Al cinema con DafDaf

Con l’inizio delle vacanze scolastiche e l’arrivo del caldo i cinema hanno molta attrattiva, e in questo periodo alcuni film hanno ricevuto molta attenzione. E anche DafDaf, sul numero attualmente in distribuzione, ha deciso di raccontare ai suoi giovani lettori una storia che ha avuto grande risonanza anche all’estero. “Rapito” è l’ultimo lavoro di uno dei grandi maestri del cinema italiano: Marco Bellocchio. Il titolo provvisorio è stato per mesi “La conversione”, un’azione che lascia intendere una scelta assunta in libertà, senza obblighi e imposizioni. Tutto il contrario di quel che ci racconta “Rapito”, che documenta invece un atto di violenza. Purtroppo non di fantasia, ma storicamente avvenuto.
Buona lettura!

Rapito, una storia vera
Si fa un gran parlare, in questo periodo, di alcuni film. Uno di quelli che più hanno fatto rumore anche in Europa è “Rapito”, l’ultimo lavoro di uno dei grandi maestri del cinema italiano: Marco Bellocchio.
Il titolo provvisorio è stato per mesi “La conversione”, che è però un’azione che lascia intendere una scelta assunta in libertà, senza obblighi e imposizioni. Tutto il contrario di quel che ci racconta “Rapito”, che documenta invece un atto di violenza.
Purtroppo non di fantasia, ma storicamente avvenuto.
Il film si ispira alla storia del piccolo Edgardo Mortara, un bambino ebreo bolognese di soli sei anni che, una sera di giugno del 1858, la Gendarmeria del papa prelevò a forza dall’affetto dei suoi genitori Momolo e Marianna.
Si diceva infatti che fosse stato battezzato in segreto dalla domestica cattolica e, secondo le regole della Chiesa, che governava allora Bologna, anche se presto l’avrebbe persa, a quel punto non poteva più vivere in una casa ebraica.
Da lì fu trasferito a Roma, dove il papa in persona si occupò di farlo crescere non più ebreo ma cristiano, allontanandolo con l’inganno dalla sua identità e dai valori con cui era stato educato.
Per poi spingerlo ad abbracciare la professione di sacerdote, che avrebbe svolto fino alla sua morte, avvenuta nel 1940 in Belgio.
Un atto che suscitò l’indignazione di tanti in Europa, avvicinando la fine dello Stato Pontificio: il regno di un papa che non era solo un leader religioso ma un vero e proprio “re” con la sua corte, il suo esercito, l’impossibilità quasi totale di esprimere dissenso.
A Roma, la capitale della cristianità, gli ebrei sarebbero vissuti dentro i confini di un Ghetto fino al settembre del 1870. Fino a quando cioè, a liberarli, arrivarono le truppe del giovanissimo Stato chiamato Italia.
Oggi quei tempi sembrano lontani e irripetibili, e c’è da tirare un sospiro di sollievo. Ma è una storia che è importante conoscere. E che un film fatto molto bene come quello di Bellocchio può aiutare a diffondere, non solo tra gli adulti ma anche tra i più giovani. Merito anche del bravissimo attore che interpreta Edgardo bambino: Enea Sala. Guardatelo e poi fateci sapere!
L’idea di fare un film sul caso Mortara era venuta per prima a Steven Spielberg, il grande regista Premio Oscar. Non se ne è fatto niente, almeno per il momento. Ma in futuro chissà…