I numeri del conflitto
Undicesimo giorno dall’inizio del conflitto scatenato dai terroristi di Hamas. Il movimento che controlla Gaza ha attaccato Israele con il lancio di migliaia di missili e infiltrandosi in territorio israeliano per compiere stragi e rapimenti di civili. Dal 7 ottobre, giorno dell’attacco, il numero delle persone uccise nell’aggressione di Hamas è di 1.400, mentre i feriti sono oltre 4.000. Ad oggi sono stati sparati contro Israele da Gaza 6.930 missili. Gli ostaggi rapiti e portati nella Striscia sono 199: fra le loro file si contano non meno di 31 nazionalità.
L’esercito israeliano ha richiamato circa 360mila riservisti, segnando una delle più grandi mobilitazioni della storia del paese. I riservisti si affiancano ai 170mila soldati in servizio attivo.
Oltre al fronte con Gaza, ci sono stati scontri anche nel nord d’Israele con il movimento terroristico libanese Hezbollah. Nelle ultime ore due riservisti israeliani sono stati feriti dal lancio di missili anticarro da parte di Hezbollah mentre si trovavano nella città settentrionale di Metula. Anche un civile è rimasto ferito nell’attacco.
Da inizio conflitto diversi capi di stato, di governo e ministri hanno fatto visita a Israele in segno di solidarietà. Oggi alle 17 locali è atterrato il cancelliere tedesco Olaf Scholz per incontrare il primo ministro Benjamin Netanyahu e il presidente Isaac Herzog. In serata è atteso il presidente degli Stati Uniti Joe Biden.
Gli Usa hanno inviato nel Mediterraneo orientale due portaerei militari. Una forma di “deterrenza contro azioni ostili a Israele”, ha spiegato il Pentagono. Nelle scorse è partito anche l‘ordine a duemila soldati di prepararsi al dispiegamento in Medio Oriente. L’iniziativa, ha dichiarato il segretario alla Difesa Lloyd Austin, consentirà agli Stati Uniti “di rispondere più rapidamente” alla crisi.