Yiddish, fascino e identità

Un pubblico numeroso e attento ha accolto la presentazione del libro “La lingua senza frontiere: fascino e avventure dello Yiddish” di Anna Linda Callow nel salone della Comunità ebraica di Verona. Un evento organizzato dalla Comunità stessa, in collaborazione con la sezione locale dell’Adei Wizo.
La presidente della Comunità ebraica veronese Anna Trenti Kaufman ha portato il suo saluto ai presenti, mentre chi scrive ha presentato i relatori, sottolineando la rilevanza dell’Yiddish per la storia della Comunità ebraica cittadina, tutt’ora di rito ashkenazita. Ricordando in questo ambito il libro Paris un Wiene attribuito a Elia Levita, traduzione in Yiddish di un romanzo cavalleresco edito da Francesco Dalle Donne nel 1594 a Verona. Lo stesso Elia Levita/Elye Bokher del “Bovo d’Antona “ di cui Callow parla nel suo libro.
Il dialogo tra il professor Riccardo Mauroner e l’autrice ha ripercorso il cammino dello Yiddish attraverso la storia e i luoghi che lo hanno visto protagonista.
Un viaggio che parte da una data importante, ritenuta la data ufficiale di nascita della lingua: si tratta di una benedizione scritta nel Mahazor di Worms del 1272. Questa iscrizione è scritta in caratteri ebraici e contiene delle parole di origine ebraica, ovvero soddisfa le due condizioni concomitanti che i linguisti hanno definito perché si possa avere una “Lingua degli Ebrei”.
Gli ebrei della Renania che venivano essenzialmente dall’Italia e dalla Francia avevano cambiato lingua, come spesso avviene per gli ebrei durante i loro spostamenti. Parlavano la lingua del posto di residenza, in questo caso il tedesco. Gradualmente l’Yiddish si sviluppa e le pagine del libro ne seguono l’andamento.
Anna Linda Callow ci racconta la sua passione per questa lingua senza frontiere. Nello scegliere la struttura dei capitoli del libro l’autrice ha scelto i momenti che a lei sono sembrati più salienti e che più l’avevano conquistata.
Il dialogo prosegue attraverso le pagine del libro toccando tutti i temi più significativi; dalle grandi figure rabbiniche ai padri delle letteratura Yiddish, passando da ovest a est tra gli Shtetl, per concludersi con una passeggiata a Williamsburg: il quartiere “ultraortodosso” di New York.
Non sono mancati i riferimenti alle recenti serie televisive che descrivono il mondo ortodosso, Shtisel ambientata a Gerusalemme in cui l’Yiddish è parlato dalla anziana nonna, e Unorthodox ambientata proprio a Williamsburg, dove tutti membri della comunità parlano la mame-loshn.
Di grande interesse per il pubblico il dibattito interno al popolo ebraico per la scelta della lingua che sarebbe dovuta diventare la lingua dello Stato d’Israele . Un dibattito che a volte si è espresso con toni aspri tra i sostenitori dello Yiddish e dell’ebraico moderno.
Diversi gli interventi del pubblico, che hanno rivolto domande all’autrice a conclusione dell’incontro.

Ester Silvana Israel