“No a nefaste concezioni di supremazia”

“È la persona, e non la stirpe, l’appartenenza a un gruppo etnico o a una comunità nazionale, a essere destinataria di diritti universali”. E ancora: “La Costituzione sbarra la strada a nefaste concezioni di supremazia basate sulla razza”. A dirlo è stato il Capo dello Stato Sergio Mattarella, a Milano per celebrare i 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni. Parole molto riprese oggi dai quotidiani con il Corriere della Sera che pubblica integralmente l’intervento del Presidente della Repubblica. In particolare Mattarella ha sottolineato come dagli scritti di Manzoni emerga come sia “la persona, in quanto figlia di Dio, e non la stirpe, l’appartenenza a un gruppo etnico o a una comunità nazionale, a essere destinataria di diritti universali, di tutela e di protezione. E l’uomo in quanto tale, non solo in quanto appartenente a una nazione, in quanto cittadino, a essere portatore di dignità e di diritti”. Parole che diversi giornali, tra cui Repubblica e la Stampa, interpretano come una replica a distanza al commento del ministro Lollobrigida che aveva parlato di “etnia italiana”. “Non si riferiva a me”, replica Lollobrigida intervistato da Repubblica.
Un messaggio esplicito ai partiti, da parte di Mattarella evidenzia Domani, c’è stato: “La Storia della Colonna infame ci ammonisce di quanto siano perniciosi gli umori delle folle anonime, i pregiudizi, gli stereotipi; e di quali rischi si corrano quando i detentori del potere – politico, legislativo o giudiziario – si adoperino per compiacerli a ogni costo, cercando solo un effimero consenso. Un combinato micidiale, che invece di generare giustizia, ordine e prosperità – che è il compito precipuo di chi è chiamato a dirigere – produce tragedie, lutti e rovine”. E allora basta “assecondare la propria base elettorale odi consenso e i suoi mutevoli umori, registrati di giorno in giorno attraverso i sondaggi”.

Alluvione. Oggi il governo approverà il primo decreto per l’alluvione in Emilia-Romagna che interesserà 42 Comuni con annesso stanziamento per aiutare le popolazioni colpite. “Dieci milioni per la prima emergenza, altri 20 per i soccorsi e si potrà arrivare fino a 300”, scrive il Corriere della Sera. La Presidente del Consiglio Meloni ha annunciato la sua intenzione di ricorrere anche al fondo Ue di solidarietà per le emergenze, “dopo la grande disponibilità manifestatale dai Grandi del mondo a Hiroshima. Ieri – prosegue il Corriere – l’ha chiamata anche il premier d’Israele, Benjamin Netanyahu, offrendole il supporto del suo Paese”.

Il crollo del Ponte Morandi. “Emerse che il ponte aveva un difetto originario di progettazione e che era a rischio crollo. Chiesi se ci fosse qualcuno che certificasse la sicurezza e Riccardo Mollo mi rispose ‘ce la autocertifichiamo’. Non dissi nulla e mi preoccupai. Era semplice: o si chiudeva o te lo certificava un esterno. Non ho fatto nulla, ed è il mio grande rammarico”. Lo ha detto Gianni Mion ex Ad della holding dei Benetton Edizione, ex consigliere di amministrazione di Aspi e della sua ex controllante, Atlantia, al processo per il crollo del Ponte Morandi. La riunione in questione, racconta il Corriere, si tenne nel 2010. Otto anni prima del crollo che causò la morte di 43 persone. Mion si è poi soffermato all’esterno del tribunale con alcuni giornalisti. E a chi gli chiedeva perché non avesse denunciato all’epoca, ha risposto: “Avrei dovuto fare casino, ma non l’ho fatto. Forse tenevo al posto di lavoro, chi lo sa”.

Salone del Libro. La trentacinquesima edizione del Salone del Libro di Torino è stata l’ultima con alla direzione Nicola Lagioia. I principali quotidiani la descrivono tutti come un grande successo grazie a numeri record di presenze (215mila visitatori) e di vendite dei libri. “La forza di questo Salone è la sua indipendenza”, ha dichiarato Lagioia, al centro di accuse da destra per la gestione del caso in cui è rimasta coinvolta la ministra Eugenia Roccella al Salone, contestata da alcune attiviste durante la presentazione del suo libro. Il direttore uscente, oggetto di critiche anche dell’esecutivo, ha replicato affermando che “questo governo può avere una virata autoritaria, che non vuol dire fascismo ma restrizione della libertà e dei diritti. In un momento in cui c’è una ministra anti-abortista io capisco che le donne si sentano minacciate”. Sul caso Annalena Benini che guiderà la kermesse libraria dal 2024 al 2026 si allinea: “Nel caso Roccella mi sarei comportata come il direttore? Assolutamente sì. Temo per l’indipendenza del Salone? Assolutamente no. Non ho paura di raccogliere l’eredità di Lagioia: sono tranquilla, la mia garanzia è la squadra di lavoro: io porterò il mio pensiero, la mia personalità. E la mia libertà” (Repubblica). A Benini, sottolinea La Stampa, anche il compito di annunciare le prossime date: “Vi aspetto a Torino dal 9 al 13 maggio 2024”.

Tregua fragile. Nel corso di un’operazione antiterrorismo in Cisgiordania, miliziani della Brigata dei Martiri di al Aqsa hanno aperto il fuoco contro le forze di sicurezza israeliane nel campo profughi di Balata, vicino a Nablus. Il portavoce dell’esercito ha dichiarato che, rispondendo al fuoco nemico, tre miliziani palestinesi sono stati uccisi. “Queste nuove morti in Cisgiordania mettono alla prova la fragile tregua fra Israele e la Jihad islamica nella Striscia di Gaza”, scrive Domani in una breve. L’operazione israeliana ha portato anche all’arresto di diversi terroristi, al sequestro di armi e alla distruzione di un laboratorio di esplosivi.

Gerusalemme. Intanto, segnala il Sole 24 Ore, gli Stati Uniti hanno espresso preoccupazione dopo la visita, definita come “provocatoria” del ministro della Sicurezza nazionale israeliano, l’ultranazionalista Itamar Ben-Gvir, al Monte del Tempio – Spianata delle moschee per i musulmani – in occasione del Giorno di Gerusalemme. “Questo spazio sacro – ha dichiarato il portavoce del Dipartimento di Stato, Matthew Miler – non dovrebbe essere utilizzato per scopi politici e chiediamo a tutte le parti di rispettarne la santità”. Dal Monte del Tempio il ministro aveva dichiarato che “Gerusalemme è la nostra anima. Tutte le minacce di Hamas non ci scoraggeranno: noi siamo responsabili di Gerusalemme e di tutta la terra di Israele”. Giordania, Egitto, Emirati e Qatar hanno replicato a Ben Gvir, scrive Avvenire, denunciando la sua visita come una “provocazione” e una violazione dello status quo sui luoghi santi.

La voce dei Testimoni della Shoah. “Nessuno può parlare per conto di un altro, specialmente per conto di un sopravvissuto. Per me questo è un punto importantissimo, con ripercussioni sul presente e sul futuro. Gli storici possono parlare della storia, a volte anche più ampiamente di chi l’ha vissuta, i romanzieri possono inventarsi delle storie, un autore può scrivere una biografia. Ma nulla di tutto ciò autorizza a usare la voce di una persona come se fosse la propria, di usare la sua vita per dire cose che non ha detto ma neanche per ripetere quelle che crede di aver sentito”. Lo chiarisce in una lettera a Repubblica Stella Levi, originaria della Comunità ebraica di Rodi e sopravvissuta ad Auschwitz, la cui testimonianza è al centro dell’ultimo libro dello scrittore Michael Frank Cento volte sabato. Levi scrive a Repubblica per replicare a un passaggio di un’intervista pubblicata dal quotidiano a Frank in cui lo scrittore afferma che presto andrà a Rodi “In nome e per conto di Stella Levi, con parole sue”. La Testimone evidenzia come questo sia impossibile. “Nella tradizione ebraica la memoria delle persone è considerata una benedizione. Ma non c’è la possibilità di parlare a nome o per conto di altri. Questo, ritengo, aprirebbe una porta rovinosa per il futuro. Ognuno di noi ha la responsabilità di quello che dice. Durante la mia vita ho scritto, ho parlato, ho raccontato, ho commemorato anno dopo anno a Rodi, a New York, a Los Angeles, in Italia. L’ho fatto a mio nome. Se altri vogliono parlare, della mia storia personale o di quella collettiva della distruzione degli ebrei di Rodi che ho raccontato, possono farlo a proprio nome e assumersene la responsabilità”. In un’intervista a Frank al Secolo XIX in occasione della presentazione odierna a Genova – a Palazzo Ducale in dialogo con Matteo Fochessati e Ariel Dello Strologo – lo scrittore sottolinea: “Per quanto una persona si sforzi, e per quanto nel tempo si sia creato fra di noi un rapporto di fiducia, non riesce ad entrare al cento per cento nel cervello e nel cuore di un’altra”.

Il caso Mortara. Sarà presentato questa sera a Cannes in anteprima il film “Rapito” firmato da Marco Bellocchio e dedicato al celebre caso del rapimento da parte della Chiesa di Pio IX del bambino ebreo Edgardo Mortara nel 1858. “Mi interessa profondamente perché mi permette di rappresentare prima di tutto un delitto, in nome di un principio assoluto, e la volontà disperata, e perciò violentissima, di un’autorità ormai agonizzante di resistere al suo crollo, anzi di contrattaccare”, ha spiegato Bellocchio da Cannes (Leggo). Il suo film è liberamente ispirato a Il caso Mortara del giornalista Daniele Scalise, che esce ora in libreria con un romanzo dedicato alla vicenda: Sotto lo stesso cielo, presentato in anteprima dalla Comunità ebraica di Torino. Pagine in cui, racconta Nicoletta Tiliacos sul Foglio recensendo il libro, Scalise “prova a esplorare per la prima volta uno spazio forzatamente negato alla semplice e fredda ricostruzione storica. È lo spazio del dolore senza fine e della fine del mondo attraversata da una famiglia e soprattutto da un bambino di sei anni, figlio di un modesto mercante ebreo di passamanerie, che i gendarmi dello Stato pontificio letteralmente strappano dalle braccia della madre, in una tranquilla sera di giugno, perché hanno l’ordine di portarlo a Roma, dove dovrà essere educato cristianamente. È lo spazio – prosegue Tiliacos – dell’impossibilità per quel bambino (che passerà dieci anni senza mai più rivedere madre e padre, dopo un primo brevissimo incontro concesso a un mese dal rapimento), poi diventato convintamente cattolico e sacerdote intransigente, di trovare davvero ‘un posto sotto questo cielo’”. In questi giorni poi torna in libreria un altro romanzo dedicato alla vicenda, La carrozza di San Pietro di Pier Damiano Ori e Giovanni Perich, sottotitolo Bologna 1858. Chi ha rapito Edgardo Mortara? “Quando io e Giovanni Perich scoprimmo il caso, era completamente dimenticato. Lo ritrovai per puro caso, scartabellando tra vecchie carte di casa. – racconta oggi al Resto del Carlino Ori – Mi capitò tra le mani un opuscolo di Gemma Volli pubblicato dalla Comunità ebraica di Mantova, città di cui erano originari i Mortara. Lo lessi e trovai questa storia molto interessante per l’aspetto morale”.

Sport e valori. Per il Roma Club Gerusalemme il proprio motto è “l’inclusione”: Per questo, racconta oggi Repubblica Roma, della scuola calcio fanno parte “bambini e bambine ebrei, musulmani e cristiani, con un’età che va dai cinque ai quattordici anni”. In questi giorni, riporta il quotidiano, il Roma Club Gerusalemme si trova nella Capitale per promuovere il suo messaggio tra partite di calcio e diversi incontri istituzionali, dalla Figc con il presidente Gravina a Palazzo Chigi con il ministro Abodi. “L’inclusione è il nostro motto – afferma a Repubblica il vicepresidente della società Samuele Giannetti – e lo facciamo attraverso il calcio, con un’idea di educazione che abbracci tutte le diversità, proprio perché poi in campo si è davvero tutti uguali. Noi vogliamo far crescere i ragazzi prima come persone e poi come atleti”.

Sport e razzismo. Ancora una volta gli stadi diventano luoghi dove esprimere il proprio razzismo. È accaduto in Spagna dove – per l’ennesima volta – ad essere vittima di cori e attacchi razzisti è stato il giocatore del Real Madrid Vinicius nel corso di una partita a Valencia. “Non era mai successo che uno stadio intero intonasse cori razzisti contro un giocatore, e che questo fosse espulso per aver protestato”, il commento scandalizzato dell’allenatore del brasiliano Vinicius, Carlo Ancelotti. Il caso ha generato, raccontano i diversi quotidiani sportivi, un dibattito nazionale e non solo, con l’intervento anche del presidente brasiliano Lula a sostegno del giocatore. “Il campionato che era di Messi e Ronaldo, oggi è dei razzisti”, accusa Vinicius. A cui è arrivata una criticata replica del presidente della Liga spagnola Tebas: “La Spagna e la Liga non sono razziste. Prima di ingiuriarci, cerca di capire quel che facciamo contro il razzismo… Se non te lo spiegano, te lo spieghiamo di nuovo, visto che non sei venuto agli incontri chiesti da te”. Il giocatore non ci sta: “Ancora una volta, il presidente della Liga attacca me invece di criticare i razzisti: così si mette sullo stesso piano”.

Daniel Reichel