Le ferite dell’Emilia
In visita nelle zone alluvionate dell’Emilia-Romagna, il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha espresso la sua vicinanza alle popolazioni colpite. “È un momento impegnativo e difficile. – ha affermato il Presidente della Repubblica – Ho visto tante ferite nel territorio e so bene quanto ci sia da riprendere in molte abitazioni, aziende e strade, con coraggio e decisione per rilanciare la vita comune”. Ma “non siete soli. – ha ricordato Mattarella – So che ce la farete con l’aiuto dello Stato, del Governo” (Corriere).
I droni che preoccupano Mosca. Ieri nel cuore di Mosca c’è stata un’incursione di diversi droni – si parla di otto -, che sono poi stati abbattuti dalle forze di sicurezza russe. È la prima volta, evidenzia il New York Times, “che le aree civili della capitale russa sono state toccate direttamente dal conflitto ucraino. Un segnale che una guerra lontana potrebbe presto iniziare a sembrarlo un po’ meno per i russi”. Il Corriere della Sera spiega che i droni hanno fatto “pochi i danni, qualche finestra rotta e due persone ferite, segno che forse non trasportavano esplosivo. Ma il valore simbolico è alto e, per il Cremlino, umiliante tanto che Putin in persona ha promesso di ‘alzare le difese di Mosca’”. Surreale, prosegue il quotidiano, il commento del presidente russo secondo cui il caso rappresenterebbe un tentativo “di provocare una reazione simmetrica da parte della Russia”. Surreale perché sull’Ucraina Mosca fa piovere da “15 mesi missili, bombe e droni esplosivi di ogni tipo”. Nell’ultimo periodo i russi hanno inoltre intensificato gli attacchi aerei a zone lontane dal fronte con l’obiettivo “di esaurire le munizioni anti aeree ucraine” e terrorizzare la popolazione. Nel frattempo, segnala ancora il Corriere, Kiev sta preparando la sua controffensiva per recuperare i territori invasi da Mosca.
Il seggio Onu. “Una delle armi di cui dispone Putin nella guerra totale che sta conducendo contro l’Ucraina è lo status di membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Il famoso diritto di veto che quella posizione gli conferisce, gli permette di bloccare qualunque risoluzione che non gli vada a genio, gli sia sfavorevole o interferisca coni suoi interessi e i suoi crimini”, scrive il filosofo Bernard-Henri Lévy in un editoriale in prima pagina su Repubblica. Secondo Lévy bisognerebbe togliere quel seggio alla Russia e darlo oggi all’Ucraina.
Terrorismo. Un 30enne israeliano è stato ucciso in un attacco terroristico a colpi d’arma da fuoco nei pressi dell’insediamento di Hermesh, vicino a Jenin, nel nord della Cisgiordania. L’uomo al volante dell’auto è stato colpito da un’altra vettura in corsa e ha continuato a guidare fino all’insediamento dove è stato soccorso per poi morire dopo il ricovero in ospedale. L’attacco è stato rivendicato dai terroristi palestinesi della Brigata Martiri di al-Aqsa. La notizia è riportata in una breve su Avvenire.
I rapporti Israele-Vaticano. Diverse iniziative sono state organizzate dall’ambasciata israeliana presso la Santa Sede per ricordare il 30esimo anniversario delle relazioni diplomatiche con il Vaticano. In una di queste Avvenire ha intervistato l’ambasciatore Raphael Schutz. “La triste verità, confermata dalla statistica, è che l’unico posto in tutto il Medio Oriente che vede crescita e sviluppo della popolazione cristiana è Israele”, ha ricordato il capo della missione diplomatica israeliana in Vaticano. Schutz ha sottolineato il progredire dei rapporti tra le due realtà, rafforzato anche dalla visita in Israele di papa Bergoglio nel 2014. “Indubbiamente, un elemento di complessità – l’analisi dell’ambasciatore nei rapporti con la Chiesa – è dovuto al fatto che la maggior parte dei cristiani in Terra Santa sono arabi o palestinesi. È un dato di realtà che non dobbiamo ignorare, ma non possiamo neanche farne un fattore dirimente. La contrapposizione ideologica e la diffidenza pregiudiziale non portano da nessuna parte”. Il giornalista di Avvenire chiude l’intervista parlando di denunce insistenti delle autorità religiose cristiane in Israele per “attacchi messi in atto dagli estremisti ebrei ortodossi, che oggi godono di una forte rappresentanza nel governo”. E chiede: “Siamo di fronte a un’escalation?”. “Le autorità dovrebbero agire con forza e rapidità per evitare un’ulteriore escalation. – la replica dell’ambasciatore Schutz – È loro responsabilità smentire quanti pensano che l’attuale congiuntura politica dia il vento alla violenza di questi settori della popolazione. Non ci si sorprenda del fatto che il mio quartier generale di Gerusalemme sappia ricevere questo messaggio da me forte e chiaro”.
Rapito. Il film di Marco Bellocchio sul caso del rapimento del piccolo Edgardo Mortara ha acceso un grande interesse sulla vicenda, sul suo significato e sulle sue ripercussioni. A dedicarvi oggi un ampio approfondimento, l’Osservatore Romano, quotidiano della Santa Sede. “Rapito è il classico film che finisce per far parlare d’altro. Per esempio della libertà di coscienza e di culto, di Chiesa e Modernità, di Chiesa, Italia e Risorgimento, di Chiesa e antigiudaismo, del rapporto tra la Chiesa e le altre religioni… tutti temi molto importanti e molto complessi, e tutti presenti tra le righe del film”, scrive il direttore dell’Osservatore, Andrea Monda, che parla di “un film pieno di tristezza” che racconta “questa storia drammatica quanto ingiusta”. Il direttore editoriale dei media vaticani, Andrea Tornielli, aggiunge una riflessione sulla vicenda storica: “Oggi un caso Mortara non potrebbe più ripetersi perché la libertà religiosa sancita dal Concilio Vaticano II ha contribuito a cambiare prospettiva”. L’Osservatore ospita poi l’intervento di Marco Cassuto Morselli, Presidente della Federazione delle Amicizie ebraico-cristiane, per cui il film ha il merito di riaccendere “l’interesse su un fatto tutt’altro che isolato nella storia delle relazioni tra la Chiesa e gli ebrei e che non riguarda solo le conversioni forzate e in particolare dei bambini ebrei sottratti alla famiglia, battezzati e rinchiusi per impedire loro di ritornare alla religione dei padri ma in generale l’idea stessa della conversione degli ebrei”. Per questo, prosegue Cassuto Morselli, “le reazioni che il film susciterà negli ambienti cattolici diventeranno una cartina di tornasole della recezione degli insegnamenti di Nostra Aetate e della diffusione delle acquisizioni del dialogo ebraico-cristiano”. Intervistato da Libero, Bellocchio ricorda come il primo titolo a cui aveva pensato era “La conversione ma, nonostante il mio entusiasmo, la garbata opposizione della comunità ebraica mi ha fatto recedere”.
L’incidente sul lago Maggiore. Il proprietario e skipper della barca naufragata sul lago Maggiore, provocando la morte di quattro persone, è stato ufficialmente iscritto nel registro degli indagati per naufragio e omicidio colposi. A bordo dell’imbarcazione, scrive il Giornale, c’erano otto agenti segreti italiani e tredici israeliani del Mossad. Questi ultimi sono stati riportati in Israele a bordo di un jet privato, scrive il quotidiano, ad eccezione della salma di Shimoni Erez, una delle vittime della tragedia. Da chiarire i motivi dell’incontro sull’imbarcazione, che risultava sovraffollata al momento dell’incidente.
Sport. Oggi a Budapest saranno commemorati due grandi allenatori magiari segnati dalle persecuzioni antiebraiche: Arpad Weisz, allenatore di Inter e Bologna assassinato ad Auschwitz, e Egri Erbstein, allenatore del Grande Torino che scampò alla deportazione. A loro è dedicato il documentario firmato dal regista ungherese Papp Gabor, che sarà proiettato all’istituto di cultura italiana di Budapest.
Segnalibro. Su Repubblica, uno stralcio del libro di Elisabetta Moro e Marino Niola Mangiare come Dio comanda (Einaudi) dedicato al rapporto tra cibo, religione e confronto tra le regole delle diverse fedi. In un passaggio si ricorda l’esempio di coesistenza di Sarajevo, “dove per sei secoli è stata in vigore una legge non scritta, ma rispettata da tutti. Il suo nome è komšiluk (‘buon vicinato’). Un vero e proprio manifesto dell’ospitalità. Secondo un’antica consuetudine, tipica delle comunità multireligiose, quando si invitava qualcuno a cena nessuno chiedeva all’altro la fede di appartenenza. Ma per rispetto di tutti si evitavano i cibi e i comportamenti proibiti dalle varie fedi”. E, scrivono Moro e Niola, “tutti partecipavano alle feste e ai riti religiosi delle famiglie del quartiere, mettendo in atto regole condivise da generazioni. Al punto che in ogni casa erano presenti servizi di piatti, bicchieri, pentole e posate dedicati esclusivamente alle festività. Non per ragioni estetiche, ma di purezza rituale. Per rispettare la regola della Torah ebraica secondo cui latte e carne non devono mai incontrarsi, nemmeno di striscio, né materialmente né, tantomeno, simbolicamente, in una padella o in una zuppiera”.
Daniel Reichel