Un rabbino in Sapienza,
nella Roma sospesa
tra Rinascimento e Controriforma

Nel 1555 Paolo IV, all’anagrafe Gian Pietro Carafa, segregava gli ebrei romani in un Ghetto. Quattordici anni prima, in una Roma che si avviava spedita verso la Controriforma e le sue restrizioni, ma in cui era ancora vivo il messaggio di apertura del Rinascimento, saliva in cattedra allo “Studium urbis” (la futura Università Sapienza) un intellettuale di gran fama: Jacob Mantino. Rabbino, medico e traduttore. Ponte tra gli altri con rilevanti figure del mondo islamico come Averroè e Avicenna. E soprattutto suo primo docente ebreo.
Una figura affascinante sotto vari aspetti, ma ancora poco conosciuta. A riportarla al centro dell’attenzione un convegno che ha preso il via in queste ore presso il Dipartimento di Filosofia dell’ateneo, organizzato dai docenti Chiara Adorisio e Giovanni Licata. Tra gli obiettivi dell’iniziativa, la prima nel suo genere dedicata a questo personaggio e al suo lascito, quella di indagare le condizioni politiche e sociali “che hanno fatto sì che Mantino sia stato il primo studioso ebreo a insegnare in forma ufficiale in una Università europea”.
Al centro, spiegano i due curatori del convegno a Pagine Ebraiche, non soltanto la vita e le opere di Mantino. Ma anche un più generale approfondimento, partendo dalla sua vicenda, sulle difficoltà di accesso agli studi e all’insegnamento universitario che hanno caratterizzato la storia ebraica nella Penisola nel corso dei secoli. Una triste storia, si evidenzia, “fatta di pregiudizi razzisti e divieti, più o meno formali, che è continuata fino alla prima metà del XX secolo”.
Non a caso, in varie relazioni, e in particolare nella giornata di domani, si arriveranno a lambire le famigerate leggi razziste promulgate dal fascismo nel ’38. Nello spirito, pur senza un patrocinio formale, “dell’accordo quadro che l’Università Sapienza ha firmato nell’ottobre del 2021” in tema di ricerca storica e Memoria, nel segno di una convergenza in questo senso con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara, la Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano, la Fondazione Museo della Shoah di Roma e la Comunità ebraica romana. Numerosi i progetti da allora avviati e in costruzione.
Tra gli studiosi e docenti coinvolti nel convegno su Mantino, oltre agli organizzatori, figurano Emma Abate, Guido Bartolucci, Dominique Bourel, Saverio Campanini, Candida Carella, Serena Di Nepi, Diana Di Segni, Michael Engel, Yehuda Halper, Dag N. Hasse, Margherita Mantovani, Yoav Meyrav e Giuseppe Veltri.