Gaza, operazione di terra “arriverà”
Sul fronte del conflitto, l’esercito israeliano si prepara a intervenire via terra nella Striscia di Gaza per combattere contro i terroristi di Hamas e Jihad islamica. “Il ministro della Difesa, Yoav Gallant, ha detto alle truppe al confine con la Striscia che presto arriverà l’ordine”, scrive La Stampa. “Ora vedete Gaza da lontano, presto la vedrete dall’interno”, ha affermato Gallant alle truppe della Brigata Givati, ribadendo che “l’ordine arriverà”. Quella via terra sarà un’azione lunga, sottolinea a Repubblica l’ex generale Jacob Amidror, già consigliere per la sicurezza nazionale del premier israeliano Benjamin Netanyahu. “Tre elementi – afferma Amidror – stanno andando al loro posto: le forze aeree stanno colpendo dall’aria Hamas. L’intelligence sta raccogliendo informazioni sugli obiettivi, sulla leadership del movimento, sui civili. I comandanti responsabili delle azioni di terra stanno studiando i punti dove vorranno concentrarsi”.
Gaza, caccia ai capi di Hamas
Uno degli obiettivi dell’attuale operazione israeliana, denominata Spade di ferro, è l’eliminazione della leadership di Hamas. “Tornano le esecuzioni mirate. Caccia ai leader del terrore”, titola Repubblica, spiegando come in passato queste operazioni fossero mirate per evitare vittime collaterali. In questa fase invece queste ultime “sono messe in conto”. Il quotidiano elenca poi alcuni degli obiettivi raggiunti da Israele, tra cui l’eliminazione di Iman Nofal, comandante di Hamas; di Jihad Mheisen, capo delle cosiddette Forze di sicurezza nazionale a Gaza; di Fouad Abu Btihan, responsabile per Hamas del valico di Rafah, e di Jamila al Shanti, unica donna dell’ufficio politico di Hamas. Il marito di Al Shanti, racconta Repubblica in un altro approfondimento, è stato uno dei fondatori del gruppo terroristico di Gaza e fu eliminato nel 2004 dagli israeliani.
Gaza, arrivano aiuti umanitari
Entreranno presto dal valico di frontiera di Rafah, sul confine con l’Egitto, i camion con gli aiuti umanitari per la popolazione di Gaza. Gerusalemme e il Cairo hanno dato il via libera alla missione, racconta il Corriere della Sera che sul tema apre la sua prima pagina. Acqua, cibo, medicinali saranno portati nella Striscia nelle prossime ore. Oltre tremila tonnellate di beni. “Ci sarà una bandiera delle Nazioni Unite, issata al valico di Rafah per proteggere la zona dai raid”, riporta il quotidiano. Dall’interno della Striscia, Sami Al-Ajrami (Repubblica) sostiene che l’ingresso dei convogli può essere “l’inizio di un dialogo che porti a una soluzione per la popolazione di Gaza”. L’Egitto però, rileva La Stampa, non ha intenzione di accettare profughi palestinesi e così la Giordania.
Nave Usa abbatte missili degli Huti
Rientrato negli Stati Uniti dopo la visita di solidarietà in Israele, il presidente Usa Joe Biden ha annunciato che chiederà al Congresso di varare un piano di aiuti da 100 miliardi da destinare alla sicurezza dello Stato ebraico, così come all’Ucraina, scrive il Sole 24 Ore. Incontrando Netanyahu a Tel Aviv, Biden ha assicurato che gli Stati Uniti difenderanno Israele. E ieri, riporta Repubblica, una nave Usa ha abbattuto sul Mar Rosso tre missili potenzialmente diretti verso obiettivi israeliani lanciati daglu Huti, i ribelli yemeniti legati all’Iran. Altre operazioni sono scattate in Siria e Iraq per dare un segnale chiaro alla regione e soprattutto al regime di Teheran di tenersi fuori dal conflitto. “Ecco i nemici della pace: Iran, Hamas e Hezbollah alla guerra globale contro tutto l’Occidente”, afferma il Giornale.
Hezbollah: Smantelleremo israele
Hezbollah continua ad attaccare da nord Israele. “Ha 20 mila combattenti, altrettanti riservisti, un consenso popolare enorme (e il sostegno di Siria e Russia)”, segnala il Corriere. Dal Libano operano anche i terroristi palestinesi come la Jihad islamica. Uno dei suoi leader a Repubblica ribadisce l’obiettivo del movimento, sostenuto sempre dall’Iran, di “smantellare lo Stato ebraico”. La Jihad islamica è la responsabile dell’incidente all’ospedale di al Ahli a Gaza city, ricorda il Foglio. Il quotidiano sottolinea come molti media abbiano accettato subito la versione di Hamas per cui era stata Israele a colpirlo, senza aspettare verifiche. Libero cita i politici e giornalisti italiani che l’hanno fatto, evidenziando come non si siano poi corretti nonostante le prove portate da Israele e Usa.
Gaza protettorato Onu?
Casa Bianca e Dipartimento di Stato Usa stanno anche studiando gli scenari del dopoguerra. “Qual è il futuro di Gaza? La proposta americana è di trasformare la Striscia in un Protettorato da affidare alle Nazioni Unite, sul modello del Kosovo. E la Cisgiordania? Potrebbe nascere qui lo Stato Palestinese? Vedremo se Biden prenderà un’iniziativa concreta”, scrive Giuseppe Sarcina in prima pagina del Corriere.
Barkat: Sosteniamo economia d’Israele
Per Israele non si profila “nessuna recessione. Certo, un rallentamento dell’economia è inevitabile. Ma quando sarà rimossa la minaccia di Hamas, ne usciremo più forti di prima”. È la previsione di Nir Barkat, ministro dell’Economia israeliano, intervistato dal Sole 24 Ore. Secondo Barkat il paese riuscirà ad evitare una crisi economica. Il governo, aggiunge, si concentrerà in queste settimane “soprattutto sulle piccole e medie imprese, sul business privato, cuore pulsante della nostra economia. Stiamo studiando pacchetti di aiuti, prestiti agevolati e garanzie fino a che la guerra non sarà terminata. A breve presenteremo una proposta”.
Israele all’asilo coi missili
Le famiglie degli ostaggi chiedono al governo di Gerusalemme di salvare i loro cari – 203 persone – a qualsiasi prezzo e c’è chi contesta il via libera agli aiuti umanitari a Gaza. “La sfiducia nel governo e più in generale nello Stato ha spinto alcune famiglie – spiega Anshel Pfeffer sul quotidiano Haaretz, ripreso oggi dal Corriere – a ingaggiare negoziatori privati, ex agenti segreti dello Shin Bet e del Mossad con contatti nel mondo arabo”. Intanto il costante lancio di missili ha trasformato le vite di migliaia di famiglie israeliane. “Anche i più piccoli – scrive Avvenire – sono stati costretti ad ‘abituarsi’ alla guerra. Passano le giornate nei centri comunitari che hanno i rifugi antimissile. Le mamme cercano di intrattenerli. I papà sono al fronte”. Gli sfollati del kibbutz Kfar Aza – 52 membri sono stati assassinati da Hamas su 500 – raccontano le loro emozioni al Corriere della Sera. “Insieme ovunque ci spostino. La comunità conta più della terra”, è la sintesi della reazione più comune.
Strasburgo bastona Hamas
A larghissima maggioranza il Parlamento europeo ha approvato ieri una risoluzione non vincolante in cui si condannano gli attacchi terroristici di Hamas e si chiede il rilascio degli ostaggi. Si chiede anche una pausa umanitaria e una de-escalation. Sulle pagine di Repubblica Pina Picerno, vicepresidente del Parlamento europeo, afferma che la risoluzione rappresenta un segnale importante dell’Europa. Nell’editoriale, Picerno scrive: “Se non si comprende che il tempo della pace possibile si potrà raggiungere solo dopo la rimozione delle minacce alla sicurezza d’Israele, la liberazione degli ostaggi nelle mani dei terroristi e il disarmo dell’orrore, le formule che richiamano alla politica e alla diplomazia sono solo retorica”.
Meghnagi: Occidente difenda Israele
Sulle stesse pagine, Edgar Morin sottolinea come la lotta contro Hamas rappresenti “il dovere di respingere l’odio”. “Non si può trattare con Hamas”, afferma a Italia Oggi il demografo Sergio Della Pergola. “Israele è un giardino, ma se verrà distrutto non vi troveranno mai pace neanche i palestinesi”, l’opinione espressa dal presidente della Comunità ebraica di Firenze Enrico Fink in un intervento pubblicato dal Foglio. Per lo psicanalista David Meghnagi già vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, intervistato da Libero, “i ripetuti attacchi contro le istituzioni ebraiche e i cittadini di confessione ebraica in Francia, la persecuzione dei cristiani in alcuni Paesi africani e asiatici (…) sono tutti elementi di un mosaico complesso che ha come collante l’odio contro la civiltà occidentale e contro Israele”.
Milano, Sala alla scuola ebraica
“Mi sembrava giusto essere qui un po’ per testimoniare la nostra vicinanza, un po’ perché c’è da sperare che questa tragedia finisca presto. È il momento di pensare a come rafforzare sempre di più i legami tra la comunità ebraica e la città”. Ad affermarlo, riporta Libero, il sindaco di Milano Giuseppe Sala in visita alla scuola ebraica della Comunità ebraica locale. Il Giornale riferisce che nel quartiere dove risiede la scuola, Bande Nere, si sono verificati diversi episodi di antisemitismo. “Per adesso solo parole, ma ora abbiamo paura che succeda qualcosa”, racconta una persona del quartiere. Libero registra invece le preoccupazioni della Comunità ebraica di Roma dove prevale “il basso profilo”. Lo conferma anche Noemi Di Segni, presidente Ucei: “Purtroppo non si può essere liberi nel girare per strada come uno vorrebbe. Siamo grati alle forze dell’ordine che hanno innalzato il livello di guardia”. “Ci sentiamo lasciati soli – spiega a La Stampa Torino il rabbino capo della città, Ariel Finzi – Siamo davvero scarsamente capiti dagli stessi torinesi: certo, ci hanno manifestato solidarietà nei due giorni successivi all’attacco, ma poi è stato tutto un ‘sì, però…’”.