“Gli Usa e la marcia verso le libertà:
il contributo ebraico determinante”
L’incaricato d’affari dell’ambasciata americana in Italia Shawn Crowley ha celebrato ieri il mese dell’eredità ebraica americana, al centro in queste settimane di numerose iniziative e progetti. “Per generazioni il popolo ebraico ha contribuito alla marcia degli Stati Uniti d’America per giustizia, uguaglianza e libertà. Ricordiamo la lotta ancora attuale contro l’antisemitismo, che tutti noi dobbiamo impegnarci a combattere e vincere” il messaggio affermato durante la cerimonia svoltasi nella sede dell’ambasciata a Roma, con la partecipazione di vari esponenti del mondo ebraico e delle istituzioni israeliane.
Di seguito l’intervento della presidente UCEI Noemi Di Segni:
Buonasera a tutti,
S.E Signor Shawn Crowley, Incaricato d’Affari presso l’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia
Illustri amici,
Oggi ci riuniamo per dedicare anche qui in Italia un contributo alle numerose iniziative promosse nel quadro del mese dedicato alla cultura ebraica americana. Come sempre l’America è in grande. Noi abbiamo una giornata della cultura ebraica, solitamente ad inizio settembre. Gli Usa, anche loro da quasi venti anni, un intero mese dedicato al pensiero e alla cultura ebraica.
Promosso dal Presidente Bush nel 2005 e celebrato proprio dalle più alte istituzioni culturali (“The Library of Congress, National Archives and Records Administration, National Endowment for the Humanities, National Gallery of Art, National Park Service and United States Holocaust Memorial Museum join in paying tribute to the generations of Jewish Americans who helped form the fabric of American history, culture and society”). È stato deciso che è l’intero mese di maggio ed eccoci qui in chiusura del mese ad offrire anche la nostra dedica.
Riflettendo sul legame che unisce le due sponde dell’oceano e i mari navigati nei secoli, e i cieli solcati tra Italia, Europa e America, ci rendiamo conto che c’è un percorso preciso che lega le nostre terre e le nostre culture. Se nel 1492 – data che vede abbinate la scoperta delle Americhe e la cacciata degli ebrei dalla Spagna e Portogallo (oltre 15.000 persone) – era la prevaricazione e l’affermazione della supremazia religiosa a tratteggiare i percorsi e i drammatici cambiamenti demografici, l’invasione da un lato e la fuga dall’altro, il percorso in direzione opposta, dell’esercito americano che partecipa alla prima guerra mondiale (anche in Italia – monte Grappa pur con tutte le difficoltà) cosi come quella nella seconda guerra mondiale (come forze alleate) è nel segno di affermare le libertà fondamentali dell’uomo e tra queste le libertà religiose. In direzione opposta, ci sono voluti cinquecento anni.
Mi ha così commosso tenere in mando il piccolo Sidur portatile stampato appositamente per i soldati americani di fede ebraica sulla base di apposito Act, di leggere il testo traslitterato e la numerazione con il nome del soldato. Significa che non solo l’esercito aveva soldati di diverse religioni, ma che pensava anche al loro morale e alle necessità spirituali oltre che materiali e di attrezzatura di combattimento. Un libricino tascabile per la divisa. Quasi un paradosso, ma chi ha combattuto in Israele lo sa bene che si esiste e si resiste grazie anche questi paradossi.
Sono incise nella mente e nel cuore di tutti noi le immagini della liberazione di Roma del 4 giugno 1944 dai soldati americani, la prima tefillà al Tempio Maggiore celebrata con i soldati americani. Ci sono in queste foto in nostri padri, nonni e bisnonni, sopravvissuti alle persecuzioni e partecipi alla sospensione del dolore e allo strazio senza fine che si radicherà con la consapevolezza di cosa furono i campi di sterminio nazisti, con i perché senza risposta di mancati interventi e silenzi.
Con l’imposizione delle leggi razziali del ’38 e poi lo scoppio della guerra, l’arrivo di moltissimi immigrati ebrei negli Stati Uniti ha cambiato la stessa società americana con un impatto importante di contributo tangibile e rivoluzionario in qualsiasi ambito – cinema, teatro, letteratura, industria, economia. Alcuni illustri scienziati che si sono formati (o anche fermati) in Usa e la fuga delle menti più eccelse, depauperando quel patrimonio di sapere umano che resterà sempre – tra molte altre – nell’elenco delle offese fasciste all’Italia tutta e non solo ai suoi cittadini ebrei: Enrico Fermi, Emilio Segré, La Rita Levi Montalcini, la mia predecessore presidente dell’UCEI, Tullia Calabi Zevi. Menti italiane che hanno illuminato l’umanità e che si sono formate negli Stati Uniti.
E di pochi giorni fa l’annuncio della pubblicazione della strategia statunitense per combattere l’antisemitismo da parte del Presidente Biden, grazie agli sforzi e al lavoro immenso di Deborah Lipstadt. Lodevole in questa dichiarazione e documento l’attenzione alla tutela del diritto dello Stato di Israele di esistere e difendersi. Di definire atti di delegittimazione antisraeliana come antisemitismo. Nessun Stato è mai stato più alleato di Israele quanto gli Usa nel sostegno finanziario, politico, bellico. Ci sono scelte di fondo di singoli governi che generano confronto ma questo avviene proprio perché si sostengono i medesimi valori e le minacce mondiali sono assolutamente chiare e condivise.
Abbiamo una sfida comune tra Italia e Usa e le due nazioni. I due ebraismi si trovano assieme a considerare il livello di libertà in cui si trovano a vivere. Forse fino a pochi anni fa credevamo che in Usa l’antisemitismo non esistesse, che ci fosse il suprematismo bianco ma non l’antisemitismo. Ovviamente così non è mai stato ma oggi il livello di attacchi e violenza di ogni genere ha superato ogni argine e da qui quanto vediamo e leggiamo ci preoccupa moltissimo.
Siamo fiduciosi che con la determinazione del piano varato e promosso dalla presidenza stessa si possa fare molto anche sul piano della deterrenza o legalità, ma la sfida più grande resta e sarà, anche per noi, quella educativa-culturale. Conoscere gli ebrei, conoscere la cultura e il contributo millenario in Italia, di secoli e secoli in Usa, è sicuramente un percorso che porta lontano. Grazie per la vostra ospitalità e per la partecipazione di tutti i presenti.
Noemi Di Segni, Presidente UCEI
(Nell’immagine: ‘incaricato d’affari dell’ambasciata americana in Italia Shawn Crowley assieme all’ambasciatore israeliano in Italia Alon Bar, alla presidente UCEI Noemi Di Segni e alla presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello)