Da Gerusalemme a Rabat,
la storica visita di Ohana

Dai legami economici e di sicurezza alla cultura popolare, i rapporti tra Israele e Marocco in questi anni si sono fatti sempre più saldi. A fare da momento di svolta, gli Accordi di Abramo e la decisione di Rabat di unirsi all’intesa tra Israele e alcuni paesi arabi per normalizzare i propri rapporti e immaginare un futuro diverso. Un passo deciso dal Marocco a fine 2020 e da allora con Israele sono stati avviati progetti congiunti, creati voli diretti tra i paesi, costruite collaborazioni sul fronte sicurezza. Anche lo sport ha contribuito a fare da ponte: i 250mila israeliani di origine marocchina negli ultimi mondiali non hanno fatto mancare il proprio sostegno alla selezione dei “Leoni dell’Atlante”, che in Qatar è diventata la prima nazionale africana a raggiungere la semifinale. A tifare per la squadra anche la famiglia dell’attuale presidente della Knesset, Amir Ohana, che in queste ore è tornato nella città del padre, Rabat, per una missione dai risvolti storici. “Avrò l’opportunità di entrare nella storia, in quanto primo Presidente della Knesset dello Stato di Israele ad essere invitato a recarsi in visita ufficiale al Parlamento di un Paese musulmano”, le parole di Ohana. Una visita iniziata nella sinagoga di Rabat, dove si recava in preghiera il padre e dove il portavoce del parlamento ha letto lo Shemah. “Essendo figlio di genitori marocchini, sono stato imbevuto fin da piccolo della lingua, della cultura, delle canzoni e dei sapori del Regno del Marocco. Tutto questo scorre nelle mie vene e mi scalda il cuore in molti modi. – le parole di Ohana affidate al magazine L’Observateur du Maroc – Da qui vorrei esprimere il nostro amore e la nostra amicizia per il popolo marocchino. Abbiamo vissuto in mezzo a voi nel corso degli anni, finché il nostro sangue si è mescolato al vostro. Siamo stati lontani per un po’, ma ora molti di voi possono capire quanto ci siete mancati”.
Nell’agenda del presidente della Knesset, un incontro con il suo omologo marocchino, Rashid Talbi al-Alami, con il gruppo parlamentare di amicizia Israele-Marocco e altri legislatori del paese. I due presidenti firmeranno inoltre un memorandum d’intesa volto a sviluppare la cooperazione parlamentare bilaterale. In dono Ohana ha portato la versione più piccola del Corano esistente. Un chip di 4,7 millimetri e un minuscolo spessore di 500 micron stampato con la nanotecnologia israeliana e contiene tutte le pagine del libro sacro per i musulmani.
Tra Rabat e Gerusalemme, a differenza che con altri paesi musulmani, rapporti diplomatici ci sono stati in passato. Negli anni Sessanta, ricorda ad esempio il Jerusalem Post, il re marocchino Hassan II consegnò a Israele le registrazioni di una riunione della Lega Araba che aiutò Gerusalemme a prepararsi alla Guerra dei Sei Giorni. I rapporti progredirono poi ufficialmente negli anni degli accordi di Oslo. Ma i legami si raffreddarono molto nel 2000, con l’esplosione delle violenze palestinesi note come seconda intifada. Da lì in avanti non ci sono stati molti scambi: gli israeliani di origine marocchina potevano recarsi in Marocco, ma non direttamente. Adesso invece sono stati creati voli diretti, simbolo di un legame rinnovato. Non sono mancate le proteste, anche da parte di rappresentanti dello Stato, per questo riavvicinamento. La stessa visita di Ohana è stata accolta da una piccola manifestazione di protesta con slogan a sostegno della causa palestinese. Ma, nonostante questi gesti, il rafforzamento delle relazioni non sembra aver subito ostacoli. I due Paesi hanno firmato il primo memorandum d’intesa in materia di difesa tra, all’inizio del 2023, le Forze armate marocchine hanno annunciato che i due paesi intendono “rafforzare ulteriormente la cooperazione ed estenderla ad altri settori, tra cui l’intelligence, la difesa aerea e la guerra elettronica”. Questa settimana, l’esercito israeliano ha inviato per la prima volta dei soldati a partecipare a “African Lion”, un’esercitazione militare guidata dagli Stati Uniti in Marocco.