“Memoriale degli Italiani riaperto,
il nostro investimento per i giovani”

Obiettivi ambiziosi e respiro internazionale per il Memoriale delle deportazioni inaugurato ieri a Firenze, nei locali dell’Ex3 nel quartiere Gavinana. Al centro del progetto il Memoriale degli Italiani ad Auschwitz, salvato dalla distruzione cui appariva destinato per volere delle autorità polacche e trasferito in città nel 2016, nel segno della convergenza tra l’Aned (che è proprietaria dell’opera) e le istituzioni del territorio. Un bene di tutta la collettività nuovamente fruibile al pubblico, meta finale di un percorso di grande forza e ampiezza didattica. Una scelta nella direzione auspicata da Primo Levi, di cui il Memoriale riporta incise queste parole di saluto e speranza: “Visitatore, osserva le vestigia di questo campo e medita: da qualunque paese tu venga, tu non sei un estraneo. Fa che il tuo viaggio non sia stato inutile, che non sia stata inutile la nostra morte. Per te e per i tuoi figli, le ceneri di Auschwitz valgano di ammonimento: fa che il frutto orrendo dell’odio, di cui hai visto qui le tracce, non dia nuovo seme, né domani né mai”.
Ad accompagnare Levi ad Auschwitz, in uno storico viaggio svoltosi nel maggio del 1982, c’era tra gli altri Ugo Caffaz. Ideatore dei treni della Memoria che hanno portato migliaia di studenti nei campi di sterminio nazisti e attuale consigliere per le politiche per la Memoria della Regione Toscana, Caffaz ha dato il via a un’intensa e partecipata cerimonia. “Celebriamo oggi un risultato eccezionale, che servirà a colmare anche in parte il vuoto determinato dall’assenza in Italia di un museo sul fascismo”, la sua testimonianza. Soddisfazione condivisa dal presidente della Regione Eugenio Giani, dall’assessore regionale alla Cultura della Memoria Alessandra Nardini, dal sindaco di Firenze Dario Nardella e dall’assessora alla Memoria Maria Federica Giuliani, dal presidente della Comunità ebraica fiorentina Enrico Fink, dal sindaco di Prato Matteo Biffoni e dall’assessore comunale alla Cultura Simone Mangani, dal presidente nazionale dell’Aned Dario Venegoni, dalla presidente della Fondazione Museo della Deportazione e della Resistenza Aurora Castellani. “C’è grande emozione nel vedere il compimento di questo percorso. Il punto di attenzione del Memoriale non dovranno essere soltanto le vittime, ma anche i carnefici, la società italiana nel suo insieme”, sottolinea Fink. “Questo museo è un investimento sulle nuove generazioni”, l’auspicio di Venegoni. Un’iniziativa che “è nata da una scommessa, che non era per nulla scontata”, ha detto Nardella. “Abbiamo rischiato di perdere questo Memoriale e sarebbe stata una colpa imperdonabile. Ma la nostra è una terra di valori, consapevole che senza Memoria non si costruisce futuro”.