Italiani ad Auschwitz,
riapre il Memoriale

Nell’ottantesimo anniversario dalla caduta del fascismo e dall’arresto di Mussolini riapre a Firenze il Memoriale degli Italiani ad Auschwitz trasferito a partire dal 2016 nei locali dell’Ex3 in zona Gavinana, che da centro di arte contemporanea si trasformerà adesso nel Memoriale delle Deportazioni. Al centro del progetto l’installazione opera tra gli altri degli architetti Lodovico e Alberico Belgiojoso, dello scrittore Primo Levi, del regista Nelo Risi, del pittore Pupino Samonà e del compositore Luigi Nono. L’inaugurazione al pubblico, nel pomeriggio, vedrà lo svelamento di un nuovo allestimento museale e di un nuovo progetto museologico.
“Una data simbolica ed evocativa. Si tratta evidentemente di una scelta non casuale, dettata anche dalla necessità di fare i conti con un passato che non possiamo dimenticare. In assenza di un museo nazionale sul fascismo, alcuni pannelli racconteranno come il regime è nato e come si è sviluppato fino alle più drammatiche conseguenze” anticipa a Pagine Ebraiche Ugo Caffaz, consigliere per le politiche per la Memoria della Regione Toscana e tra i protagonisti di questo percorso. “C’è un cliché da smentire: quello dei ‘tedeschi cattivi, italiani brava gente’. Primo Levi ci insegnava che è successo e quindi che può succedere ancora: il nostro compito è che non accada mai più”. In questo senso, aggiunge Caffaz, che è anche l’ideatore dei Treni della Memoria rivolti agli studenti toscani e italiani, “il Memoriale potrà dare un proprio contributo”. Anche attraverso un’attività culturale costante e adatta a un pubblico eterogeneo, stimolata da convenzioni che si andranno a stipulare con le Università del territorio in primis e “poi a livello nazionale e internazionale”.
Scrive Levi, nella dedica del Memoriale: “Visitatore, osserva le vestigia di questo campo e medita: da qualunque paese tu venga, tu non sei un estraneo. Fa che il tuo viaggio non sia stato inutile, che non sia stata inutile la nostra morte. Per te e per i tuoi figli, le ceneri di Auschwitz valgano di ammonimento: fa che il frutto orrendo dell’odio, di cui hai visto qui le tracce, non dia nuovo seme, né domani né mai”.
Numerose le presenze istituzionali annunciate: per la Regione sono attesi il presidente Eugenio Giani e l’assessore alla cultura della Memoria Alessandra Nardini. Con loro anche il sindaco di Firenze Dario Nardella e l’assessora alla Memoria Maria Federica Giuliani, il presidente della Comunità ebraica fiorentina Enrico Fink, il sindaco di Prato Matteo Biffoni con l’assessore alla cultura Simone Mangani, il presidente nazionale dell’Aned Dario Venegoni, la presidente della Fondazione Museo della Deportazione e della Resistenza Aurora Castellani. Molte d’altronde le istituzioni che hanno avuto un ruolo nel salvataggio dell’opera, chiusa al pubblico d’imperio nel 2011 e poi esposta al rischio di smontaggio e distruzione da parte della direzione del Museo di Auschwitz. Sulla scia di quegli eventi Comune di Firenze e Regione avevano accolto la proposta dell’Aned (proprietaria dell’opera) di ospitare il Memoriale. Una decisione basata sulla convinzione “del valore storico, culturale, artistico, civile” di questa testimonianza e sulla consapevolezza “della presenza in Toscana di sensibilità e competenze largamente diffuse sui temi della memoria, espresse negli anni con impegno sia dalle istituzioni che dalla società civile”.
Intervenendo all’inaugurazione, nel 2019, il sindaco Nardella aveva evidenziato: “Quella che festeggiamo è una seconda vita per il Memoriale, che arriva al termine di una lunga e tormentata vicenda. Un’occasione per ricordare la fine dei campi di sterminio ma anche per celebrare una nuova coscienza europea: oggi con il venir meno di molti degli ultimi testimoni diretti è sempre più vitale avere dei luoghi di Memoria, che parlino ai contemporanei. Riaprirlo era un dovere civile”.