Genitorialità, impegni e sfide
in una società in trasformazione
Un approfondimento sulla genitorialità “nell’era dei social e delle biotecnologie” ha contraddistinto il Moked primaverile appena conclusosi a Milano Marittima su iniziativa dell’area Cultura e Formazione UCEI. Numerose le occasioni di confronto, con il coinvolgimento dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia impegnata nelle stesse ore in un convegno i cui partecipanti hanno avuto modo di interagire con quelli del Moked. “Genitorialità e biotecnologie: aspetti etici e halachici”, “Come trasmettere l’identità ebraica in modo ‘emotionally intelligent’”, “Educazione permanente alla lettura” alcuni tra i molti argomenti affrontati nei diversi incontri del Moked, che ha avuto una sua programmazione specifica dedicata a bambini e ragazzi.
A dare il benvenuto ai partecipanti il rav Roberto Della Rocca, direttore dell’area Cultura e Formazione, con la partecipazione e l’intervento tra i vari rabbini del presidente dell’Ari rav Alfonso Arbib, del rabbino capo di Genova e assessore UCEI agli Affari Religiosi rav Giuseppe Momigliano, del biologo e direttore della Rassegna Mensile di Israel rav Gianfranco Di Segni. A portare un contributo alla discussione sono stati tra gli altri anche l’assessore alle Politiche educative UCEI Livia Ottolenghi, tra le relatrici di una tavola rotonda sul tema portante del Moked, e i componenti di Giunta Sara Cividalli (assessore al Raccordo progetti UCEI-Comunità) e Simone Mortara (assessore alle Politiche giovanili).
“Cosa significa essere genitori?” una delle domande poste a Sarantis Thanopulos, il presidente della Società psicoanalitica italiana, in una video-intervista realizzata dal rav Della Rocca e dalla coordinatrice dell’area Cultura e Formazione Ilana Bahbout. “Essere genitori – la sua risposta – significa essere in grado di accettare che il futuro è nella nostra vita e desiderarlo. I figli quindi non rappresentano la nostra continuazione, sono il futuro già nella nostra vita e ci obbligano a ricollocarci nella nostra esperienza, a trasformare il nostro modo di pensare, a vedere il presente in una maniera molto diversa che disloca il nostro sguardo e ci fa vedere cose che prima non eravamo in grado di vedere”.
Tra gli stimoli portati all’attenzione della platea (tra cui varie famiglie con bambini, provenienti da grandi come piccole e medie Comunità dell’ebraismo italiano) una ricerca a cura del sociologo Enzo Campelli in cui è stato dimostrato come, nonostante la compressione demografica, il valore della genitorialità resti ancora al centro dei percorsi e delle scelte delle famiglie ebraiche italiane. Argomenti sul quale sono intervenuti, tra gli altri, anche la psicoterapeuta Anna Haddad, l’operatrice per l’educazione alla lettura Marta Conti Forti, la preside della scuola primaria e secondaria della Comunità ebraica romana Milena Pavoncello. Il Moked è stata anche l’occasione per presentare alcuni progetti UCEI basati sull’esperienza del condividere, dello stare insieme, anche nel segno di una proficua alleanza scuola-famiglie-comunità. In questo senso, come illustrato ad esempio dal rav Momigliano, la tradizione ebraica ha in sé la forza di alcuni strumenti regolativi di essenziale importanza. Un patrimonio millenario di cui tener conto nell’affrontare le tante sfide del futuro.