“Aiutare i profughi,
un valore ebraico”

Si celebra oggi la Giornata Mondiale del Rifugiato, indetta nel 2001 a cinquant’anni dalla firma della Convenzione sui profughi da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Un appuntamento – sottolinea la ong ebraica Hias, nata a fine Ottocento come Hebrew Immigrant Aid Society – volto a ricordarci “le immense sfide che devono affrontare milioni di persone costrette a lasciare le loro case a causa di guerre e persecuzioni”. In questo senso, la valutazione di Hias, “come individui e comunità ebraiche abbiamo la profonda responsabilità di esercitare compassione e provare a fare una differenza tangibile nella vita delle persone in cerca di salvezza”. Una responsabilità che “sta al centro di Hias, la più antica organizzazione per rifugiati al mondo”. Nel corso del XX secolo, Hias “ha svolto un ruolo cruciale nell’aiutare centinaia di migliaia di ebrei europei a sfuggire ai pogrom, alla guerra, al nazismo e all’Unione Sovietica”. Oggi invece “il nostro impegno nell’aiutare i rifugiati è esemplificato dalla nostra vasta risposta alla crisi in corso in Ucraina, la più grande crisi umanitaria nel continente europeo dalla Seconda Guerra Mondiale”.
Il conflitto in Ucraina, il dato fornito dalla ong ebraica, “ha lasciato più di 17,6 milioni di persone in urgente bisogno di assistenza umanitaria; ben otto milioni di persone sono sfollate al di fuori dei confini ucraini, di cui circa 175.000 registrate in Italia: in collaborazione con diverse comunità ebraiche interessate Hias è intervenuta fornendo cibo e alloggio e istituendo ‘Welcome Circles'”. Circoli “composti da volontari e comunità (tra cui l’UCEI in Italia) che svolgono un ruolo centrale nell’integrazione sociale dei rifugiati ucraini”.
In poco più di un anno, i Welcome Circles in 11 Paesi europei hanno aiutato più di 800 ucraini a ricostruirsi una vita. Inoltre, Hias ha facilitato il reinsediamento di quasi 400 persone in Europa, Canada e Stati Uniti. Saul Woolfson, del Jewish Representative Council of Ireland, è uno dei volontari mobilitati per accogliere i rifugiati ucraini: “Quando si è trattato di fare volontariato per i rifugiati, improvvisamente abbiamo avuto una risposta fenomenale e […] le persone che sono venute ai nostri eventi, che hanno fatto donazioni, che hanno accompagnato i rifugiati in giro, erano per lo più persone che erano ai margini della nostra comunità, che non avevano legami con le sinagoghe, che forse non erano mai state coinvolte nella comunità. […] Così siamo riusciti a raggiungere i membri ai margini della nostra comunità, che probabilmente ora sono più coinvolti”.
Le comunità ebraiche di tutta Europa, rileva Hias, “si sono mobilitate per fornire assistenza all’Ucraina raccogliendo oggetti di seconda mano, raccogliendo denaro, offrendo trasporti, aiutando con la burocrazia locale, e fornendo lezioni di lingua”. Alcune comunità hanno poi assunto un impegno a lungo termine, “come la comunità ebraica di Chisinau, che ha istituito un centro di aiuti umanitari”.
Si aggiunge poi: “Sebbene sia certamente comprensibile che molte comunità preferiscano ospitare ucraini ebrei, ad esempio perché ne comprendono le esigenze di inclusione sociale, ci sono anche comunità che hanno adottato un approccio più ampio, che Hias, in quanto organizzazione ebraica e umanitaria, accoglie con grande favore. Il principio di umanità è fondamentale per l’azione umanitaria, che significa affrontare la sofferenza umana ovunque si manifesti, a prescindere dalle differenze religiose”.
In questa Giornata mondiale del rifugiato, sostiene Hias, “è fondamentale riconoscere che l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è solo uno dei tanti fattori che contribuiscono al numero record di sfollati in tutto il mondo”. Anche “l’insicurezza alimentare, i disastri legati al cambiamento climatico e i conflitti prolungati hanno giocato un ruolo importante: più di 100 milioni di persone sono attualmente sfollate, un numero senza precedenti nella storia dell’umanità”.
Prosegue l’analisi: “Mentre l’Ucraina è oggetto di grande attenzione mediatica e politica, non possiamo trascurare la nostra risposta ad altre grandi crisi umanitarie: in America Latina, migranti e rifugiati sono spesso bersaglio di violenza di genere, criminalità organizzata e traffico di esseri umani. Anche il Ciad, in Africa, al momento fatica ad accogliere ed aiutare quasi 100.000 rifugiati appena arrivati in fuga dalla guerra in Sudan. Hias Europe sta rispondendo a queste situazioni con programmi umanitari salvavita per conto della comunità ebraica europea”. La portata della crisi globale “può sembrare insormontabile”, conclude Hias. Ma “l’enorme sostegno dato ai rifugiati ucraini in tutta Europa conferma la nostra fiducia nella capacità di accoglienza della comunità ebraica”.