Salvarono gli ebrei Jona, Biella
celebra cinque nuovi “Giusti”

L’elenco dei “Giusti tra le nazioni” italiani va ad arricchirsi di cinque nuovi nomi: Delfina Levis, Lina Casagrande, Angelo Cova, Luigia Midolli Cova e Maria Mosca Cirvella. Con “spirito umanitario e a sprezzo della loro vita” accudirono, protessero e salvarono la famiglia Jona dalle persecuzioni nazifasciste, rendendo vano ogni tentativo degli aguzzini di catturarli e deportarli in campo di sterminio. Una storia di coraggio in territorio biellese celebrata quest’oggi a Palazzo Gromo Losa, nel corso di una cerimonia organizzata dalla famiglia dei salvati e dalla Comunità ebraica di Vercelli-Biella. Grande la commozione in sala. Ad intervenire la presidente degli ebrei vercellesi Rossella Bottini Treves, unitamente alla consigliera per gli Affari Pubblici dell’ambasciata Smadar Shapira, a rappresentanti delle famiglie dei salvatori e dei salvati. Toccante il ritratto dei salvatori tracciato in un video da Emilio Jona, noto scrittore, che giovanissimo fu tra quanti venne soccorso. A condurre la cerimonia, che ha visto la presenza di varie autorità locali, il professor Donato Gentile. Consigliere comunale della città piemontese, ma anche presidente della Commissione Cultura dell’Associazione Nazionale dei Comuni d’Italia (ANCI).
Lina Casagrande, nata nel 1897, di origine veneta, era la balia del piccolo Luciano Jona. Per “affetto e senso di materna protezione” non aveva voluto abbandonarlo nel settembre del 1943 e, con grave rischio personale, aveva seguito la famiglia Jona nella sua fuga presso una casa amica in una valle del biellese e successivamente aveva portato con sé, accudito e protetto il piccolo Jona, nascondendolo in una cascina sulle colline di Vigliano. Il prof. Angelo Cova e sua moglie Luigia Midolli accolsero invece nei primi giorni del dicembre 1943 nella loro casa di Biella il dodicenne Giulio, trattandolo e presentandolo come uno dei loro figli . Giulio assistette così il 7 di quel dicembre, con questa falsa identità, alla cattura del prof. Cova da parte dei nazifascisti, insieme al primo gruppo di resistenti biellesi, tutti in seguito uccisi nei campi di sterminio. Luigia, anche dopo l’arresto del marito, continuò a tenere Giulio con sé, come fosse un figlio nei difficili mesi che seguirono la deportazione del marito.
Maria Mosca Cirvella era nata a San Paolo del Brasile nel 1894 e apparteneva a una antica famiglia di un’alta valle biellese. Presso la sua grande casa di Valmosca accolse e nascose per 18 mesi quattro componenti della famiglia dell’avv. Jona: i fratelli Alessandro, Emilia e Giuseppe ed Emilio, il figlio sedicenne di Alessandro.
Delfina Levis, nata a Pollone nel 1897, era l’impiegata di fiducia dell’avvocato Jona a cui lo stesso affidò ogni bene di famiglia; essa si era assunta, con straordinaria generosità, il compito pericoloso e gravoso di sovraintendere e risolvere ogni problema della sopravvivenza della famiglia. Fu così che prese con sé, nella sua casa di Pollone, Silvia, la figliola quattordicenne, sino al giorno della Liberazione. Seguì Eugenia, moglie dell’avvocato, malata, sino alla sua morte nell’ospedale di Biella, si occupò della vita degli ultrasettantenni, Emma, madre di Alessandro ed Ernesto e Rosetta Foa, genitori di Eugenia. E, passando da un rifugio all’altro, percorrendo in tram, in bicicletta e a piedi centinaia di chilometri, tenne i contatti tra tutti loro, trasmise la corrispondenza, portò loro libri, notizie e il denaro per la sopravvivenza. “Sono madri, donne, combattenti, Giuste e Giusti tra le Nazioni che oggi meritano il ricordo e un postumo riconoscimento della comunità biellese”, è stato evidenziato quest’oggi.
A sottolineare il loro legame col territorio sono stati sia la presidente Bottini Treves che il professor Gentile. Storie di vita, storie di “Giusti”.

(Nelle immagini: la cerimonia a Palazzo Gromo Losa; Angelo Cova e la moglie Luigia Midolli nell’ottobre del ’43; la figlia dei coniugi Cova insieme a Giulio Jona e al figlio Rony)