Alessandria d’Egitto
onora Maimonide
“Lo studio della Torah è vita”
Si è concluso, nella sinagoga di Alessandria d’Egitto, un ciclo di studi in onore di uno dei più illustri personaggi della storia dell’ebraismo mondiale, attivo a lungo nella stessa Alessandria: Mosè Maimonide, il grande rabbino e pensatore noto anche come Rambam. Un significativo evento condotto sotto la guida di rav Avraham Dayan, già rabbino capo della città e attuale rabbino capo di Livorno, oltre che membro dell’Unione dei Rabbini nei Paesi islamici. Tra gli intervenuti l’ambasciatore israeliano nel Paese Amira Oron, l’ex rabbino capo di Alessandria rav Yosef Nefusi Shlita, il rav Yosef Hillel Shlita di Gerusalemme e alcuni rabbini del Movimento Chabad giunti dall’Italia e dalla Francia. Nell’occasione il gruppo ha anche visitato i cimiteri ebraici del Cairo e di Alessandria.
“Una visita di rabbini di questo tenore per lo studio del Rambam non si faceva in Egitto da vent’anni” rileva con soddisfazione rav Dayan, che dell’iniziativa è stato l’artefice insieme al rappresentante diplomatico d’Israele e al rabbino Shmuel Bolter Shalit’a che, racconta, “si è occupato dello studio dei testi del Maimonide”.
La visita ha avuto inizio nella Sinagoga Shaar HaShamaim al Cairo, dove il gruppo è stato accolto “con molto calore” dal leader della Comunità ebraica Sami Ibrahim Aryeh. In seguito i rabbini giunti in Egitto per onorare il Rambam si sono recati al cimitero ebraico. Numerose, all’interno, le sepolture di Maestri di fama. Una testimonianza di identità antichissima.
Dal Cairo il gruppo si è poi recato ad Alessandria, dove si è svolto un momento di studio, con la partecipazione del presidente della Comunità ebraica Roberto Marini, nella sinagoga Eliyahu Hanavì. Due i cimiteri visitati, mentre una preghiera si è poi svolta al Cecil Hotel (già Regina Palace), visitato dal rabbino Yosef Yitzchak nel 1929 mentre si recava in Israele. Da Alessandria i rabbini sono tornati al Cairo “per prendere la via di casa con un grande bagaglio culturale ed emotivo”, osserva ancora rav Dayan. Ad assistere “la piccola ma tuttora importante comunità ebraica d’Egitto, che svolge una funzione di tutela dei luoghi che hanno visto periodi importanti della storia e della cultura ebraica”. Non va infatti dimenticata, prosegue, “l’importanza che ha avuto nella storia della ricerca ebraica la Ghenizah del Cairo, dove venivano custoditi documenti risalenti anche all’epoca del Secondo Tempio”.
Grande la soddisfazione espressa dall’Unione dei Rabbini nei Paesi Islamici in una nota: “Moshe Rabbenu è nato in Egitto e Rabbi Moshe ben Maimon concluse la scrittura del Mishnè Torà in Egitto: con la luce della sua Torah egli ha illuminato il mondo intero”. L’incontro – è stato evidenziato in una nota, manifestando apprezzamento per l’impegno del rav Dayan – si è svolto “in questi luoghi santi, dove per molti lunghi anni gli ebrei della Santa Congregazione d’Egitto hanno studiato e pregato, dai giorni di Maimonide fino ad oggi: la Sinagoga della Porta del Cielo al Cairo e la Sinagoga del Profeta Eliyahu ad Alessandria. Un luogo scelto per segnare il completamento dello studio del Mishnè Torah, detto anche Yad Ha’Hazaka – il braccio forte, cioè i 14 volumi di cui è composta l’opera – che racchiude l’intera Torah”. Il percorso di studio, si ravvisa ancora, “ha lo scopo di unire tutto il popolo di Israele ovunque esso si trovi”. Il popolo ebraico, si conclude la nota, raggiunge infatti “la sua unità attraverso lo studio della Torah, perché essa è la nostra vita e la lunghezza dei nostri giorni ed è un punto di riferimento storico per tutti gli ebrei del mondo”.