Intellettuali in fuga dal fascismo,
nuove storie e nuovi intrecci

Richiamare l’attenzione sull’emigrazione intellettuale dal fascismo – “tuttora non conosciuta sia nei numeri sia nelle vicende biografiche, nei percorsi e negli esiti accademici e professionali” – è la finalità prima di Intellettuali in fuga, il portale sviluppato dall’Università di Firenze nell’occasione dell’ottantesimo anniversario dalla promulgazione delle leggi razziste. Un servizio di pubblica utilità che continua ad ampliarsi nell’offerta di storie e spunti su cui riflettere, con una seconda edizione riveduta e ampliata che tra le novità contiene foto ingrandibili e ordinate, mappe navigabili, linea di mobilità interattiva, possibilità di caricare video.
I numeri dicono già molto: 393 le biografie di intellettuali in fuga ricostruite, 248 le vite “in movimento” che si vanno ad analizzare, 769 i familiari di cui ci si occupa, con ad oggi il supporto di ben 155 mappe e 1769 fotografie. Numeri eloquenti rispetto all’ampiezza dell’impegno intrapreso a partire dal 2018 e comunque “in continuo aggiornamento” come spiega Patrizia Guarnieri, anima di questo progetto meritorio che, attraverso un’evidenziazione sulle sorti dei familiari, va ora a gettare una luce ulteriore “sull’ampiezza delle perdite per il paese”.
Tra le schede aggiornate in questi mesi risalta il nome di Guido Fubini, matematico di fama, nell’ottantesimo anniversario della morte (avvenuta a New York il 6 giugno del ’43). Malgrado la non giovane età (60 anni), dopo la fuga dall’Italia si aprirono per lui le porte di un ateneo come Princeton. Nuovi apporti riguardano anche la figura di Carlo Rosselli, fuggito nel ’29 in circostanze avventurose e fondatore in quello stesso anno di Giustizia e Libertà, con un focus specifico dedicato alla moglie Marion e alla madre Amelia. “È inglese, una donna forte, coraggiosa e isterica, e perciò molto pericolosa, quanto e forse più del marito”, aveva scritto della prima un agente della polizia fascista. Quasi non si capacitasse, si fa notare sul portale, “che una donna, sposa e madre, mostrasse tanta determinazione e autonomia di idee e di attività”.
Altro percorso di vita che si va a illuminare è quello di Paolo Rossi, fratello minore del più noto Ernesto, espatriato in Svizzera nel ’25. Da fuoriuscito e poi da emigrato, si racconta, “visse la difficoltà di guadagnarsi da vivere, la delusione verso l’antifascismo italiano e il comunismo elvetico, la continua sorveglianza della polizia”.