Torah – Un blocco unico

La parashà Behaalotecha inizia con l’ordine impartito ad Aharon di preparare la menorà prima della sua accensione, tornando nuovamente a ripetere il modo come essa deve essere costruita. Poco più avanti la Torà tornerà ad impartire un nuovo ordine, che è quello di fare due trombe d’argento – chazzozzerot kesef, che dovevano servire a richiamare il popolo all’attenzione, in alcuni particolari momenti della sua vita. Sia per la costruzione della menorà che per la costruzione delle trombe, la Torà adopera un particolare termine – mikshà – che, tradotto in italiano, significa blocco unico.
Tentiamo ora di dare una sorta di spiegazione a questi due particolari “strumenti” che dovevano trovarsi nel Mishkan del deserto e successivamente nel Tempio di Gerusalemme; la menorà doveva essere posta esattamente alla destra del parochet – la cortina di tessuto ricamato che separava il kodesh, la parte sacra del Tempio (quella dove, oltre alla menorà, si trovava l’altare d’oro per l’offerta del qetoret e il tavolo dei pani della presentazione) e il kodesh ha kodashim – il sancta sanctorum, dove aveva accesso esclusivamente il Sommo Sacerdote una volta all’anno e dove era contenuto l’Aron ha Berit – l’Arca del Patto. Le chazzozzerot kesef – le trombe d’argento si trovavano esternamente a questi luoghi, ma pur sempre all’interno del Tempio ed erano custodite dai Cohanim.
Esistevano altre menorot, per illuminare il Tempio e altre trombe che erano usate dai Leviti come strumenti musicali, per accompagnare le offerte sacrificali, ma sia la Menorà che le chazzozzerot kesef, avevano uno scopo diverso.
Esse erano usate per degli scopi ben precisi, unici nelle loro specie; e per entrambe esclusivamente era espresso, a proposito della loro costruzione il termine mikshà – blocco unico. La menorà simboleggia il popolo di Israele e il rapporto con il Signore D-o, è divenuto, sin dalla prima Diaspora il simbolo del nostro popolo: basti leggere la Haftarà che leggeremo dopo la parashà questo shabbat.
Le chazzozzerot kesef sono il simbolo anch’esse, in un certo senso del popolo, perché servivano proprio a far sì che esso, nel momento in cui erano suonate (era un momento particolare, come ad esempio per richiamare il popolo davanti alla Tenda della Radunanza o per uscire in guerra contro il nemico oppure nei momenti particolari di gioia in cui il popolo doveva offrire un qualche sacrificio festivo), il popolo doveva uscire dai loro accampamenti in modo compatto: tutti insieme ed uniti. La parola mikshà quindi, è riferita proprio alla loro funzione, ossia quella che in alcuni momenti, era fondamentale che il popolo fosse unito – un unico blocco.
Questa è esattamente il nostro destino e la nostra vita; noieEbrei quando siamo uniti e compatti, possiamo considerarci un popolo unico che nessuno potrà mai sconfiggere o sradicare.

Rav Alberto Sermoneta, rabbino capo di Venezia

(11 giugno 2023)