Turchia, il voto decisivo
L’attenzione internazionale, con diversi approfondimenti sui giornali, è per le elezioni odierne in Turchia. Qui la sfida decisiva è tra il presidente uscente Erdogan, grande favorito, e il candidato dell’opposizione Kilicdaroglu. I sondaggi e le previsioni danno quasi per scontata la vittoria del primo. “Dal punto di vista economico, mi aspetto che i problemi continuino, a meno che Erdogan non faccia aggiustamenti. – le previsioni a La Stampa di Yunus Kaya, docente di Scienze Politiche all’Università di Istanbul – Dal punto di vista politico, vedremo comparire nuovi attori per i periodi post-Erdogan e post-Kilicdaroglu. Sul lato sociale, il passaggio a una società più urbana e istruita continuerà”. Sull’esito della sfida odierna, la Stampa sottolinea come allo sfidante Kilicdaroglu non sia servito capovolgere la propria campagna elettorale nelle due settimane seguite al primo turno. “Dall’amore ‘profondo’, l’apertura all’Europa, al diverso, alle minoranze, a cominciare dai curdi, agli immigrati, si è passati a una sorta di ‘prima la Turchia’, nello stile del vecchio partito Chp, erede di Atatürk, dal nazionalismo spinto, che se la prende prima di tutto coni ‘diversi’, il più facile dei bersagli, i siriani, quattro milioni nel Paese, un milione della sola Istanbul. Kilicdaroglu ha promesso di rispedirli ‘a casa loro’, in un totale ribaltamento dei toni, ha accusato Erdogan di averli fatti entrare per poi concedergli il voto, cosa vera in minima parte, perché soltanto 240 mila hanno ottenuto la cittadinanza e sono potuti andare alle urne, non certo abbastanza per decidere il risultato in un Paese di 85 milioni di abitanti. – spiega da Istanbul Alberto Stabile, corrispondente del quotidiano torinese – Una mossa avventata, poco incisiva con elettorato fedele a Erdogan, ma che ha indignato l’ala sinistra della sua coalizione, e fatto suonare il campanello d’allarme fra i curdi”.
Comunali. Anche in Italia, tra oggi e domani, si vota per il secondo turno in 41 Comuni. “Si decide la sorte di Ancona, Pisa, Siena, Massa, Vicenza, Terni e Brindisi. Ma occhio anche al primo turno di voto in Sicilia, – rileva il Corriere della Sera – dove a Catania, Siracusa, Ragusa e Trapani, per la legge regionale, basta superare di un voto il quaranta per cento per portare a casa il sindaco”. Rispetto alle comunali, il Corriere racconta anche del caso generato in Puglia dal candidato sindaco di Acquaviva delle Fonti (provincia di Bari), Marco Lenoci, sostenuto dal centrodestra. Questi ha concluso il suo comizio, dicendo: “Vincere e vinceremo”. Una citazione del discorso che Mussolini tenne dal balcone di piazza Venezia per annunciare l’ingresso dell’Italia nella Seconda guerra mondiale.
Cannes. La Palma d’oro della 76esima edizione del Festival di Cannes è andata al thriller “Anatomie d’une Chute” della regista francese Justine Triet. “The zone of interest” di Jonathan Glazer, film che ricostruire la storia del comandante di Auschwitz e della moglie, ha vinto il Grand Prix della giuria. Giudizio non condiviso dal critico del Corriere Paolo Mereghetti secondo cui Glazer “ha stravolto il romanzo di Martin Amis a cui si ispira, cancellando ogni riflessione morale (come sembrano voler i tempi) e compiacendosi dl uno stile freddo e patinato che sembra voler trasformare in spettacolo l’atroce cinismo dei nazisti”.
Nessun premio, sottolineano i quotidiani, alle pellicole italiane in concorso. Ma di Rapito, il film di Marco Bellocchio dedicato al caso Mortara, si continua a parlare. In un’ampia intervista al Corriere 7 il regista spiega che la vicenda lo ha colpito per due elementi. “II primo è il rapimento: come si sia potuto portar via un bambino di sei anni alla sua famiglia e al suo mondo. Non mi interessa assolutamente scatenare polemiche, ma sottolineare come la fede, come la religione siano inevitabilmente intolleranti, perché sono costruite su una verità che non può essere contestata. È il senso del non possumus che pronuncia Pio IX”. Il Domenicale del Sole 24 Ore dà un giudizio molto positivo al film e lo racconta come una battaglia tra bene e male. “Il male fatto a Edgardo è radicale. – si legge nella recensione – Lo si deruba di sé stesso, gli si toglie la libertà di costruire la sua vita, lo si chiude in una prigione da cui non potrà e non vorrà più fuggire, e in cui cova una rabbia silenziosa, a tratti esplosiva”.
Su Domani Giovanni Maria Vian prende spunto dal caso Mortara e ricostruisce, richiamando gli studi della storica Anna Foa, il ruolo delle conversioni forzate portate avanti dalla Chiesa.
Ucraina e la Nato. Mentre sul terreno le cronache parlano di un esercito ucraino pronto alla controffensiva contro l’invasore russo, sui quotidiani si analizza l’evoluzione del legame tra l’Alleanza Atlantica e Kiev. La prima dovrebbe proporre nel vertice di Vilnius del prossimo luglio la costituzione di un Consiglio Nato-Ucraina. “Un modo per avvicinare ancora di più Kiev all’Organizzazione. Un organismo del genere infatti consentirà di rafforzare i rapporti politici e affiancare il piano di assistenza militare pluriennale”, spiega Repubblica. Secondo il quotidiano alcuni componenti della Nato vorrebbero evitare un’adesione completa di Kiev all’organizzazione perché temono possa diventare un ostacolo insormontabile per le trattative (sul Corriere si parla del tentativo di mediazione tra le parti del conflitto del Vaticano). Viene quindi teorizzata l’applicazione del “Modello Porcospino”: “L’idea è di continuare ad aiutare l’Ucraina sul piano economico e sul piano militare. Rendere Kiev uno degli eserciti più organizzati e potenti dell’area in modo da essere sempre ‘pungente’. Avere cioè la capacità di pungere la Russia. E di svolgere una sorta di funzione-cuscinetto tra i confini Nato e quelli di Mosca. – scrive Repubblica – Una tattica già usata dagli americani in passato e nel presente in diverse circostanze. In primo luogo in Israele. Che rappresenta il primo paese ‘pungente’ nei confronti dell’Iran. Basti pensare all’accordo di dieci anni siglato nel 2016 da Washington e Gerusalemme proprio sul sostegno militare”.
Il secolo di Kissinger. Segretario di Stato americano dal 1973 al 1977 e tra le figure politiche più influenti in quegli anni, Henry Kissinger ha compiuto ieri cent’anni. Molti gli articoli che ne tratteggiano l’impegno nella sfera politica e diplomatica. Il Corriere cita, tra i momenti più importanti della sua carriera, “il paziente lavoro di ricucitura (soprannominato ‘shuttle diplomacy’) tra Israele e i suoi vicini dopo la guerra del Kippur che sfocerà nel 1978 negli accordi di Camp David tra Egitto e Israele, pace che tiene ormai da mezzo secolo”.
Roma ebraica. Diversi articoli, su Repubblica Roma, d’interesse ebraico. Nell’edizione di venerdì una panoramica sulle prossime elezioni comunitarie, in programma il 18 giugno, con tre liste in lizza: “Per Israele”, “Ha Bait” e “Dor Vador”. A presentarne i programmi sono i rispettivi capilista Antonella Di Castro, Daniele Regard e Victor Fadlun. Il giorno successivo un articolo di denuncia rispetto allo stato di “abbandono” e “degrado” che vi sarebbe nell’area ebraica del Verano. A lanciare “l’ennesimo allarme è la famiglia di Leone Ginzburg, il letterato e antifascista italiano torturato e ucciso dalle SS nel febbraio del 1944”.
In memoria di Ascarelli. Sulle pagine napoletane di Repubblica un appello a più firme affinché il piazzale dello stadio di Napoli sia intitolato alla memoria di Giorgio Ascarelli, il fondatore e primo presidente della squadra di calcio nel 1926, poi cancellato dalla memoria cittadina con la promulgazione delle leggi razziste. / Si va verso lo stop all’utilizzo del termine “razza” nei documenti e negli atti della pubblica amministrazione. II governo, si legge tra gli altri sul Corriere, “avrebbe deciso di accettare il parere della commissione Affari costituzionali della Camera”. Il voto è previsto per martedì.
Simboli. “Al riparo dai riflettori, Giorgia Meloni sta trattando con il Partito popolare europeo per togliere la fiamma dal simbolo di Fratelli d’Italia in occasione del voto europeo del 2024, al fine di poter costruire una grande coalizione di maggioranza popolar-conservatrice nel nuovo Parlamento di Strasburgo”, lo rivela il direttore di Repubblica Maurizio Molinari in un editoriale in prima pagina. Secondo Molinari, Manfred Weber, leader dei popolari all’Europarlamento, avrebbe chiesto alla Presidente del Consiglio e leader di Fratelli d’Italia un “segnale significativo” di apertura politica ai moderati per rendere possibile un patto con i conservatori alle prossime elezioni europee. “Weber non ha avanzato richieste specifiche, – scrive Molinari – ma il progetto di un’alleanza fra popolari e conservatori per conquistare la maggioranza nell’emiciclo di Strasburgo ed esprimere la nuova presidente della Commissione europea richiede con tutta evidenza un distacco di Meloni, leader del gruppo dei conservatori europei, dalle radici postfasciste con modalità talmente evidenti da essere comprese ovunque in Europa”.
Giustizia. Alexander Bobovnikov, cittadino russo e israeliano che risiede in Israele, era stato accusato di truffa dai tribunali di Mosca. Sulla base di un mandato d’arresto internazionale, era stato arrestato a Firenze nell’aprile del 2022. Ai suoi legali Bobovnikov aveva dichiarato di essere stato condannato in patria con un pretesto e di temere ritorsioni per le sue posizioni contrarie all’invasione dell’Ucraina. Ora, racconta il Messaggero, l’uomo è stato scarcerato e non sarà estradato perché – la spiegazione del ministero della Giustizia – la Russia non è più tra i paesi contraenti della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. E la situazione “induce a ritenere sussistente concretamente il pericolo che, in caso di accoglimento della domanda di estradizione, l’estradando possa essere assoggettato a trattamenti contrari ai diritti fondamentali della persona, tra i quali anche il diritto di difesa”.
Ricordare Bartali. La Gazzetta dello Sport intervista la nipote di Gino Bartali, Gioia. Lo spunto sono le parole del Capo dello Stato Mattarella al quotidiano sportivo, a cui ha di recente dichiarato di essere stato un tifoso di Bartali. “lo cerco di ricordarlo ogni giorno e di tramandare i valori che gli appartenevano”, afferma la nipote. “Mio nonno ha contribuito a salvare molti ebrei e tanti gliene sono ancora grati”. Nell’intervista Gioia Bartali sottolinea poi di sostenere “gli eventi che la Gino Bartali School di Ran Margaliot organizza in Israele”.
Razzismo da stadio. “Ancora un pugno in faccia alla civiltà, ancora un episodio di razzismo nel calcio italiano, denuncia oggi Repubblica. “La discriminazione è tornata ad appestare i nostri campi – prosegue il quotidiano – e la vittima dell’ignoranza è stato l’allenatore croato del Toro, Ivan Juric. Il pubblico di La Spezia a esibirsi nel solito coro, ‘zingaro’, riservato agli slavi dalle peggiori curve d’Italia”. “Siamo nel 2023, cerco sempre di stare calmo. Ma dopo un po’ non ce la fai più”, il commento a fine partita dell’allenatore.
Daniel Reichel