In spiaggia con le matkot
Siamo praticamente arrivati alla fine dell’anno scolastico, e con l’inizio di giugno l’estate e le vacanze si avvicinano… i pensieri dei giovani lettori probabilmente sono già tutti rivolti alle lunghe giornate estive, e su DafDaf abbiamo iniziato a occuparcene.
Come raccontiamo nella rubrica populari beIsrael “Se vi capita di andare in una spiaggia israeliana, soprattutto a Tel Aviv, vi accorgerete di un rumore costante. Toc, toc, toc… Non è il rintocco di un orologio, ma il suono di un gioco popolarissimo in tutto il mondo che in Israele è praticamente un rito nazionale: le matkot (racchetta in ebraico), ovvero i racchettoni”.
Le regole semplicissime, sono partite in cui non c’è un vincitore, è solo il piacere a contare in un passatempo così diffuso sin dall’inizio del Novecento che è diventato il soggetto di un documentario, di opere d’arte e addirittura il tema di un museo.
Buona lettura!
Se vi capita di andare in una spiaggia israeliana, soprattutto a Tel Aviv, vi accorgerete di un rumore costante.
Toc, toc, toc…
Non è il rintocco di un orologio, ma il suono di un gioco popolarissimo in tutto il mondo, ma in Israele è praticamente un rito nazionale: le matkot (racchetta in ebraico), ovvero i racchettoni.
Dalla primavera all’autunno – un po’ meno d’inverno – nelle spiagge di Tel Aviv la colonna sonora è
il rintocco di questo gioco che coinvolge tutte le età. Le regole sono semplici: due giocatori, di solito scalzi e poco vestiti, usano una racchetta per colpire una palla di gomma delle dimensioni di quella da ping-pong. Avanti e indietro, il maggior numero di volte possibile. A volte uno attacca, schiacciando la palla con maggiore forza, e l’altro difende e cerca di assorbire il colpo. A volte il contrario.
In genere comunque i giocatori stanno paralleli al mare e si fermano solo per inseguire le palle perse. Non ci sono punti, non c’è un vincente alla fine degli interminabili scambi.
I giocatori si presentano sul bagnasciuga e si spartiscono il territorio tra i bagnanti e chi prende il sole.
Non tutti sono contenti di avere questi vicini rumorosi al proprio fianco per cui non è raro vedere negoziazioni in spiaggia su come dividersi lo spazio.
C’è chi poi proprio non sopporta le matkot e vorrebbe sparissero come i due giovani registi Tom Shinan e Liran Goldberg che vi hanno dedicato alcuni anni fa un cortometraggio, diventato molto popolare: Matkot – The End (La fine).
È un brevissimo film ironico in cui i due registi cercano, senza successo, di dimostrare la pericolosità dei racchettoni e organizzare una manifestazione per bandirli da Tel Aviv. Il tutto perché non ne sopportano il fastidioso ed eterno rintocco. Ma le matkot fanno parte del paese da molto tempo.
C’è un dipinto del 1932 dell’artista Nahum Gutman che raffigura una coppia di giocatori su una spiaggia di Tel Aviv. Altri documenti indicano che il gioco veniva praticato già negli anni Venti.
E c’è chi come Amnon Nissim e Morris Zadok lo descrivono come la cosa più importante della loro vita. I due sono dei veterani dello scambio a racchettoni. Si sono incontrati così in spiaggia e da lì è nata una solida amicizia pluridecennale. Entrambi, quando si parla di matkot, vengono intervistati dai diversi media. Anche perché Nissim ha trasformato il suo appartamento a Neve Tzedek, quartiere di Tel Aviv a pochi passi dal mare, in un museo delle matkot: ci sono racchettoni ovunque, di ogni di tipo di materiale e provenienti da tutto il mondo. E poi tanti oggetti a forma o che richiamano un racchettone: dal tappeto d’ingresso alla mezuzah alla porta, fino a una menorah.
“Matkot è la mia vita”, ha raccontato Nissim ai media. Per l’amico Zadok – che ha provato persino a far riconoscere i racchettoni israeliani alle Olimpiadi – è il gioco ideale. “Non c’è competizione. È tutta una questione di cooperazione, armonia, amore”.
“È un modo per passare una giornata con gli amici, con l’hevre, in spiaggia”, aggiunge la moglie
di Zadok, Diana, che proprio grazie alle matkot ha incontrato il marito.