“Ratto del fanciullo”, in mostra
i documenti sul caso Mortara

Illustrato in autunno nell’ambito della Festa Internazionale della Storia, il sito web dedicato al caso Mortara a cura della Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna (la più grande dell’Emilia-Romagna) è un gioiello da non perdere. Un percorso bibliografico digitale di fondamentale importanza divulgativa, che si rivolge agli utenti della rete ordinando le vicende storiche nel loro susseguirsi, evidenziando il ruolo dei protagonisti che vi presero parte, mappando i luoghi della città in cui la vicenda si snoda e ricostruendo le reazioni dell’opinione pubblica su vasta scala. A sostegno del racconto una mole di documenti e foto d’epoca. Una selezione di quel materiale è presentata ora anche fisicamente e non soltanto virtualmente all’interno della mostra “Il ratto del fanciullo”, che ha il proposito di far luce su un evento che si paragona “per certi versi al celebre caso Dreyfus”. Con una differenza però sostanziale: mentre il primo è oggi spesso ricordato come momento chiave di un’epoca, di quest’altro caso si perse la memoria rispetto agli “importanti effetti politico-diplomatici che aveva generato”.
L’ambizione dei promotori del sito, curato da Maurizio Avanzolini e Marilena Buscarini, è quella di offrire uno strumento che consenta non solo a studiosi e ricercatori di raggiungere più facilmente la documentazione conservata in biblioteca, ma anche di permettere a un pubblico più vasto di lettori e semplici curiosi “che si sono imbattuti nel caso Mortara leggendo un libro, un articolo o guardando un film o uno spettacolo teatrale, di entrare in contatto diretto con le fonti storiche di questa complessa e dibattuta vicenda”. Scopo ulteriore inoltre quello di ricostruire il contesto storico, sociale e culturale della Bologna dell’epoca, “mettendo a disposizione altri documenti, testuali o iconografici, non direttamente connessi al caso Mortara, utilizzando sia i documenti accessibili in rete appositamente digitalizzati per questo progetto, sia valorizzando risorse digitali già messe a disposizione in passato tramite altri siti”. Le parole contano. E nel raccontare il caso Mortara contano moltissimo, “perché dalla scelta di una parola o di un verbo si può intuire quasi sempre l’opinione di chi scrive sulla vicenda”.
Lo si è visto anche nelle ultime settimane di attenzione mediatica. Chi ha voglia di parlar chiaro sulle responsabilità di papa Pio IX e dei suoi collaboratori rispetto a quanto avvenne “usa infatti in genere il verbo rapire, cioè portare via con la forza, e i termini rapimento e ratto, con una evidente accezione negativa”. Caratteristica che permea il film di Bellocchio e due libri spesso richiamati in questi giorni: “Il caso Mortara. La vera storia del bambino ebreo rapito dal Papa” di Daniele Scalise e “Prigioniero del Papa Re” di David Kertzer, il cui sottotitolo è “Storia di Edgardo Mortara, rapito all’età di sei anni da Santa Romana Chiesa nella Bologna del 1858”.