Il cortometraggio vincitore nel 2022
“Monte Sinai, cambiamo prospettiva”

“Adoro andare controcorrente, è un qualcosa che mi dà piacere”.
In queste parole la ricetta di vita di Emmanuel Anati, celebre archeologo italo-israeliano nato a Firenze nel 1930. “God’s Mountain”, il cortometraggio di cui è il protagonista, è stato tra i vincitori dell’ultima edizione del festival di Gerusalemme. Diretto dalla regista Tamar Tal Anati, affronta in 15 minuti quella che è diventata la sua materia di ricerche più nota: l’esatta collocazione del Monte Sinai, che secondo Anati non sarebbe quello tradizionalmente individuato dagli studiosi in territorio egiziano ma lo Har Karkom. Un vasto altopiano nel deserto del Negev, posto nella sua area sud-occidentale, a una quarantina di chilometri da Mitzpe Ramon in direzione Eilat. Qui lo studioso ritiene di aver trovato le prove decisive, inconfutabili, che in parte svela ora anche al pubblico del grande schermo. La regista israeliana – già autrice del toccante Shalom Italia, in cui documenta il “ritorno” dei fratelli Anati nei luoghi in cui la famiglia trovò rifugio durante le persecuzioni antisemite tra ’43 e ’44 – segue l’archeologo nella sua ultima missione.
Un viaggio dall’enorme significato e la chiusura ideale di un cerchio, dopo oltre quarant’anni d’impegno sul campo. “C’è nostalgia nel deserto. Qui avverti un contatto diretto con l’ambiente naturale, che ti si presenta con lo stesso aspetto che doveva avere due milioni di anni fa” sottolinea Anati, mentre scorrono sullo sfondo immagini di rara forza e suggestione. È un paesaggio che Anati conosce come le sue tasche, in cui si muove agile e consapevole. Anche in quest’ennesima ricognizione ribadisce convinto: “Se compariamo la situazione topografica e geografica e il paesaggio delle storie bibliche con la realtà, questo monte è l’unico con tutte le caratteristiche al posto giusto”. Dal Jerusalem Film Festival “God’s Mountain” arriva ora a Firenze, per animare la prossima serata del Balagan Cafè (20 luglio, a partire dalle 19) nel giardino della sinagoga. Due le opere di Tamar Tal Anati che saranno proiettate al pubblico del Balagan. Dopo “God’s Mountain” la Comunità ebraica trasmetterà infatti anche “On This Happy Note”. Un’ultima conversazione con la grande drammaturga Anat Gov, conosciuta in Italia anche per la traduzione, a cura dell’editore Giuntina, del fortunatissimo testo “Oh Dio mio!”. Davanti alla telecamera Gov, scomparsa nel 2012, elabora il suo rapporto con la malattia e la morte che sempre più incombe. Una voce autorevole, e sempre stimolante, cui si affiancano i ricordi di parenti e amici.