Jenin, epicentro del terrore

La settimana è stata segnata da una nuova escalation di violenza tra israeliani e palestinesi. Nei pressi dell’insediamento di Eli, in Cisgiordana, due terroristi affiliati a Hamas hanno ucciso quattro israeliani e ne hanno feriti altrettanti. L’attacco, evidenzia Repubblica (21/06), rischia di essere l’innesco perché la “situazione degeneri ulteriormente” ed è arrivato ventiquattrore dopo una battaglia complicata per l’esercito israeliano a Jenin, considerato, insieme a Nablus, l’epicentro del terrorismo in Cisgiordania. “Tutte le opzioni sono aperte”, la risposta del Premier Benjamin Netanyahu all’attentato. Su di lui, segnalano Repubblica e Corriere (21/06), è aumentata “la pressione dei partiti ultranazionalisti della coalizione di governo per lanciare un’operazione militare di vasta scala in Cisgiordania”. Una soluzione che per il momento è stata bocciata dai vertici militari. Nel mentre il governo Netanyahu fa i conti anche con i rapporti sempre più tesi con l’amministrazione americana dopo l’annuncio, riportato dai diversi quotidiani italiani, di voler costruire quattromila nuove abitazioni negli insediamenti in Cisgiordania. A rendere ancora più complicata l’atmosfera, le violenze di alcuni estremisti israeliani compiute in villaggi palestinesi all’indomani dell’attentato di Eli.

La situazione è dunque di grande tensione e l’area più esplosiva è quella di Jenin. Le circa dieci ore di violenta battaglia di lunedì per le sue strade, scrive la Stampa (21/06) “hanno dimostrato che qualcosa sta cambiando. Soprattutto in termini di forza di resistenza anti-israeliana, con aumenti di uomini e mezzi da parte dei gruppi che controllano la città”. Durante questa battaglia l’esercito israeliano – impegnato in un’operazione antiterrorismo – ha dovuto abbandonare alcuni suoi mezzi pesanti e ha fatto intervenire, per la prima volta dalla seconda intifada, un suo elicottero militare per aiutare i soldati sul terreno a uscire dal fuoco incrociato palestinese. Jenin si dimostra ancora una volta un terreno di scontro complicato: da qui vengono molti dei terroristi che hanno attaccato Israele in questi mesi. E da qui, scrive Repubblica (20/06) intervistando Jamal Zubeidi, considerato il leader della città, potrebbe partire una nuova intifada. Al giornale Zubeidi arriva ad invocare “nuovi attacchi suicidi”.
Il Foglio (22/06) ricostruisce la storia di Jenin e soprattutto il fallimento di un tentativo nel 2010 di trasformarla di un’area turistica e imprenditoriale. Quello che vi è cresciuto invece, spiega il quotidiano, è il terrorismo con la “Jihad islamica, Hamas, il Fronte popolare per la liberazione della Palestina e le Brigate dei martiri di al Aqsa di Fatah. Lo scenario che si sta più che delineando, ormai si sta consolidando, preoccupa Israele. La nuova generazione di militanti palestinesi crede di non avere nulla da perdere di fronte alla pressione economica e alla delusione di un’Autorità palestinese in caduta libera”.

Una notizia positiva per l’area c’è e arriva dall’economia. Israele, Egitto e Autorità nazionale palestinese (Anp) “svilupperanno” infatti il giacimento di gas marino al largo delle coste di Gaza. Lo ha annunciato l’ufficio del Premier Netanyahu specificando che lo sviluppo avverrà “nel quadro degli sforzi esistenti” tra le tre realtà “con particolare attenzione allo sviluppo economico palestinese e al mantenimento della stabilità della sicurezza nella regione”. Il giacimento, scrive il Messaggero (19/06), può rappresentare “una boccata di ossigeno economico non solo per Gaza (dove però governa Hamas e non l’Anp) ma anche per la Cisgiordania, visto che oltre il consumo interno resterebbe anche una quota da esportazione. Allo sviluppo del bacino dovrebbe pensare la Egas, azienda di energia di proprietà del governo egiziano”.

È stata anche la settimana delle elezioni per il rinnovo del Consiglio della Comunità ebraica di Roma. A dare i risultati elettorali le diverse pagine locali di Repubblica, Corriere e Messaggero (20/06): con il 37,87% dei voti la lista “Dor va Dor” guidata dal manager Victor Fadlun ha ottenuto il maggior numero di preferenze e avrà dieci seggi in Consiglio. A seguire “Per Israele”, la cui candidata alla presidenza è l’avvocato Antonella Di Castro, che si è aggiudicata il 36,27% dei consensi e anche lei ottiene dieci seggi. Al terzo posto “Ha Bait”, con candidato presidente il giornalista Daniele Regard, con il 25,86% e sette seggi in Consiglio. Nessuna lista ha ottenuto il premio di maggioranza, fissato alla soglia del 45% e le diverse cronache evidenziano come ora tra le liste sarà necessario un accordo per scegliere il nuovo presidente “che sarà poi votato dal Consiglio entro il 3 luglio”.

Un documento di 13 punti che rappresenta “una dichiarazione di intenti per la lotta all’antisemitismo nel calcio, che si allargherà allo sport e a tutte le altre forme di discriminazione”. Ad annunciarlo nel corso del convegno di ieri mattina alla Camera “L’antisemitismo nello sport”, il ministro dell’interno Matteo Piantedosi e il ministro per lo sport e i giovani Andrea Abodi. “Il documento, che sarà firmato nella giornata di martedl, – racconta il Corriere dello Sport (23/06) – parte dalla lotta all’antisemitismo per espandersi contro ogni forma di violenza”.

Aperta fino al 17 settembre, la mostra del Meis di Ferrara “Case di vita. Sinagoghe e cimiteri in Italia” – a cura di Andrea Morpurgo e Amedeo Spagnoletto – torna sotto i riflettori. A parlarne, Repubblica (21/06) che si sofferma in particolare su uno degli aspetti raccontati dall’esposizione: l’evoluzione delle sinagoghe italiane nel corso del tempo come testimonianza dei cambiamenti dei rapporti con il potere. “Quando si parla di ebrei prima dell’Unità di Italia la storia è sempre quella, una storia di feroce discriminazione. – si legge nell’articolo – E, infatti, le sinagoghe fino a quel momento sono “nascoste” negli edifici, mai accessibili dalla strada, “invisibili”. Ma meravigliosamente, nel 1861, dopo il Risorgimento a cui parteciparono tanti ebrei, fatta l’Unità d’Italia e sconfitto il Papa, adottato lo Statuto albertino, si dichiara l’uguaglianza di tutti i cittadini, senza distinzione di culto. Un cambiamento che portò una realtà del tutto nuova, con grandi mutazioni nella distribuzione della popolazione ebraica, spopolamento dei piccoli centri, concentrazione nei centri urbani e finalmente nascita di “templi israelitici” con facciate, cupole, segni riconoscibili”.

Diverse le rassegne protagoniste in questi giorni e segnalate dai quotidiani, tra cui il Pitigliani Kolno’a Festival a Roma e la nuova edizione del Balagan Cafè a Firenze. Inoltre è arrivato anche un nuovo riconoscimento per la scrittrice e Testimone della Shoah Edith Bruck: il premio speciale Campiello alla carriera per il 2023 (Corriere 21/06).