Voci preziose, storie da raccontare

Chi non ha un nome non esiste.
Le parole sono creatrici sin dall’inizio. Già “In principio” – Bereshit – dare un nome alle cose significò crearle.
È impossibile quindi non notare il nome della casa editrice protagonista di “Aspettando il Golem”, la mostra organizzata quest’anno in occasione di Casale Comics nei locali della Comunità ebraica di Casale Monferrato. Fondata nel 2001 a Roma, Orecchio Acerbo produce, per sua stessa ammissione: “Libri per ragazzi che non recano danno agli adulti / libri per adulti che non recano danno ai ragazzi”. E fra le indicazioni per la somministrazione – 12/15 libri l’anno, 1/2 volte al mese – compaiono “Stati di grave bulimia televisiva. Sindrome acuta di insufficienza immaginatoria. Distonia o rimbecillimento da abuso di videogiochi. Irritazioni cellulari da SMS. Coaudiuvante nel trattamento delle dipendenze da psicofamiliari (anfemammine, erononnine, coccaziine ecc.). Intolleranze alimentate (razziali, politiche, religiose ecc.). Elettroencefalodramma da iperattività. Squilibri emotivi connessi a stress per mancanza di mancanze. Stati apatici da eccesso di conformismo. Danni nel campo visivo. Abbassamento della soglia di solidarietà”. Vanno notate anche le precauzioni per l’uso, che sottolineano come: “Il prodotto andrebbe somministrato all’adulto e al bambino contemporaneamente”.
Non si scherza con Orecchio Acerbo, casa editrice per giovani lettori che riversa in ogni albo bellezza e significato. Storie importanti, illustratori capaci di illuminare le parole. Passione, cura, capacità di ascolto. Fanno sul serio. E sanno quanto è importante, proprio perché hanno un pubblico acerbo. Che con i loro libri non può che crescere a ogni pagina.
Torniamo a Rodari, che in una delle sue – serissime – filastrocche racconta di aver incontrato “Un signore maturo con un orecchio acerbo” e di avergli chiesto una spiegazione:

Signore, gli dissi dunque, lei ha una certa età
di quell’orecchio verde che cosa se ne fa?
Rispose gentilmente: – Dica pure che sono vecchio,
di giovane mi è rimasto soltanto quest’orecchio.
È un orecchio bambino, mi serve per capire
le voci che i grandi non stanno mai a sentire.

Voci preziose, storie che chiedono di essere raccontate, emozioni e bellezza. E una attenzione particolare a storie importanti, difficili, dolorose, raccontate sempre con una delicatezza che permette di superare ogni ostacolo e di convincere anche i tanti che purtroppo pensano ancora che per i bambini vadano bene solo le storielle amene. Il problema, con Orecchio Acerbo, è che citare un titolo, un autore, un illustratore significa fare torto agli altri, e soprattutto perdere di vista il valore più importante di una casa editrice coerente in ogni particolare e per cui ogni dettaglio, davvero, conta. A partire dal logo, una virgola e una parentesi che con estrema semplicità riproducono, appunto, un orecchio. Sono la somma di attenzione, cura, del peso dato a ogni pagina, ogni storia, ogni autore, ogni incontro a portare a un risultato unico.
Ogni parola è importante.

Ada Treves social @ada3ves