio del 28 maggio sui quasi tre milioni di voti raccolti Sinan Ogan, descritto dai quotidiani come “l’ultranazionalista, nemico giurato del curdi e del migranti”. E il presidente è già riuscito a riottenere la maggioranza al parlamento con 317 seggi su 600, assieme agli alleati “lupi grigi” dell’Mhp. Secondo la scrittrice Esmahan Aykol il successo di Erdogan, apparso in grave difficoltà negli ultimi mesi, è il frutto di errori dell’opposizione, ma anche di una politica governativa sviluppata negli ultimi anni sull’immigrazione. “Parlo dei quattro milioni di siriani accolti negli ultimi dieci anni, ma anche dei pachistani, degli afghani, quasi altrettanti. Erdogan ha portato avanti questa politica delle porte aperte non per generosità, ma quando mai, lo ha fatto per islamizzare il Paese. Non è un nazionalista turco, è un nazionalista islamico. Ha concesso la cittadinanza, e il diritto di voto, a centinaia di migliaia di loro, e ha incassato i loro consensi alle urne”. “Vince un’altra volta lo status quo, il presidente per molti è un profeta”, la valutazione del giornalista in esilio Can Dundar al Corriere. Per lui Erdogan è riuscito a superare le difficoltà “usando un linguaggio di guerra, presentandosi come un leader forte che può risolvere i problemi. La gente ha bisogno di questo e poi c’è da dire che ormai da mezzo secolo l’Islam politico ha preso il sopravvento. C’è una nuova generazione con tendenze di destra: anti americani, anti cristiani, anti comunisti, sospettosi degli stranieri”.

Il capo della Wagner. Evgeny Prigozhin, numero uno dei famigerati mercenari del gruppo Wagner, si sarebbe incontrato a fine gennaio in un Paese non meglio precisato dell’Africa con l’intelligence ucraina e avrebbe offerto alle truppe nemiche le coordinate per bombardare quelle russe, in cambio del ritiro delle forze di Kiev da Bakhmut. Ma non solo. In più conversazioni avrebbe offerto aiuto a Kirlll Budanov, il capo degli 007 di Kiev, consigliandogli di contrattaccare al confine della Crimea, mentre il morale delle truppe russe era basso. A svelare questo tradimento i leaks di Discord, pubblicati dal Washington Post. “Il Cremlino, almeno ufficialmente, sostiene di non credere al tradimento di Prigozhin, nonostante i suoi feroci attacchi degli ultimi mesi ai vertici militari di Mosca”, riporta il Corriere.

L’attacco al politico filorusso. Sui giornali si parla anche di quanto avvenuto a Lugansk, dove Igor Kornet, ex membro della polizia criminale ucraina fino alla rivoluzione di Maidan nel 2014 poi diventato potente “ministro dell’Interno” della regione separatista, è stato fatto saltare in aria mentre era dal barbiere. A colpire Kornet, sopravvissuto all’attacco, sarebbe stata l’intelligence ucraina. “L’azione è clamorosa – scrive Repubblica – non solo perché dimostra la profondità dei tentacoli di Kiev nei suoi territori occupati, ma perché testimonia nuovamente che l’esercito ucraino sta alzando giorno dopo giorno la pressione preparando la fase attiva della controffensiva, quando farà scendere sul campo di battaglia gli uomini formati e armati dai partner occidentali”.

Cannes. Al Festival del Cinema di Cannes l’Italia porta tre film: Rapito (il 23 maggio, poi in sala il 25) di Marco Bellocchio, il Sol dell’avvenire di Nanni Moretti (già uscito in Italia) e La chimera di Alice Rohrwacher (il 26, esce in autunno). “Tre idee di cinema autoriale molto diverse e molto precise”, scrive il Corriere presentando i tre film. Di quello di Bellocchio il quotidiano spiega come sia: “La vicenda, sconvolgente e carica di conseguenze, del piccolo bambino ebreo Edgardo Mortara, sottratto con la forza alla famiglia dal Tribunale del Sant’Uffizio agli ordini di Pio IX per essere educato come cattolico, in virtù di un misterioso battesimo avvenuto all’insaputa della famiglia”.

Daniel Reichel