Gaza City, ospedale in fiamme
Immagini e titoli dei principali quotidiani aprono oggi con l’esplosione che ha investito ieri, poco dopo le sette di sera locali, l’ospedale al Ahli, nel centro di Gaza City. Si parla di centinaia di morti. I terroristi di Hamas hanno subito accusato Israele di crimine di guerra. L’esercito israeliano, dopo alcuni accertamenti, ha negato ogni responsabilità e indicato nel gruppo Jihad islamica il colpevole della strage. “Molteplici fonti d’intelligence in nostro possesso indicano che la Jihad islamica è responsabile per il lancio fallito di un razzo che ha colpito l’ospedale a Gaza”, spiega il portavoce militare israeliano. A riguardo Repubblica ricorda: “I razzi che invece che volare per decine di chilometri verso le città israeliane cadono corti sui tetti di Gaza sono un evento abbastanza comune”. Il quotidiano parla di tre video che sembrano confermare la ricostruzione israeliana. Uno, si legge, “è interessante per la parte audio, che sembra congruente con un razzo e non con le bombe da cinquecento e mille chilogrammi lanciate dai jet israeliani”. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, evidenziano Corriere della Sera e Giornale tra gli altri, ha ribadito che l’ospedale è stato colpito dai “terroristi barbari di Gaza”. “Quelli che hanno ucciso brutalmente i nostri bambini uccidono anche i loro bambini”.
Le reazioni
Mentre Israele ricostruiva i fatti, l’accusa di Hamas faceva il giro del mondo, scrive La Stampa, producendo conseguenze: rivolte in Cisgiordania, con i palazzi del potere dell’Autorità nazionale palestinese presi d’assalto. Il presidente dell’Anp Mahmoud Abbas, contestato dai manifestanti, ha cancellato l’incontro previsto con il presidente Usa Joe Biden. “Per domani è stato convocato uno sciopero generale in tutti i territori palestinesi. Una folla inferocita ha cercato di entrare nell’ambasciata israeliana ad Amman”, riporta La Stampa. Anche il re di Giordania, Abd Allah II, ha cancellato un vertice con Biden e dall’Egitto arrivano accuse a Israele, in un clima regionale di tensione crescente. Il gruppo terroristico libanese Hezbollah, sponsorizzato dall’Iran, ha annunciato per oggi un giorno “di rabbia senza precedenti”, riporta il Corriere della Sera. Il Foglio descrive intanto l’atteggiamento del regime di Teheran, che “minaccia, ma poi si rimangia tutto: ha paura di finire male in una guerra totale”.
Joe Biden nella regione
“Ora Biden troverà solo macerie”, titola La Stampa. Il presidente Usa è in arrivo oggi in Israele. Tre i suoi obiettivi principali, spiegano Corriere della Sera e Repubblica, “facilitare una soluzione per gli ostaggi, impedire l’intervento iraniano e riaprire la strada agli aiuti umanitari”. Quanto accaduto all’ospedale cristiano al Ahli e le reazioni del mondo arabo rendono “tutto più urgente, ma anche politicamente rischioso”, sottolinea il Corriere. Sulle stesse pagine un approfondimento dedicato a Biden parla del viaggio odierno come “La prova della verità per il ‘sionista’ Joe, che è più anziano di Israele”. Oltre ai pericoli in termini di sicurezza, per il presidente Usa ci sono quelli politici. “Biden, che corre per un secondo mandato, è stato accusato dalla destra di aver rafforzato l’Iran scongelando 6 miliardi di dollari (ora ricongelati) in cambio della liberazione di 5 prigionieri americani e ora alcuni dicono che sembra più preoccupato per gli aiuti ‘che potrebbero arrivare a Hamas’ che per gli ostaggi. Ma rischia anche di perdere l’appoggio di parte della sinistra: nonostante la solidarietà per Israele dopo 7 ottobre, alcuni nel partito democratico criticano i raid”.
Le sfide di Netanyahu
Anche per Netanyahu le prossime settimane saranno difficili. La gestione del conflitto passerà anche dai rapporti con la Casa Bianca, evidenziano i quotidiani. Per l’ex primo ministro Ehud Barack, oppositore storico di Bibi, il premier ha perso la fiducia della gente dopo il 7 ottobre. Intervistato dal Corriere, Barak però ribadisce che ora è il momento dell’unità. Su Gaza afferma: “Una forza internazionale deve riempire il vuoto per 4-5 mesi dopo che avremo eliminato Hamas. Fino alla possibilità di restaurare il potere dell’Autorità palestinese sulla Striscia”.
SWG: un italiano su due “capisce” Hamas
Sul Foglio David Cassuto, già vicesindaco di Gerusalemme, ribadisce: “Oggi Israele è unito per distruggere Hamas”. Al quotidiano racconta come la sorella Susanna, che abita in un kibbutz al confine con Gaza, si sia salvata grazie alle forze di sicurezza. “Quando i terroristi di Hamas sono arrivati alle porte del kibbutz si sono imbattuti in un piccolo reggimento che li ha sterminati”, spiega al Foglio Cassuto. Sulle stesse pagine si denunciano le ambiguità di parte degli storici italiani su Gaza e le loro mancate prese di posizione contro Hamas. A incidere, anche “le parole malate su Gaza e Israele”, scrive sempre il Foglio come l’uso di “resistenza” per Hamas o l’accusa di “pulizia etnica” a Israele. Su Repubblica si riportano alcuni sondaggi che registrano gli umori dell’opinione pubblica italiana in merito al conflitto. Emerge, secondo l’istituto SWG, che “un italiano su due ritiene che l’attacco di Hamas agli israeliani sia stata una reazione comprensibile dopo anni di repressione da parte della autorità israeliane”.
Mia è viva, l’italiano Moshe Kipnis no
“Sembra assurdo ma vedere il video di mia figlia e saperla viva mi rende felice”. È il sollievo espresso a Repubblica da Keren Schem, madre di Mia, la 21enne rapita da Hamas lo scorso 7 ottobre. La giovane è apparsa lunedì sera in un video registrato a Gaza e diffuso dal gruppo terroristico. “Mia sta male: è spaventata, ha bisogno di cure e di medicinali. È responsabilità di Hamas restituircela così come l’abbiamo vista. Non in condizioni peggiori. Questo vale per lei come lei tutti gli altri ostaggi. Li rivogliamo indietro tutti: ci sono bambini, donne, malati, sopravvissuti all’Olocausto”, afferma al quotidiano la madre della ragazza. Oltre a Mia, secondo l’esercito israeliano a Gaza ci sarebbero altri 198 ostaggi. A Libero invece il medico Ron Mandelbaum racconta la propria tragedia: una parte della famiglia è stata trucidata da Hamas a Kfar Aza. “Non posso credere sia tutto vero, non so come potremo rialzarci”, afferma. Evitar Moshe Kipnis, uno dei tre italo-istraeliani dispersi dopo l’attacco di Hamas dello scorso 7 ottobre, è morto. È stato riconosciuto tra le vittime del kibbutz Be’eri, dove altre 107 persone sono state assassinate dai terroristi. A confermare la notizia, il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Meloni in Israele?
La diplomazia italiana intanto sta organizzando una visita in Israele del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, scrive il Giornale. Meloni ieri ha partecipato al vertice sul Medio Oriente tra capi di stato e di governo dell’Ue. Il messaggio arrivato dall’incontro, sintetizza il Foglio, è questo: “Israele ha il diritto di difendersi, ma nel rispetto del diritto internazionale. I rischi interni – terrorismo, rivolte nelle comunità musulmane in Europa, bomba migratoria – spingono i leader dell’Ue a legarsi le mani (e a chiudere la bocca) sul sostegno a Israele”.
L’allerta jihad in Europa, parla Piantedosi
I timori sulla sicurezza nei paesi Ue sono legati anche all’ultimo attentato terroristico compiuto a Bruxelles due giorni fa. L’attentatore, che ha ucciso due persone, è stato a sua volta eliminato dopo una caccia all’uomo durata un giorno intero. La vicenda però, evidenzia La Stampa, non è conclusa, perché il terrorista, un tunisino, potrebbe avere dei complici. I quotidiani ricostruiscono la sua storia: era arrivato a Lampedusa dalla Tunisia, si è spostato in diversi paesi europei, dalla Norvegia, alla Svezia – da cui era stato espulso-, tornando in Italia dove la polizia lo aveva classificato come soggetto pericoloso e dove nel 2016 era stata fissata un’udienza per decidere la sua espulsione. Poi però l’uomo, che sui social aveva sostenuto l’Isis, aveva fatto perdere le sue tracce, fino all’attentato di lunedì in Belgio.
In tutta Europa rimane alta la guardia per il rischio di altri attentati di matrice jihadista, sottolinea l’esperto di terrorismo Lorenzo Vidino su Repubblica. La Stampa parla di “Italia blindata”, ma il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi torna a ricordare che al momento “non c’è nessun rischio concreto di attacchi terroristici” nel paese. Gli obiettivi protetti sono 28mila, rileva il ministro. Intanto a Milano si parla dell’arresto disposto il 5 ottobre scorso di due egiziani considerati sostenitori dell’Isis. “Sono accusati di essere membri dell’Isis, di istigazione a delinquere con finalità di terrorismo e proselitismo online. – spiega Repubblica – Come loro, secondo fonti investigative, sul territorio nazionale ci sarebbero almeno trenta potenziali soggetti radicalizzati, monitorati dall’intelligence, che potrebbero essere espulsi per motivi di sicurezza”.
La polemica sul titolo di Libero…
Da Milano interviene il vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Milo Hasbani. Al Corriere della Sera Hasbani parla del messaggio inviato dalla Comunità ebraica locale ai propri iscritti in cui si chiede di “mantenere uno stato di allerta in ogni momento della vita quotidiana”. “Abbiamo diffuso consigli validi per ogni luogo: – spiega Hasbani – importante è segnalare alla Digos ogni comportamento sospetto”. La nota era stata diffusa ieri da Libero con il titolo in prima pagina “Ebrei italiani, nascondetevi”. “Ecco un titolo forzato e volgare, cioè falso. Da certi neofiti difensori di Israele ci guardi iddio”, aveva commentato il giornalista Gad Lerner. Parole su cui torna oggi lo stesso Libero, scusandosi – in riferimento al titolo – “se qualcuno si è sentito offeso da questa nostra sintesi” e attaccando in prima pagina Lerner, elencando le posizioni contro Israele di alcuni suoi colleghi sul Fatto Quotidiano.
…e quella sul premio ad Adania Shibli
La scrittrice palestinese Adania Shibli avrebbe dovuto ricevere il LiBeraturpreis 2023 alla Fiera del Libro di Francoforte per il romanzo “Un dettaglio minore”. Dopo gli attacchi di Hamas a Israele è stato deciso di rinviare la premiazione. Una scelta contestata dal filoso sloveno Slavoj Žižek in apertura della rassegna, racconta Repubblica. Elena Loewenthal invece, dalle pagine de La Stampa, plaude al rinvio.