Il nodo degli ostaggi
Centinaia di familiari di ostaggi nelle mani di Hamas si sono radunati a Tel Aviv per protestare contro l’azione del governo, ritenuta inefficace. “Siamo stati molto pazienti finora, ma la nostra pazienza è finita”, hanno detto alcuni. Nelle stesse ore i terroristi hanno reso noto che 50 ostaggi sarebbero rimasti uccisi nei raid israeliani su Gaza. “Quanto tempo resta per salvare le 220 persone prigioniere?” chiede Repubblica al mediatore Gershon Baskin, che lavorò al rilascio di Gilad Shalit. Risponde Baskin: “Due giorni fa, dal Libano, i rappresentanti di Hamas hanno detto una cosa importante: che la liberazione avverrà solo con uno scambio di prigionieri. È una cosa nuova, mai detta prima. È importante perché ci dice che Hamas, come sempre fa in queste situazioni, sta cambiando le carte in tavola, aggiungendo nuove richieste a quelle già avanzate nei giorni scorsi. Io temo che la pazienza del governo israeliano possa esaurirsi”.
28 bambini israeliani a Gaza
Le autorità israeliane hanno diffuso le foto dei 28 minori sequestrati. “Il più piccolo, Kfir Bibs, ha appena nove mesi. Sorride nella foto che lo ritrae mentre stringe tra le mani il suo orsacchiotto rosa. È stato portato via da casa insieme al fratellino Ariel, di quattro anni, la mamma Shiri e il papà Jordan”, racconta tra gli altri la Stampa. “Ecco di cosa parliamo”, fa notare il Giornale, pubblicandole tutte e 28 in prima pagina.
Cittadinanza italiana ai rapiti?
Il Consiglio europeo ha approvato un documento in cui si “chiede un accesso umanitario continuo, rapido, sicuro e senza ostacoli e che gli aiuti raggiungano chi ne ha bisogno attraverso tutte le misure necessarie, compresi i corridoi umanitari e pause per esigenze umanitarie”. L’aggettivo umanitario “è ripetuto più volte, per non far passare il messaggio che Israele debba smettere di attaccare le basi di Hamas”, scrive il Corriere della Sera.“È ora di dare la cittadinanza italiana agli ostaggi di Hamas”, chiede il Foglio. Un’idea “che potrebbe aiutare a togliere un’arma ai terroristi” e “ricordare che la guerra che sta combattendo Hamas non è solo contro il popolo ebraico”.
Rav Di Segni: Pacifismo moralmente discutibile
Su Repubblica un intervento del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, che rileva: “Le guerre sono sempre un’offesa alla dignità umana, comportano morte e distruzione, e certamente vanno evitate, ma quando è in gioco la propria esistenza davanti a un nemico irriducibile l’alternativa pacifista è discutibile anche moralmente. Difficile dire che la sconfitta del nazismo, ad esempio, sia stata una sconfitta per tutti. Qualche volta qualcuno deve essere sconfitto, solo lui e per sempre”.
Khatib: Perché l’Anp non vuole Gaza
“Cosa pensa del piano di eliminare Hamas e affidare la gestione di Gaza al governo di Abu Mazen?” domanda il Corriere della Sera a Ghassan Khatib, che fu ministro con Yasser Arafat. Per Khatib si tratterebbe di “un’illusione stupida”, visto che “nessun leader palestinese andrà a prendere in consegna Gaza a bordo di un tank israeliano”. Domanda ancora il Corriere: “Hamas vuole distruggere Israele?“. L’ex sodale di Arafat nega l’evidenza e sostiene che ciò sia “falso”.
Antisemitismo, Youcef Atal sospeso dal Nizza
La Federcalcio francese ha disposto sette turni di stop per Youcef Atal, terzino algerino del Nizza che aveva diffuso via social contenuti incitanti all’odio antisemita prodotti da un predicatore islamico. L’indagine della Procura di Nizza “potrebbe ulteriormente aggravare la sua situazione” (Corriere dello Sport).
Volli: Chi non condanna Hamas non condanna il nazismo
“Gli attacchi in stile nazista del 7 ottobre non hanno ricevuto condanne unanimi, anzi abbiamo visto manifestazioni di esplicito appoggio, ed è come se ci fossero state per Eichmann”, dice il semiologo Ugo Volli al Giornale. Per Volli “il punto di vista progressista, da solidale che era [con Israele, ndr], è diventato sempre più ostile”.
Davide Romano: Museo contro tutti i totalitarismi
“I totalitari si riciclano nelle ideologie: oggi sanno che il fascismo non è più accettabile e subentra l’islamismo, il comunismo, il putinismo e così via”, è l’appello che dalle pagine di Libero, Davide Romano, direttore del Museo della Brigata ebraica di Milano, lancia al ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.