Il convegno a Roma
Sefer ha-Shorashim,
alla scoperta delle radici
Vissuto a cavallo tra dodicesimo e tredicesimo secolo e noto anche con l’acronimo RaDaK, David Qimhi fu un importante rabbino, commentatore biblico e filosofo. Tra le sue opere più significative il Sefer ha-Shorashim, il libro delle radici, diffusosi non solo tra le comunità ebraiche dell’epoca e di epoche successive ma anche tra gli studiosi cristiani che in epoca rinascimentale iniziarono a guardare in modo diverso e più consapevole all’ebraismo. È una delle prospettive al centro del convegno “From Jewish Lexicographers to Christian Hebraists: David Qimhi’s Sefer ha-Shorashim” in svolgimento presso la Biblioteca Nazionale dell’Ebraismo Italiano a Roma dopo una prima giornata di approfondimento tenutasi nella sede dell’École Française. Italiani e stranieri gli studiosi che stanno partecipando all’iniziativa, inquadrata all’interno del progetto Racines. Tra i temi di cui si sta discutendo l’interpretazione “magica” e “mistica” dell’ebraico nell’Europa del Cinquecento, l’influenza del Sefer ha-Shorashim nel fluire dei secoli e la sua digitalizzazione.
Un’attenzione particolare, nel pomeriggio, sarà dedicata al progetto di traduzione e digitalizzazione del Talmud in italiano, con l’intervento tra gli altri del rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni, insieme a Clelia Piperno ed Emiliano Giovannetti. A seguire, moderati da Myriam Silvera, lo stesso rav Di Segni e Anna Linda Callow animeranno una tavola rotonda sull’insegnamento dell’ebraico.