Dal pericolo Iran ai negoziati con Riad,
l’impegno congiunto di Israele e Usa

In una Israele che si prepara a celebrare Shavuot, la festa che celebra il dono della Torah al popolo ebraico, sui media i temi principali gravitano attorno al Bilancio biennale appena approvato dalla Knesset e alle nuove minacce provenienti dall’Iran. In queste ore infatti il regime di Teheran ha annunciato di aver testato con successo un missile balistico con una gittata potenziale di duemila chilometri. Un’arma capace quindi di raggiungere Israele. “Il nostro messaggio ai nemici dell’Iran è che difenderemo il Paese e le sue conquiste”, la retorica del ministro della Difesa iraniano Mohammadreza Ashtiani. Per gli analisti questo messaggio sarebbe una risposta alle recenti dichiarazioni del capo di Stato maggiore israeliano Herzi Halevi. In una conferenza pubblica Halevi aveva avvertito che a fronte del progredire del programma nucleare iraniano, a Israele potrebbe non rimanere altra scelta che un’azione militare preventiva. Il capo dell’esercito aveva anche ricordato come il regime di Teheran sia coinvolto “in tutto ciò che ci circonda e con chiunque sia contro di noi”. Dal finanziamento di Hezbollah in Libano ai terroristi della Jihad islamica a Gaza, il progetto di destabilizzazione iraniano è evidente. “Abbiamo la capacità di colpire l’Iran. Non ignoriamo ciò che sta cercando di fare intorno a noi. E l’Iran non può ignorare ciò che possiamo fare contro di lui”, l’avvertimento di Halevi. Parole che evidenziano l’atmosfera sempre più tesa su alcuni fronti del Medio Oriente. Una escalation che, spiega il sito Axios, sarà al centro di un importante incontro la prossima settimana a Washington tra il ministro israeliano per gli Affari strategici Ron Dermer, il consigliere per la sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi e il consigliere per la sicurezza nazionale statunitense Jake Sullivan (nell’immagine con il presidente israeliano Isaac Herzog). Al centro ci sarà appunto la questione iraniana, ma anche un altro tema chiave per gli equilibri della regione: i rapporti tra Israele e l’Arabia Saudita. “La Casa Bianca – scrive Axios – spera di dare una spinta diplomatica a un accordo di pace tra Arabia Saudita e Israele nei prossimi sei o sette mesi, prima che la campagna elettorale per le elezioni presidenziali consumi l’agenda del Presidente Biden”.
Non mancano gli ostacoli sul percorso per arrivare alla normalizzazione tra Gerusalemme e Riad. Ma il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen ha dichiarato a diversi organi di stampa che il tutto potrebbe avvenire addirittura entro sei mesi. L’emittente televisiva mako ha riferito che il ministro degli Esteri del Bahrein Abdullatif bin Rashid Al Zayani avrebbe facilitato due telefonate tra il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman e il Premier d’Israele Benjamin Netanyahu nelle ultime settimane. Qualcosa dunque, scrivono gli analisti, si sta effettivamente muovendo. “Si tratta di una mossa complessa che richiederà concessioni da due delle tre parti. – evidenzia il giornalista israeliano Ben Caspit, firma di AlMonitor e Maariv – Gli Stati Uniti dovranno fornire ai sauditi gli elementi della loro lista della spesa, tra cui la tecnologia per i reattori nucleari, il potenziamento delle armi e un’alleanza di difesa, mentre Israele dovrà concedere un tale potenziamento delle capacità militari saudite e fare concessioni significative nei confronti dei palestinesi, come richiesto dal mondo arabo, da ultimo al vertice della Lega Araba di questo mese”.