Hashomer Hatzair,
110 anni di impegno
Domenica scorsa abbiamo festeggiato a Firenze il 110esimo anniversario della fondazione dell’Hashomer Hatzair. Siamo stati ospitati dalla piccola ma vivace Comunità di Firenze, perfetta sistemazione centrale che ha consentito la partecipazione di numerosissimi chaverim da Roma, Milano, Firenze, Genova, Venezia e altre città italiane.
Siamo venuti in tanti: oltre duecento persone di tutte le età che frequentano o hanno frequentato l’Hashomer Hatzair negli anni: come si dice, “paam shomer*et, tamid Shomer*et”, cioè chi è stato Shomer una volta, rimane Shomer per sempre. E infatti l’aria che si è respirata, tra chugghim, esibizioni, canti e balli era frizzante, allegra, giovane e spensierata. Amici e compagni insieme dopo tanto tempo, come se questo non fosse passato per davvero.
Abbiamo assistito all’esibizione del coro dell’Hashomer Hatzair di Milano, con le versioni a più voci di canti tradizionali.
Sono arrivati apposta da Israele, tra gli altri, Edna e Yehuda, “storici” shlichim*ot degli anni ’90, che hanno tenuto rispettivamente un corso di teatro e uno scoutistico di tzofiut, entrambi molto seguiti e divertenti. Non sono mancati i chugghim di rekudei am (balli tradizionali ebraici) tenuti da due ragazze uscite da poco dal Movimento, che con grazia e leggerezza hanno coinvolto grandi e piccoli in queste bellissime danze.
Io, purtroppo non ho mai frequentato l’Hashomer (e questo con gli occhi di oggi è un gran rimpianto!) ma l’ho vissuto indirettamente, attraverso i miei tre figli che insieme ai loro amici e compagni (in ebraico “chaverim” riunisce tutti questi concetti!) hanno partecipato fin da piccoli con serietà e impegno tutti i sabati agli incontri in Ken, oltre ovviamente a campeggi, viaggi e seminari.
Inoltre, facendo io parte del Vaad Orim, il comitato dei genitori che supporta i ragazzi e gli shlichim*ot, ho avuto modo di toccare con mano il lavoro che c’è dietro a tutte le loro attività. I bogrim*ot, per quanto possano apparire “piccoli”, dimostrano nel loro lavoro una dedizione e una serietà purtroppo a volte lontane da noi adulti.
Ieri non sono mancati i discorsi che sono stati lo specchio di questo loro impegno collettivo. Discorsi sentiti, emozionanti e senza gli “sbrodolamenti” che a volte capita di ascoltare nelle occasioni formali.
Il loro impegno politico, chiaro, pulito, pieno di sensibilità e soprattutto fondato sull’ascolto e il rispetto reciproco, dovrebbe essere di insegnamento per tutti noi.
Da mamma sono grata all’Hashomer Hatzair, perché contribuisce in modo sostanziale all’educazione dei ragazzi al pensiero critico; stimola la loro sensibilità inducendoli a pensare agli altri, a volte prima che a sé stessi e soprattutto a farlo senza l’arroganza che a volte contraddistingue i giovani, ma anzi inducendoli ad ascoltare con umiltà i consigli che vengono dal mondo degli adulti.
Il tutto condito con un forte sentimento di legame con Erez Israel, Israele di ieri, dei giorni nostri e con la prospettiva, perché no, di una futura Aliah.
Se l’Hashomer Hatzair sta crescendo così i futuri leader delle nostre comunità, mi sento fiduciosa per il futuro dell’ebraismo italiano.
Chazak Veematz
Alessandra Spizzichino
(A portare un saluto è stato tra gli altri il vicepresidente UCEI Milo Hasbani; presenti anche i membri di Giunta Davide Jona Falco e Sara Cividalli e il consigliere Ariel Dello Strologo)