L’Italia e le notti magiche d’Europa,
a 100 anni dall’impresa dell’Hakoah

Erano anni che l’Italia del calcio non viveva momenti così. Nuovamente protagonista in Europa dopo anni ai margini, salvo qualche raro sprazzo. Tre finaliste in altrettante finali di coppa. E se per la generosa Roma opposta al Siviglia l’esito in Europa League è stato amaro, stasera – in attesa del piatto forte con la finale di Champions League tra Inter e Manchester City – toccherà alla Fiorentina sfidare il West Ham in Conference. Partono con i favori del pronostico i secondi. Ma non sempre i più forti, almeno sulla carta, vincono. Ne sa qualcosa lo stesso West Ham, che esattamente cento anni fa fu la prima squadra inglese a perdere sul proprio terreno di gioco contro un club straniero. Un vero e proprio affronto per i maestri del “Football”, che si ritenevano indiscussi padroni di sapienza e tecnica calcistica. A procuragli quell’onta fu l’Hakoah, la leggendaria squadra ebraica di Vienna dissoltasi dopo l’Anschluss e oggi scomparsa dai radar del calcio che conta. Il club viennese, influenzato dalla dottrina del “Giudaismo muscolare” coniata dal leader sionista Max Nordau, fu uno dei più vincenti d’Austria nei suoi gloriosi Anni Venti. Un calcio champagne innaffiato dalla conquista di un titolo nazionale nel 1925 e, ancora prima, da quell’impresa sul terreno del West Ham.
Era il settembre del 1923. Se è pur vero che i padroni di casa schierarono varie riserve, l’Hakoah diede soddisfazione a quanti avevano scelto per lei quel nome, “la forza”, imponendosi con un roboante 5 a 0. Tra gli artefici dell’exploit Bela Guttmann, uno dei giocatori più talentuosi del sodalizio ebraico-viennese e futuro allenatore di fama internazionale. Un’impresa netta. A fine partita, con grande sportività, i primi a complimentarsi furono gli avversari. Tra loro George Kay, capitano di quel West Ham e in seguito manager di successo del Liverpool, che avrebbe commentato: “Siete la miglior squadra che abbia mai incontrato. E, credetemi, ho visto centinaia di partite di calcio”.
La favola dell’Hakoah si sarebbe presto infranta davanti all’incubo di un’Europa sotto la scure del nazifascismo. Tra i suoi tesserati ci fu chi scelse di migrare nell’allora Palestina mandataria, il futuro Stato d’Israele, chi riuscì a nascondersi e chi invece non ebbe questa possibilità, finendo annientato nella Shoah. Lo stesso destino subito da un altro nome da leggenda, l’ebreo astigiano Raffaele Jaffe, fondatore e primo presidente del Casale Football Club vincitore nel 1914 di un clamoroso scudetto. L’anno precedente la squadra monferrina era stata capace di un’altra impresa destinata agli almanacchi, diventando il primo club italiano a battere un’avversaria inglese. In questo caso a cedere era stato il Reading, sconfitto per 2 a 1 nello stadio del Casale.
Fiorentina contro West Ham, tra poche ore il verdetto di Conference. Il titolo sarà assegnato a Praga. La città, e forse non è un caso, del più celebre tifoso dell’Hakoah: Franz Kafka.

(Nell’immagine: una formazione dell’Hakoah)