“Attentato all’Amia,
i responsabili devono pagare”

A 29 anni dall’attentato all’Associazione Mutualità Israelita Argentina a Buenos Aires – 85 le vittime e oltre 200 i feriti – resta ancora da scrivere, dopo tanti silenzi e omertà, la parola “giustizia”. Nessuno ha mai pagato per quel crimine. E le ombre da dissipare restano molteplici. Sul bisogno di giustizia, sulla necessità che si vada davvero a fondo, si è incentrata una cerimonia commemorativa promossa dall’ambasciata argentina a Roma con interventi istituzionali, una testimonianza, l’accensione di alcuni lumi in memoria delle persone cui fu strappata la vita.
“Per l’Argentina fu un’azione violenta senza precedenti. Un attacco contro i valori della convivenza e del rispetto reciproco, che andò a colpire uno dei simboli di una realtà profondamente radicata nel Paese come quella ebraica”, la riflessione del ministro plenipotenziario dell’ambasciata Diego Alonso Garces. Giustizia: un vuoto da colmare. In questa direzione, ha affermato, “l’unità speciale di investigazione preposta sta continuando il suo lavoro”.
Altro tema, introdotto in seguito dalla presidente UCEI Noemi Di Segni, l’impegno di coerenza richiesto alla comunità internazionale e ai grandi Paesi in particolare. “Non si può sostenere Israele da una parte e votare a favore di risoluzioni anti-israeliane dell’altra”, il suo messaggio. E ancora: “Apprezzare lo sviluppo e il ruolo di Israele nel Medio Oriente e al contempo favorire percorsi di opportunistici accordi con l’Iran e altri partner del terrore. Invocare la pace e mettere tutti sullo stesso piano di responsabilità. Sostenere la pace senza comprendere il fenomeno del terrorismo tramandato come precetto ai propri figli”.
Per Claudio Pszemiarower, presidente del Seminario Rabínico Latinoamericano, è essenziale “ripudiare il terrorismo e procedere nel segno della pace, che si può raggiungere soltanto con uno sforzo congiunto: combattendo sempre l’odio e il terrorismo e lavorando, al tempo stesso, per solidarietà e giustizia”. I responsabili di questo orribile attacco, ha poi esortato, “devono pagare”.
A condividere un ricordo sul clima di quelle ore è stato infine Adolfo Rotman, che si trovava non lontano dall’Amia e il cui intervento si è focalizzato sull’importanza di rafforzare educazione e consapevolezza.
Presenti alla cerimonia, tra gli altri, il rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni e la consigliera per gli Affari Pubblici dell’ambasciata Smadar Shapira.
“Giustizia assente, diciamo presente”, lo slogan che ha portato centinaia di persone a raccogliersi nel luogo dell’attacco nelle scorse ore. La commemorazione, che si ripete ogni anno, si è aperta con il rumore delle sirene. “Per la prima volta il nostro Paese si appresta a compiere 40 anni di democrazia ininterrotta. Democrazia che però si eclissa con 29 anni di vergognosa impunità, senza un solo responsabile individuato finora”, il rammarico espresso dall’attuale presidente dell’Amia Amos Linetzky.
L’Amia continua a chiederà verità e giustizia anche sulla morte di Alberto Nisman, il pubblico ministero ucciso nel 2015 che aveva accusato l’allora premier Cristina Fernández de Kirchner di aver insabbiato le indagini.