“L’Italia e l’antisemitismo,
un problema in crescita”
Era il 1993 quando l’Arci di Tom Benetollo e l’associazione Martin Buber – Ebrei per la pace realizzavano il pamphlet L’Italia e l’antisemitismo, con l’intento di promuovere un dibattito su questo argomento “con voci diverse”. Pagine dallo spiccato taglio divulgativo che tornano a disposizione del lettore, trent’anni dopo, in una edizione in cui ai testi originali si affiancano due ulteriori contributi volti ad evidenziare, tra i tanti aspetti, cosa da allora è stato fatto e cosa invece resta da fare. Ancora lunga, si evince, la strada da percorrere.
“L’antisemitismo riaffiora, malcelato o esplicito: come antico pregiudizio mai risolto dalle nuove destre scioviniste e sovraniste, o come riproposizione di teorie complottiste o negazioniste, o, infine, con le sue interpretazioni antiebraiche sul sionismo, su Israele e sul conflitto mediorientale”, scrivono nella premessa il presidente dell’Arci Walter Massa e l’ex Consigliere UCEI Victor Magiar. Da qui la necessità di “aggiornare la riflessione sul come e perché l’antisemitismo riemerga come risposta o spiegazione alle nuove crisi contemporanee, o simmetricamente all’allontanarsi della speranza di una soluzione del conflitto arabo-israeliano”.
Il libro è stato al centro di un evento tenutosi nella sede nazionale dell’Arci. Tra gli intervenuti, moderati dalla giornalista e conduttrice Paola Severini Melograni, anche l’assessore comunale alla Cultura Miguel Gotor, lo psicanalista David Meghnagi, direttore del Master in Didattica della Shoah dell’Università Roma Tre, la vicepresidente nazionale dell’Arci Raffaella Bolini.
“L’antisemitismo è un problema in crescita, intorno alle grandi questioni di questi anni: la crisi del Covid e quella economica associata, ma anche la guerra in Ucraina. Su questi temi l’interpretazione complottista è molto più diffusa di quanto possiamo pensare, alimentata anche dai social network”, l’allarme di Gotor. Tra i punti sollevati dall’assessore anche quello degli effetti, potenzialmente negativi, di una eccessiva “cerimonializzazione e istituzionalizzazione della Memoria”. L’idea è che una possibile risposta possa arrivare “dall’arte e dalla cultura, con strumenti che sorprendano e raggiungano al cuore”. Incentrato sui “simboli” l’intervento scritto allora da Meghnagi, che ha voluto aprire la propria riflessione affrontando uno dei tanti cliché relativi al periodo della Shoah. La diffusa narrazione, cioè, secondo cui gli ebrei non avrebbero lottato contro il nazifascismo. Al riguardo ha ricordato come “un milione e mezzo di ebrei abbiano combattuto negli eserciti alleati” e ancora la gloriosa pagina dell’insurrezione del Ghetto di Varsavia.
All’interno del pamphlet, che sarà ora proposto in ulteriori contesti, i contributi di Tom Benetollo, Piero Di Nepi, Annalisa Di Nola, Miguel Gotor, Victor Magiar, Walter Massa, David Meghnagi, Mimmo Pinto, Micaela Procaccia, Giampiero Rasimelli e Anna Rossi-Doria.