La cerimonia a Groscavallo
Storie di Memoria, storie di Resistenza

Groscavallo, comune piemontese situato nella Val Grande di Lanzo. Un territorio che ha visto episodi significativi della Resistenza e gesti di solidarietà della popolazione locale che ha contribuito a nascondere e proteggere ebrei, tra i quali Simone Teich Alasia, medico, che aveva organizzato nella locale scuola elementare un ospedale partigiano. Vicende interessanti e relativamente poco conosciute che sono state rievocate il 2 giugno in una cerimonia, organizzata dai consiglieri comunali Fabio Santo, Lorenzo Albry e Andrea Parodi del gruppo di minoranza Groscavallo Domani. L’idea di questo evento – che ha visto la partecipazione di Nino Boeti, presidente dell’ANPI provinciale, e di Daniele Valle, Vicepresidente del Consiglio Regionale del Piemonte e presidente del Comitato Resistenza e Costituzione – era nata in seguito alla mancata celebrazione del 25 aprile da parte del sindaco locale. Tra gli invitati anche la Comunità ebraica di Torino; con Lucia Levi (assessore al bilancio e alle attività sociali) abbiamo accolto con piacere l’occasione di portare il saluto della Comunità a questo evento interessante e commovente, che ha incluso anche una sosta alla ex scuola elementare dove Simone Teich Alasia aveva allestito il suo ospedale partigiano nell’estate del 1944 (era presente il nipote Simone Teich con la madre) e l’incontro con due discendenti delle famiglie che lo hanno protetto, una delle quali ci ha accolti in casa sua per mostrarci il luogo esatto del suo nascondiglio. Al termine della giornata i consiglieri comunali Andrea Parodi e Fabio Santo ci hanno gentilmente condotte alla frazione Rivotti a vedere i luoghi in cui è stata nascosta un’altra famiglia ebraica, i Gandus.
C’è chi ritiene – è stato detto nel corso della cerimonia – che il 2 giugno sia la festa di tutti mentre il 25 aprile sarebbe invece una festa “di parte”, ma le due date sono inscindibili, la Repubblica non avrebbe potuto nascere senza la Liberazione. Una correlazione che dovrebbe essere ovvia per tutti e che invece a volte si tende ad ignorare. Doppiamente ovvia per gli ebrei, per cui la Liberazione ha rappresentato doppiamente la fine di un incubo e che con l’articolo 3 della Costituzione hanno guadagnato la piena uguaglianza. Per questo credo sia utile la nostra partecipazione a occasioni come questa, perché la nostra testimonianza può aiutare a ribadire che il 25 aprile e il 2 giugno sono, e devono essere, feste di tutti.

Anna Segre, vicepresidente della Comunità ebraica di Torino

(Nell’immagine in alto: una sosta davanti alla baita in cui era nascosta la famiglia Gandus)