GUERRA – 26ESIMO GIORNO Salgono a 15 i militari israeliani caduti. Blinken torna in Israele

Sono quindici i soldati caduti nella intensa battaglia che l’esercito israeliano sta conducendo da ventiquattro ore nel cuore della Striscia di Gaza. “La perdita di soldati di Tsahal nei combattimenti con i terroristi di Hamas è un colpo duro e doloroso”, ha commentato in mattinata il ministro della Difesa Yoav Gallant, inviando le sue condoglianze alle famiglie dei caduti. Le perdite rappresentano “purtroppo un pesante tributo”, ha sottolineato il ministro. Israele, ha aggiunto Gallant, è pronta e preparata “per un’offensiva lunga e complessa che richiede coraggio, determinazione e perseveranza”. In questi venticinque giorni di conflitto sono stati oltre mille gli obiettivi di Hamas distrutti, spiegano i portavoce dell’esercito. Da venerdì è iniziata l’operazione via terra, la più complessa e pericolosa sul piano logistico e strategico. Per Yaakov Amidror, ex capo dell’intelligence militare, ci vorranno “sei mesi per ripulire la Striscia dal pericolo di Hamas. Il nostro obiettivo è eliminare la minaccia militare a Gaza”. Per il dopo “dobbiamo pensare con il mondo a chi governerà sui due milioni di palestinesi della Striscia”, ha commentato Amidror, intervenendo sull’emittente Kan.
Uno dei terreni di scontro in queste ore è il campo profughi di Jabaliya, considerato una delle roccaforti di Hamas. L’esercito ha affermato di aver ucciso in quest’area Ibrahim Biari, comandante della Brigata Jabaliya e tra gli organizzatori del massacro del 7 ottobre in cui sono stati assassinate oltre 1.400 persone e almeno 230 sono state rapite. Uno degli obiettivi militari è la liberazione degli ostaggi, molti dei quali hanno doppia cittadinanza. Per aiutare Israele nella loro localizzazione, il Pentagono ha inviato dei soldati di supporto. Da Washington dovrebbe partire venerdì il segretario di Stato americano, Antony Blinken, per una seconda visita in Israele. Blinken ha parlato oggi con il presidente israeliano Isaac Herzog e, pur riconoscendo il diritto dello stato ebraico di difendersi, “ha sottolineato la necessità di prendere le precauzioni possibili per ridurre al minimo i danni ai civili”. Secondo una nota del dipartimento di Stato, i due “hanno discusso degli sforzi per salvaguardare i cittadini statunitensi in Israele, Cisgiordania e Gaza; continuare a lavorare instancabilmente per riportare a casa gli ostaggi; aumentare con urgenza il ritmo e il volume dell’assistenza umanitaria che sta entrando a Gaza per essere distribuita ai civili palestinesi; e impedire che il conflitto si estenda”.
Da Gaza i terroristi palestinesi continuano ad attaccare Israele con raffiche di missili – oltre 8.500 dall’inizio del conflitto -, mentre nel sud della Striscia per la prima volta è stato aperto il valico di Rafah al passaggio di civili palestinesi. Centinaia di persone con passaporto straniero hanno iniziato ad attraversare il valico per entrare in Egitto. Con loro anche diversi feriti portati in ospedali locali.
Israele ha anche continuatoa colpire obiettivi di Hezbollah nel nord, rispondendo agli attacchi dei terroristi libanesi. A sud, nel Mar Rosso, dopo l’intercettazione di un missile lanciato dal gruppo yemenita degli Huthi, sostenuto dall’Iran, è stata dispiegata una portaerei militari israeliana.