PARLA L’ESPERTO Israeliani tra due narrative e il Ptsd
Terrore ed empatia. Sono le due emozioni che Hamas, da quando ha compiuto le stragi del 7 ottobre, vuole diffondere con i suoi video nell’opinione pubblica. “I terroristi di Hamas parlano a due mondi diversi. Con i video dei massacri cercano di condizionare gli israeliani. Vogliono incutere paura e terrore tra noi. Con le immagini della liberazione degli ostaggi, in cui si fanno vedere gentili e falsamente umani, vogliono creare identificazione e simpatia da parte del mondo arabo e in chi sostiene la causa palestinese”. Lo spiega a Pagine Ebraiche Nachshon Meiran, docente di Psicologia all’Università Ben-Gurion del Negev. La sua accademia è stata duramente colpita dalla violenza dei terroristi di Gaza: oltre sessanta persone tra studenti, professori e personale accademico sono state uccise, rapite o sono tra i dispersi. “Ognuno di noi ha nella propria cerchia di famiglia, di amici, di colleghi qualcuno che è stato assassinato, ferito o rapito”, ribadisce Meiran. “Cinque degli amici più cari di mia figlia sono andati al rave nel Negev. La macchina era piena quindi mia figlia non è potuta andare. Dei cinque in auto, quattro sono stati uccisi, una è gravemente ferita alla testa ed è in terapia intensiva”.
Per il professore, esperto di scienze cognitive e processi decisionali, quanto accaduto il 7 ottobre supera ogni tragedia collettiva mai vissuta da Israele. “È un lutto nazionale senza uguali”. In questo dolore si insinua la propaganda di Hamas. “La diffusione dei video dei massacri serve uno scopo preciso: alimentare la paura e lo stato d’ansia degli israeliani”. Condizioni psicologiche in cui le persone “rischiano di non funzionare correttamente nel quotidiano”. Un problema di grande rilevanza in un paese che vive nell’emergenza costante del conflitto. “Nonostante un governo disfunzionale, la società ha dimostrato di essere sana”, riprende l’accademico. Ha risposto con grandi gesti di solidarietà, costruendo reti di aiuto reciproco. Un esempio da cui trarre ispirazione”. La risposta è importante, rileva l’esperto, per contrastare la narrazione di Hamas. “Chi vive qui deve sentire le storie di coraggio delle persone comuni, delle persone che hanno attorno. Ad esempio: i genitori di una mia vicina di casa vivono in uno dei kibbutzim attaccati dai terroristi, sono entrambi anziani e la madre si prende cura del padre con l’Alzheimer. Durante l’attacco lei, da sola, è riuscita a impedire ai terroristi di entrare nel rifugio. Ma è riuscita anche a controllare il marito che non capiva la situazione e voleva uscire”. Storie positive che aiutano a costruire una narrazione nazionale diversa a fronte di una tragedia, sottolinea Meiran, che lascerà a lungo le sue ferite nella società israeliana. Ci sono e ci saranno ad esempio molti casi di disturbo da stress post-traumatico. “Tra chi ha subito un trauma grave, circa una persona su cinque sviluppa il Ptsd. In questi casi, può accadere che i ricordi penetrino nella coscienza in modo incontrollato, generando sconforto e depressione. C’è chi si chiude nella propria stanza e non vuole più fare nulla.
Ci sono invece persone che diventano iper-eccitate. Si lasciano trasportare da ogni cosa, reagiscono in modo estremo a piccoli rumori, diventano molto irritabili. Sintomi che impediscono alle persone di funzionare correttamente. Magari non vanno più a lavoro o a scuola. Smettono di avere una vita normale e soffrono”.
In questo momento, aggiunge lo psicologo, è comunque importante condividere i propri traumi. “C’è una grande letteratura medica a riguardo che spiega quanto la condivisione sia utile per evitare di farsi consumare o di rivivere i traumi”. E ancora, “di fronte alla tragedia che stiamo vivendo le persone devono sapere che è giusto e normale sentirsi angosciati, tristi e depressi. La situazione è davvero grave e oggettivamente molto preoccupante”. Ma, ribadisce, “non bisogna stare attaccati a tv e telefonini. Cerchiamo di tenerci informati, ma senza sovraccaricarsici”.
Meiran è netto anche sulle narrativa dei terroristi islamici: “Purtroppo quelle immagini funzionano su chi ha un pregiudizio. Attecchiscono ad esempio sui miei amici ipocriti di sinistra in molte parti del mondo. Lo dico da attivista per la pace. Non si può cadere nell’inganno di Hamas”. I video che mostrano i terroristi essere gentili con i quattro ostaggi liberati in questi giorni “sono una semplice manipolazione. Ma la realtà è che hanno commesso crimini contro l’umanità e devono risponderne”.