Sinagoghe e cimiteri ebraici,
duemila anni di storia in mostra
Fino al 17 settembre prossimo, al Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara, è allestita la mostra “Case di vita. Sinagoghe e cimiteri in Italia” a cura di Andrea Morpurgo e Amedeo Spagnoletto. Il racconto di due millenni di storia tra i suoi alti e bassi. E in particolare, attraverso l’esposizione di progetti, documenti e oggetti, degli aspetti architettonici, rituali e sociali che caratterizzano le sinagoghe e i cimiteri ebraici presenti sul territorio.
A lanciare uno sguardo su questa iniziativa, cui era dedicato il dossier “Sinagoghe” su Pagine Ebraiche di maggio, un evento tenutosi al Museo ebraico di Roma.
Durante il quale, oltre a soffermarsi su varie sfumature di questo impegno, e sui tanti segni che riconducono proprio a Roma, è stato anche presentato il catalogo edito da Sagep. “Una mostra raffinata e molto bella. Parlarne quest’oggi si inserisce nel progetto avviato alcuni anni fa di una sempre più stretta collaborazione tra i vari musei ebraici italiani, all’insegna di uno spirito di collegialità”, il benvenuto della direttrice del Museo ebraico Olga Melasecchi. Al suo fianco lo storico dell’arte Davide Spagnoletto, che l’ha definita “una mostra sull’identità, che cerca anche attraverso le forme di lasciare un segno”. Un segno evidente anche al tempo dell’emancipazione, quando nuovi linguaggi artistici mostrano “da una parte lo specchiarsi dell’ebreo nella società e dall’altra lo specchiarsi della società nell’ebreo”. La parola è andata poi ai curatori. “Una mostra di architettura poteva essere un azzardo. Ma sono felice di averla organizzata” le parole di Amedeo Spagnoletto, che del Meis è anche il direttore. In sinagoga, la sua riflessione, “formiamo una comunità”. Per questo il Beth haKnesset “è un luogo centrale per l’identità ebraica, con tutti i presupposti per essere denominato ‘casa della vita’ al pari dei cimiteri”. Secondo Morpurgo, che è un architetto, la mostra “ha una capacità narrativa che va oltre planimetrie e gli schizzi architettonici che vi si trovano esposti; per quanto mi riguarda, sotto molti punti di vista, una sfida vinta”.