Maimonide e la Guida dei perplessi,
un nuovo contributo agli studi

L’edizione critica della traduzione latina medievale del secondo libro del Dux neutrorum vel dubiorum (La Guida dei perplessi) di Maimonide è valsa a Diana Di Segni, ricercatrice in Storia della filosofia medievale all’Università degli Studi di Milano La Statale, il Premio internazionale Thomas Ricklin coordinato dal Centro interateneo CETEFIL per l’edizione di testi filosofici medievali e rinascimentali. Assegnato nella sala conferenze del Rettorato dell’Università del Salento, il riconoscimento va a premiare un lavoro che “segue di soli quattro anni l’edizione del I libro (Leuven 2019) e costituisce la seconda tappa di un progetto editoriale di straordinaria importanza per gli studi sulla filosofia ebraica nel medioevo”.
Nella sua relazione Di Segni, già ricercatrice al Thomas-Institut dell’Università di Colonia, ha evidenziato: “Originariamente redatta in giudeo-arabo tra il 1185 e il 1191, la Guida dei perplessi è considerata il capolavoro della filosofia ebraica di tutti i tempi. I ‘perplessi’ ai quali l’opera si rivolge sono quei lettori che si preoccupano delle possibili contraddizioni tra legge ebraica e filosofia aristotelica. Poco dopo la sua stesura l’opera fu tradotta in ebraico dal traduttore provenzale Shemuel Ibn Tibbon; successivamente, o contemporaneamente, il poeta Yehuda al-Harizi compose una seconda traduzione in ebraico. Col tempo questa seconda versione, oggi trasmessa in un solo manoscritto, conobbe una minore circolazione, probabilmente a causa del suo lessico filosofico meno preciso”.
“Intorno agli anni 1235-1240 – ha poi specificato – il testo ebraico di al-Harizi fu tradotto in latino con il titolo Dux neutrorum vel dubiorum. L’identità del traduttore e il luogo di composizione non sono noti: tra le ipotesi formulate dalla critica a riguardo vi sono la corte di Federico II, la Provenza, Parigi e la Spagna. Alcune tracce di lingua volgare che ho rinvenuto nella tradizione manoscritta mi hanno indotta a ipotizzare che la traduzione sia stata composta con il metodo ‘a quattro mani’, che vedeva la collaborazione di almeno due traduttori”.
“Il Dux neutrorum – è stato ancora sottolineato – sopravvive oggi in tredici manoscritti e nella famosa edizione Giustiniani pubblicata a Parigi nel 1520, che però contiene numerosi errori. Alcuni di questi manoscritti risalgono al XIII secolo, mentre tra i manoscritti più tardi due codici sono particolarmente degni di nota perché appartenevano a Pico della Mirandola. Nella mia edizione ho preso in considerazione l’intera tradizione manoscritta, e ho ricostruito il testo critico sulla base della collazione tra i testimoni. Nel 2019 è stata pubblicata l’edizione critica del Dux neutrorum I, mentre a breve uscirà l’edizione della seconda parte”.