“Riforma, serve un ampio consenso”

Dall’esercito al mondo economico, in Israele continuano ad arrivare appelli alla politica affinché si riesca a trovare un consenso ampio sulla riforma della giustizia. Appelli che al momento sono caduti nel vuoto. Tra chi ha in particolare raccolto le preoccupazioni dei vertici dell’esercito c’è stato il ministro della Difesa, Yoav Gallant. Dopo aver incontrato il Capo di Stato maggiore Herzi Halevi, Gallant ha provato a mediare con i colleghi di governo. Già negli scorsi mesi la sua posizione era stata più morbida rispetto ad altri nella coalizione, fino ad arrivare a una vera rottura con il Premier Benjamin Netanyahu. Uno scontro tanto grave da far annunciare allo stesso Netanyahu che Gallant non sarebbe più stato il suo ministro della Difesa. Poi grandi manifestazioni di protesta e critiche avevano fatto sì che l’incarico non fosse revocato. Ora ancora una volta Gallant si è fatto portavoce di una strada di compromesso. Ha fatto pressione sul suo capo di governo e di partito affinché ammorbidisse la revisione. È stato immortalato dalle telecamere della Knesset mentre, fino all’ultimo minuto, invitava il collega Yariv Levin, ministro della Giustizia e architetto della riforma, a “concedere qualcosa”. 
Una richiesta arrivata, scrive l’emittente pubblica Kan, dopo che oltre diecimila riservisti hanno dichiarato di voler sospendere il proprio servizio volontario se la revisione giudiziaria dovesse passare così come è stata proposta. Annuncio che ha generato timori per le capacità dell’esercito di rispondere prontamente a eventuali minacce. Halevi ha cercato di tenersi fuori dal dibattito politico e di chiedere ai soldati di tenersi fuori l’ambito militare dalle tensioni. Ma i suoi sforzi non hanno trovato riscontri. “Senza il meglio del meglio che serve nell’esercito, non continueremo a esistere come Paese nella nostra regione”, ha dichiarato il generale in una nota pubblica. Per poi aggiungere che l’intensa divisione “nella società israeliana ha coinvolto l’esercito e la sua coesione è stata danneggiata”. L’invito è a ricucire. E Gallant si è fatto messaggero di questa idea. La maggioranza della coalizione però non ha gradito l’atteggiamento dei riservisti contrari alla riforma. Lo ha definito ricattatorio. E ha deciso di andare avanti.
Il compromesso sembra quindi molto difficile da trovare. Anche se a chiederlo sono figure vicine al Premier Netanyahu, come l’ex capo del Mossad, Yossi Cohen. Questi, per il momento rimasto fuori dalla politica, è considerato il possibile delfino del capo del Likud. Insieme hanno collaborato soprattutto per contrastare l’Iran. Dalle pagine del popolare Yedioth Ahronot, Cohen ha lanciato un appello all’unità e allo stesso tempo ha chiesto a chi serve per Israele di continuare a farlo. “Chiedo a tutti coloro che prestano servizio nelle organizzazioni di sicurezza israeliane, riservisti e volontari, di tenere le dispute fuori dall’esercito e dalle forze di sicurezza. In un momento in cui la minaccia iraniana incombe su di noi da più fronti, dobbiamo garantire che la sicurezza di Israele rimanga illesa. – ha scritto Cohen -Pertanto, come israeliano di nona generazione, nipote e figlio di veterani della lotta per la costruzione di questo Paese, e come persona che trae ispirazione dalla fede ebraica e sostiene un Israele ebraico e democratico, chiedo l’immediata sospensione della legislazione e il dialogo”.

(Nell’immagine, il ministro della Difesa Gallant con il capo di Stato maggiore Halevi – Foto di Ariel Hermoni, Ministero della Difesa)