Il convegno sugli ebrei di Libia
1967, la fine di un mondo:
storie di famiglia e nuove sfide

Nell’occasione della giornata mondiale del rifugiato l’Associazione Italia Israele di Firenze ha organizzato un evento dal titolo “1967: fuga da Tripoli”, svoltosi nella sala Firenze Capitale di Palazzo Vecchio. Ad intervenire Gisèle Levy e David Gerbi, entrambi studiosi del fenomeno ed essi stessi profughi di Libia. Le presentazioni dei due relatori sono state precedute dalla lettura di una testimonianza scritta da Malka Gian Halfon (Tripoli 1936 – Tel Aviv 2019) e letta dalla figlia Oshrat. Levy ha inquadrato storicamente le vicende degli ebrei libici nel corso del XX secolo fino alla conclusiva cacciata nel 1967, arricchendo il suo intervento con note familiari. Gerbi ha invece riferito sull’attuale stato delle cose nella diaspora libica e dei tentativi che sta facendo per promuovere la causa dei rifugiati libici e della regione nell’ambito di alcune iniziative che vedono protagonisti Israele da una parte e alcuni Stati arabi dall’altra. Ha portato i saluti del Consiglio comunale il presidente Luca Milani. Altri indirizzi di saluto sono stati quelli di Emanuele Cocollini, presidente dell’Associazione Italia Israele di Firenze, di Alessandra Campagnano per il Comitato Fiorentino per il Risorgimento, di Silvia Guetta per la Comunità ebraica. Ha coordinato l’evento Benedetto Allotta dell’Associazione Italia Israele.
“L’Associazione Italia Israele di Firenze – afferma quest’ultimo – è impegnata da anni in iniziative che mirano a combattere la grande ignoranza dell’italiano medio in materia di ebraismo, storia delle comunità ebraiche, conflitto arabo-israeliano e Stato di Israele. L’ignoranza fa il paio poi con l’antisemitismo profondamente radicato (e mai ammesso) nella nostra società. Quindi l’associazione di sforza di promuovere eventi divulgativi per evitare che di certi argomenti si parli sono nei ristretti circoli degli addetti ai lavori. Per combattere l’antisemitismo e il pregiudizio anti-israeliano bisogna usare l’arma della conoscenza”. Prosegue Allotta: “La grande tragedia degli ebrei europei, ovvero la Shoah, è oggetto di tanti eventi culturali, soggetto di opere cinematografiche e, con fatica, entra a volte a far parte dei curricoli scolastici. Molto meno note sono le tragiche vicende di cui sono state protagoniste, loro malgrado, le comunità ebraiche del Medio Oriente e del Nordafrica nel corso del XX secolo, in particolare a partire dall’inizio degli anni ’40. Per citarne una sola, la tragedia dei giorni 1-2 giugno del 1941 a Baghdad (Farhud) segnarono l’inizio della fine di quella fiorente comunità ebraica che contava circa 120.000 persone. Una cifra che si aggira, secondo le stime, tra 800.000 e un milione di persone fu costretta da pogrom, persecuzioni di stato e leggi inique ad abbandonare le proprie case, i propri beni, le proprie attività commerciali e i propri cari defunti per tentare di ricominciare una nuova vita da qualche parte”. La Libia, come ha ricordato ieri in Palazzo Vecchio, è stata teatro di una di queste vicende: “La comunità ebraica libica, oggi del tutto azzerata, era tutt’altro che monolitica. Ci sono evidenze storiche e archeologiche di una presenza ebraica nei territori dell’odierna Libia già alcuni secoli prima dell’era volgare. A queste antiche comunità si sono poi sovrapposti altri afflussi di ebrei tra cui, molto consistente, quello dei sefarditi provenienti da Spagna e Portogallo. Infine, afflussi di ebrei europei (italiani, francesi, britannici) si ebbero nel corso dei XIX secolo e all’inizio del XX. A partire dalle leggi razziste del ’38 comincia per tutti gli ebrei di Libia un periodo terribile che porterà, attraverso alcuni decenni di pogrom, confische, vicissitudini burocratiche e legali, alla fine completa dell’ebraismo libico nel 1967, in concomitanza con la guerra dei sei giorni”. Gisele Levy, già responsabile del Centro Bibliografico UCEI, è bibliotecaria, archivista, docente e studiosa della storia degli ebrei del Nord Africa. Gerbi, attuale presidente dell’Associazione Internazionale per la Commemorazione Ebrei di Libia e il Sostegno agli Accordi di Abramo, è psicologo, psicoterapeuta e analista junghiano.