Il futuro degli ebrei d’Europa
“L’antisemitismo è in aumento e, purtroppo, le istituzioni ebraiche in tutto il continente sono costrette a destinare maggiori risorse alle misure di sicurezza. Il 38 per cento degli ebrei in Europa sta pensando di lasciare il continente a causa di sentimenti di insicurezza. È una vergogna, ed è responsabilità di ogni governo dell’Unione europea salvaguardare i propri cittadini”. Sono le allarmate considerazioni del vicepresidente della Commissione europea Margaritis Schinas, a una conferenza dei rappresentanti dell’ebraismo europeo organizzata a Porto. Parole riprese oggi dal Foglio che racconta come in alcuni paesi – in particolare Francia, Olanda, Belgio e Svezia – le comunità ebraiche si siano ampiamente ridotte nei numeri in questi decenni. Tra le cause appunto il problema della minaccia antisemita. “Emigrare è per noi una soluzione. E lo farà il sessanta per cento della comunità. Anche mio padre mi seguirà”, il virgolettato ripreso dal Foglio del figlio del rabbino capo di Amsterdam, Benzion Evers.
Bilancio israeliano. La Knesset, il parlamento israeliano, ha approvato il bilancio del governo del premier Benjamin Netanyahu per il 2023 e il 2024. Il via libera, per 64 voti contro 56, rinsalda il governo dopo settimane di negoziati tesi tra Netanyahu e partiti della sua coalizione. “L’opposizione ha accusato il premier di avere aumentato le spese per I suoi alleati ultraortodossi per programmi religiosi che danno pochi benefici all’economia e alla società in generale”, riporta il Sole 24 Ore. Il quotidiano economico segnala che “in base agli accordi del partito Likud coni suoi partner, il governo potrà disporre di un budget discrezionale senza precedenti di 3,7 miliardi di dollari: da utilizzare per finanziare gli insediamenti in Cisgiordania e i programmi religiosi”.
Equilibri mondiali. “L’Occidente, schierato con il presidente Zelensky, affronta un’inedita alleanza di interessi tra Mosca e Pechino ma il conflitto non si ferma ai confini dell’Europa: investe il ‘Sud Globale’, dall’Africa al Medio Oriente, e pone dubbi sull’essenza stessa della democrazia liberale”, lo scrive il direttore di Repubblica Maurizio Molinari, dando conto di un colloquio a più voci organizzato dalla fondazione Med-Or, a Roma, con protagonisti tre ex ufficiali dei servizi di intelligence di Israele, Gran Bretagna e Arabia Saudita. Il primo, David Meidan, rispetto alla posizione d’Israele sull’aggressione russa all’Ucraina, parla di posizione “articolata: sosteniamo gli ucraini ma dobbiamo farlo con cautela, non possiamo essere coinvolti direttamente in un conflitto con la Russia, che ha una presenza influente in Siria, ai nostri confini. Non solo, la cooperazione sempre più stretta tra Russia e Iran è un motivo di grande preoccupazione per noi”. Nel dialogo si parla anche dei rapporti tra i diversi paesi del Medio Oriente. Turki Al-Faisal, ex direttore dell’intelligence di Riad, ad esempio definisce il recente accordo raggiunto dal suo paese con l’Iran come “cruciale. Ma vogliamo rafforzare la collaborazione con tutti i nostri vicini. Ci può essere una cooperazione importante con Israele risolvendo la questione palestinese”. A riguardo interviene Meidan: “l’80% degli israeliani sostiene la pace con i nostri vicini. La svolta più importante per noi fu la pace con l’Egitto, ma diversamente dagli accordi di Abramo non ha coinvolto le popolazioni. Sul processo di pace sono pessimista, non vedo una soluzione nel breve periodo perché le leadership israeliana e palestinese sono deboli, non hanno il sostegno della maggioranza. – afferma l’ex capo dell’Unità cyber israeliana 8200 – Spero che i palestinesi vedano i vantaggi della pace con gli accordi di Abramo e ne diventino parte”.
Razzismo nel calcio. Continua a far discutere il caso legato al giocatore brasiliano del Real Madrid Vinicius. Dopo l’ultimo attacco contro di lui a Valencia, Vinicius ha pubblicato un video in cui ha raccolto raccoglie tutti i casi di razzismo di cui è stato vittima nel corso della stagione. “Le prove sono in questo video. Ora chiedo: quanti di questi razzisti hanno nomi e foto esposti in rete? Rispondo io per facilitare: zero – le parole del brasiliano del Real Madrid – Nessuno che racconti una storia triste o faccia una di quelle finte scuse pubbliche. Cosa serve per criminalizzare queste persone? E punire i club? Perché gli sponsor non fanno pagare LaLiga? Perché le televisioni non si preoccupano di trasmettere questa barbarie ogni fine settimana? Il problema è gravissimo e le comunicazioni non funzionano più”. “Nemmeno incolpare me per giustificare atti criminali. Non è calcio, è inumano”, conclude Vinicius Junior. Il caso è diventato una questione internazionale, sottolineano Repubblica e Domani, con gli interventi anche del presidente brasiliano Lula e dell’Onu. “Basta con le impunità” per i razzisti, scrive su Repubblica Maurizio Corsetti, in Spagna come in Italia.
Il caso di Milano. “Un fatto grave”. Così il sindaco di Milano Giuseppe Sala commentando l’episodio, ripreso da un video amatoriale, di una donna immobilizzata da quattro agenti della polizia locale della città e colpita con diverse violente bastonate da uno di loro. “L’agente che colpisce con il manganello è sempre lo stesso. – ricostruisce oggi il Corriere – Prima da dietro, quando il collega ha già ‘atterrato’ la donna transessuale con uno sgambetto: una manganellata a una spalla e una alla testa. Un altro agente fa segno di smetterla. Poi quando la donna è a terra il vigile si avvicina e spruzza spray al peperoncino. Ma è qui che il primo agente ritorna alla carica. Mentre la brasiliana si volta con le mani sul viso per ripararsi, lui la colpisce con una manganellata al fianco destro. Ne segue un’altra pochi secondi dopo ancora alla testa”. Il quotidiano spiega che la magistratura ha aperto un fascicolo per lesioni aggravate dall’abuso di pubblica funzione. Secondo le ricostruzioni, la donna, bloccata poco prima, aveva colpito due agenti tentando poi di fuggire. La vicenda è diventato anche un caso politico. “Prima di parlare a vuoto guardatevi bene quelle immagini perché, se non ne saprete riconoscere il dolore dell’abuso di Stato, arrivando a giustificarle, legittimandole, allora, sì, potrete essere chiamati fascisti”, il duro editoriale a riguardo di Ilaria Cucchi pubblicato da La Stampa.
Al cinema. Continuano sui quotidiani le recensioni e riflessioni legate al film di Marco Bellocchio, Rapito, in concorso a Cannes. Una pellicola che racconta la sottrazione forzata di un bambino di sei anni, Edgardo Mortara, alla sua famiglia da parte della Chiesa di Pio IX sulla base di un presunto battesimo. “È un film sociale e civile, politico. Che ci costringe a metterci in discussione”, afferma a Repubblica Fausto Russo Alesi, che nella pellicola interpreta il padre di Edgardo, Momolo.“Nel caso Mortara si vede tutta la violenza di uno Stato confessionale”, afferma lo storico Andrea Riccardi, intervistato dal settimanale Famiglia cristiana. Sulle stesse pagine si definisce il film di Bellocchio come una “condanna di ogni fondamentalismo, di ogni aberrazione ideologica”.
Segnalibro. A 80 anni dalla prima uscita, arriva in italiano Ucraina senza ebrei (Adelphi), testo imprescindibile sulla Shoah di Vasilij Grossman, in cui il giornalista e scrittore descriveva l’inferno silenzioso dopo lo sterminio invitando all’intransigenza morale, racconta Elena Loewenthal su La Stampa.
Bilancio sociale. È stato presentato ieri il bilancio sociale 2022 della Fondazione Memoriale della Shoah di Roma. A raccontare i risultati raggiunti – tra cui ingressi dei visitatori raddoppiati rispetto al 2021 – il presidente della Fondazione Mario Venezia, riporta il Corriere Roma. “La nostra sfida quotidiana è mantenere alti livelli di servizio, migliorando la qualità formativa dei nostri utenti e promuovendo una strategia di condivisione, attenta allo sviluppo di collaborazioni sostenibili, sia da un punto di vista economico che sociale”, le parole di Venezia riportate dal quotidiano.
Daniel Reichel