LO STUDIO – Wjc: Le fake news
dopo il massacro

Il gruppo terroristico di Hamas è stato bandito da Facebook, Instagram e TikTok. Eppure i suoi messaggi di odio sono diffusi su queste e altre piattaforme, alimentando in diverse parti del mondo attacchi contro Israele e il mondo ebraico. Lo denuncia un nuovo report del World Jewish Congress intitolato “Un’inondazione di odio: come Hamas ha alimentato un ecosistema informativo ostile sui social media”. Secondo le analisi del Wjc, dal 7 ottobre la diffusione del materiale di propaganda di Hamas online ha fatto proliferare sul web “la disinformazione e i discorsi di odio che disumanizzano Israele e l’ebraismo in generale”. Telegram è stato uno dei social di maggiore impatto nel periodo immediatamente successivo all’aggressione contro Israele, si legge nell’indagine. Qui sono stati diffusi i video dei massacri compiuti dai terroristi nei kibbutzim e nelle località vicino alla Striscia.
Su Telegram, Hamas ha aperto 11 canali – cinque sono associati all’ala militare del gruppo, le Brigate Qassam, due appartengono all’Ufficio informazioni e quattro al Politburo del gruppo, tra cui uno al leader Ishmael Haniyeh. In totale, la rete di Hamas su Telegram ha un pubblico di 1,45 milioni di utenti, con un aumento del 171 per cento di followers rispetto al 6 ottobre.
Il 7 ottobre, in concomitanza con l’attacco, i terroristi di Gaza hanno iniziato ad inondare la rete con video delle stragi, di israeliani feriti, di ostaggi trascinati via. A fianco a questa campagna del terrore, ne è stata avviata una per diffondere teorie cospirative sul conflitto su varie piattaforme. “La miriade di affermazioni emerse ha aperto la porta a un ecosistema informativo che è diventato pieno di contenuti antisemite”, si legge nell’indagine. Dal 7 ottobre, ad esempio, affiliati al gruppo complottista Qanon, cospirazionisti filorussi e sostenitori di Hamas in tutto il mondo hanno sostenuto che gli attacchi terroristici contro Israele facevano parte di un’operazione manovrata dal governo di Gerusalemme. Le motivazioni dietro questo complotto immaginato andavano dal “genocidio palestinese” alla “terza guerra mondiale” o a un’instaurazione di “governo unico mondiale”
Oltre a Hamas, anche l’Iran si è unito alla campagna d’odio in rete, “diffondendo teorie cospirative sul conflitto su piattaforme di social media frequentate da comunità di estrema destra e pro-Hamas in tutto il mondo, contribuendo alla radicalizzazione del discorso e incitando alla violenza in tutto il panorama politico”, spiega ancora il World Jewish Congress. Secondo i suoi esperti, la convergenza di ideologie di estrema destra e razziste con il sostegno ad Hamas rappresenta una “sinergia particolarmente preoccupante”.